Tour sulla Laga per espugnare una montagna celebre, dal nome nobile: La Cipollara.
Autori dell’impresa: Velluto e sottoscritto.
Il momento più eccitante dell’impresa è arrivato prima di arrivare, al bar di Acquasanta Terme.
Cotanta era la beltà del servizio che ‘l desìo ci colse d’ordinare ancora e ognora caffè e mezzelune lievitate ( cornetti). Non so cosa salvò li due Cavalieri dalla Sirena di Media Montagna.
Dopo questo episodio che spero non riaccenda la rivalità pastarelliana (anche se assicuro che ci sarebbe, più che a Castel del Monte, di che rivaleggiare) abbiamo proseguito : direzione Arquata, si procede per una ventina di chilometri sulla SS 4 (Salaria) quindi bivio per Amatrice, il paese si trova a pochi chilometri. Si attraversa la via centrale dell' abitato, si evita la strada a destra per Montereale, e si prosegue dritto per 4.5 km fino ad arrivare ad un quadrivio: si imbocca la strada a sinistra per Capricchia.
Dalla piazzetta di Capricchia si individuano subito le indicazioni per il Monte Gorzano. Si percorre per un paio di chilometri una stradina, che oltrepassa un evidente fosso (presa d’acqua Enel a destra) e si arriva al pianoro del Sacro Cuore, dove si può parcheggiare (quota 1381, punto 1 sulla cartina).
Molti parcheggiano subito dopo in uno slargo attrezzato per picnic. Si comincia a camminare sulla sterrata, e si incontra subito sulla destra un sentiero segnato bianco-rosso. Si proseguirà sempre su questo sentiero, ben segnato. Da evitare un paio di deviazioni a sinistra: una subito dopo l’inizio del sentiero e l’altra dopo circa un chilometro e mezzo. Il sentiero corre in direzione est con poco dislivello per poco più di un chilometro. Quindi piega decisamente verso sud e salendo per tornanti e zig zag, in un paio di chilometri arriva a quota 2041, all’attacco ovest della cresta del Gorzano .
E’ su questa faticosa rampa che ho fatto uno scatto per la nuova linea tecnica di abbigliamento del Cavalier Velluto (pantaloni, maglie, ghette, rinvii, gri-gri…tutto in velluto):
A quota 1850 ed a quota 1880 si incontrano due stazzi (il secondo più grande è segnato sulla carta col nome “Stazzo di Gorzano”).
Qui (punto 2 sulla cartina) si è posto un doloroso dilemma: seguire la via indicata sulla relazione di Giuseppe Albrizio o no.
Così scrive Albrizio:
Da qui c’è una mulattiera riportata sulla cartina IGM che scende nel Fosso di Ortanza, sul terreno però è poco evidente, si scende a mezza costa cercando di utilizzare le tracce di sentiero che si individuano sul terreno, dopo aver superato numerosi fossi secondari, si giunge presso i ruderi dello Stazzo della Cipollara 1995 m. Sempre in diagonale si scende ancora abbastanza ripidamente fino a quota 1958 m dove si attraversa il Fosso di Ortanza.
L’attraversamento del fosso è abbastanza delicato in quanto il passaggio è obbligato e prima di toccare il fondo si passa sotto una parete quasi verticale formata da sfasciumi di rocce e sassi instabili (si rischia di prendersi una scarica di pietre), una volta attraversato diventa tutto più facile. Si sale il costone Nord della Cipollara utilizzando un evidente tratturo e in fine si esce sulla cresta poco più in basso della quota 2125 m.
A noi la via suggerita non è parsa per nulla invitante: sentiero non evidente, sfasciumi dappertutto, pericolo di caduta pietre, il tutto in una “depressione” chiusa su tre lati in una giornata già calda.
E abbiamo optato per salire sul Gorzano, e poi sul Cipollara .
Due chilometri di salita costante e siamo giunti sulla cima del Gorzano (2458).
Sulla sommità del Gorzano ci aspettava una terribile sorpresa:
Gli escursionisti non davano più alcun segno di vita, avremmo voluto allertare i soccorsi, ma il Cipollara ci aspettava…
Il Cavalier Velluto, per nulla rattristato, ed evidentemente suggestionato dai recenti avvenimenti sacri e pontificali, non sapendo cosa venerare, ha reso omaggio alla prima cosa che gli è capitata a tiro: una piastra metallica cementata a terra
Dalla cima abbiamo seguito il filo di cresta verso Cima della Laghetta per un chilometro, ed a quota 2372 (punto 3 sulla cartina) abbiamo piegato verso ovest sulla cresta che termina con la cima del Cipollara:
La cresta è agevolissima. Dalla partenza abbiamo impiegato due ore per raggiungere il Gorzano, e dal Gorzano 35 minuti per la cima del Cipollara (2191): sebbene il passo sia stato veloce direi che come via “normale” al Cipollara non è niente male.
Ripassando per la cima, abbiamo visto che nessuno aveva ancora rimosso le salme degli escursionisti.
Scendendo sulla cresta del Gorzano ci siamo imbattuti in un baldo escursionista (cicciottello ma baldo). A qualche centinaio di metri abbiamo incontrato la moglie che arrancava, ormai quasi esanime. Evidentemente il baldo camminatore sapeva del cimitero di escursionisti sulla cima…
Correndo in discesa per non perdere il nostro “appuntamento birra” ad Acquasanta abbiamo riammirato le bellezze della Laga: le ampie “brughiere” dal sapore un po’ irlandese, gli squarci bellissimi sul lago di Campotosto, le pareti verticali dove una storia di milioni di anni è a nudo.
Ad Acquasanta le nostre speranze si sono dissolte in attimo…questione di turni: la “beltà del servizio” aveva staccato, c’era la mamma. E la birra era pure calda.
Autori dell’impresa: Velluto e sottoscritto.
Il momento più eccitante dell’impresa è arrivato prima di arrivare, al bar di Acquasanta Terme.
Cotanta era la beltà del servizio che ‘l desìo ci colse d’ordinare ancora e ognora caffè e mezzelune lievitate ( cornetti). Non so cosa salvò li due Cavalieri dalla Sirena di Media Montagna.
Dopo questo episodio che spero non riaccenda la rivalità pastarelliana (anche se assicuro che ci sarebbe, più che a Castel del Monte, di che rivaleggiare) abbiamo proseguito : direzione Arquata, si procede per una ventina di chilometri sulla SS 4 (Salaria) quindi bivio per Amatrice, il paese si trova a pochi chilometri. Si attraversa la via centrale dell' abitato, si evita la strada a destra per Montereale, e si prosegue dritto per 4.5 km fino ad arrivare ad un quadrivio: si imbocca la strada a sinistra per Capricchia.
Dalla piazzetta di Capricchia si individuano subito le indicazioni per il Monte Gorzano. Si percorre per un paio di chilometri una stradina, che oltrepassa un evidente fosso (presa d’acqua Enel a destra) e si arriva al pianoro del Sacro Cuore, dove si può parcheggiare (quota 1381, punto 1 sulla cartina).
Molti parcheggiano subito dopo in uno slargo attrezzato per picnic. Si comincia a camminare sulla sterrata, e si incontra subito sulla destra un sentiero segnato bianco-rosso. Si proseguirà sempre su questo sentiero, ben segnato. Da evitare un paio di deviazioni a sinistra: una subito dopo l’inizio del sentiero e l’altra dopo circa un chilometro e mezzo. Il sentiero corre in direzione est con poco dislivello per poco più di un chilometro. Quindi piega decisamente verso sud e salendo per tornanti e zig zag, in un paio di chilometri arriva a quota 2041, all’attacco ovest della cresta del Gorzano .
E’ su questa faticosa rampa che ho fatto uno scatto per la nuova linea tecnica di abbigliamento del Cavalier Velluto (pantaloni, maglie, ghette, rinvii, gri-gri…tutto in velluto):
A quota 1850 ed a quota 1880 si incontrano due stazzi (il secondo più grande è segnato sulla carta col nome “Stazzo di Gorzano”).
Qui (punto 2 sulla cartina) si è posto un doloroso dilemma: seguire la via indicata sulla relazione di Giuseppe Albrizio o no.
Così scrive Albrizio:
Da qui c’è una mulattiera riportata sulla cartina IGM che scende nel Fosso di Ortanza, sul terreno però è poco evidente, si scende a mezza costa cercando di utilizzare le tracce di sentiero che si individuano sul terreno, dopo aver superato numerosi fossi secondari, si giunge presso i ruderi dello Stazzo della Cipollara 1995 m. Sempre in diagonale si scende ancora abbastanza ripidamente fino a quota 1958 m dove si attraversa il Fosso di Ortanza.
L’attraversamento del fosso è abbastanza delicato in quanto il passaggio è obbligato e prima di toccare il fondo si passa sotto una parete quasi verticale formata da sfasciumi di rocce e sassi instabili (si rischia di prendersi una scarica di pietre), una volta attraversato diventa tutto più facile. Si sale il costone Nord della Cipollara utilizzando un evidente tratturo e in fine si esce sulla cresta poco più in basso della quota 2125 m.
A noi la via suggerita non è parsa per nulla invitante: sentiero non evidente, sfasciumi dappertutto, pericolo di caduta pietre, il tutto in una “depressione” chiusa su tre lati in una giornata già calda.
E abbiamo optato per salire sul Gorzano, e poi sul Cipollara .
Due chilometri di salita costante e siamo giunti sulla cima del Gorzano (2458).
Sulla sommità del Gorzano ci aspettava una terribile sorpresa:
Gli escursionisti non davano più alcun segno di vita, avremmo voluto allertare i soccorsi, ma il Cipollara ci aspettava…
Il Cavalier Velluto, per nulla rattristato, ed evidentemente suggestionato dai recenti avvenimenti sacri e pontificali, non sapendo cosa venerare, ha reso omaggio alla prima cosa che gli è capitata a tiro: una piastra metallica cementata a terra
Dalla cima abbiamo seguito il filo di cresta verso Cima della Laghetta per un chilometro, ed a quota 2372 (punto 3 sulla cartina) abbiamo piegato verso ovest sulla cresta che termina con la cima del Cipollara:
La cresta è agevolissima. Dalla partenza abbiamo impiegato due ore per raggiungere il Gorzano, e dal Gorzano 35 minuti per la cima del Cipollara (2191): sebbene il passo sia stato veloce direi che come via “normale” al Cipollara non è niente male.
Ripassando per la cima, abbiamo visto che nessuno aveva ancora rimosso le salme degli escursionisti.
Scendendo sulla cresta del Gorzano ci siamo imbattuti in un baldo escursionista (cicciottello ma baldo). A qualche centinaio di metri abbiamo incontrato la moglie che arrancava, ormai quasi esanime. Evidentemente il baldo camminatore sapeva del cimitero di escursionisti sulla cima…
Correndo in discesa per non perdere il nostro “appuntamento birra” ad Acquasanta abbiamo riammirato le bellezze della Laga: le ampie “brughiere” dal sapore un po’ irlandese, gli squarci bellissimi sul lago di Campotosto, le pareti verticali dove una storia di milioni di anni è a nudo.
Ad Acquasanta le nostre speranze si sono dissolte in attimo…questione di turni: la “beltà del servizio” aveva staccato, c’era la mamma. E la birra era pure calda.