Note storiche




Corno Piccolo, Prima ascensione cresta O Seconda Spalla - 27 Luglio 1930



Gli Aquilotti di Pietracamela, nati nel 1925 dall'idea di Ernesto Sivitilli, nei primi anni di attività alpinistica mettono in paniere una serie di prime nel gruppo del Gran Sasso tali da meritare l'attenzione di tutti gli osservatori dell'epoca a tal punto che, nel Giugno 1931 il Club Alpino dedica alle nuove ascensioni addirittura la copertina della propria rivista come possiamo osservare nella foto della stessa.
Qui di seguito la descrizione integrale del Sivitilli della prima ascensione della seconda spalla del Corno Piccolo tratta dalla stessa rivista.



CORNO PICCOLO, m. 2637. - I ascen­sione delia Seconda Spalla delia cresta O. ­Con Osvaldo Trinetti, Bruno Marsilii, Antonio Giancola, Antonio Panza e Venturino Franchi, 27 Luglio 1930.
II Corno Piccolo, per tanti anni miraggio dei sognatori di vergini, irraggiungibili cime e, in seguito, palestra di epiche lotte spesso con­clusesi in onorate sconfitte, era ormai solcato, in tutti i suoi lati, da quelle immaginarie linee che son le vie alpinistiche e chiuso, per ciò, a possibilità di vie nuove.
Unica sfinge allettante e beffarda - su­perba vergine ribelle - rimaneva la seconda Spalla della cresta O., strano, lapidario spalto sfuggente in un salto di varie centi­naia di metri, implacabili nella assoluta compattezza e levigatezza di una roccia gri­giastra e repulsiva.
Sembrava la sfida, l'ultima sfida che la natura vinta lanciava agli illusi dominatori!
E questa sfida io avevo raccolto, almeno nel sogno! Sogno di vari anni, fino al tor­mento! Attorno alla superba Spalla che aveva respinto attacchi di scalatori egregi, come at­torno alle linee perfette del corpo di una amante ideale, la mia fantasia aveva intrec­ciato, col fervore degli innamorati, i sogni più deliziosi, creando tutta la particolareg­giata gamma di quelle sensazioni che ci pre­parano a gustare la conquista.
Giunto a tal punto, non rimaneva che ten­tare: per rimanere padrone del sogno 0 per rica­dere nella sconsolante tristezza dell'illusione.
All'impresa associo i migliori dei miei Aquilotti residenti a Pietracamela.
Un conciliabolo con Osvaldo Trinetti a cui avevo confidato, di mano in mano, tutte le osservazioni e le indagini fatte in varie epoche, mi fa decidere di sce­gliere per l'attacco la via della parete settentrionale.
Al mattino di buon'ora, si parte da Pietracamela, affrettatamente, quasi con impazienza, in silenzio.
La distanza che ci separava dalla For­cella soprastante alla Terza Spalla, vien divorata in appena due ore. Breve sosta per i preparativi dell' at­tacco.
Scendiamo per una trentina di metri lungo il canale del Tesoro Nascosto, fermandoci sotto ad una specie di infos­samento che porta in alto sul filo di cresta.
Uno strapiombo di dieci metri ci ob­bliga ad attaccare a sinistra, formando una prima piramide umana. Per raggiungere il centro dell'infossamento dobbiamo at­traversare un lastrone che richiede ma­novre di sicurezza; la forzata immobilità in atteggiamento tutto scimmiesco, mi fa intirizzire le dita dal freddo. Una spac­catura obliqua di quattro metri ci porta ad una cengia ed a rocce facili attraverso cui raggiungiamo una marcata forcella. Siamo sul filo di cresta che è formato da una specie di dorso smusso e tondeggian­te. Sopra ci domina la sfuggente, mono­litica verticalità della Spalla e sotto oc­chieggiano i neri burroni della Val di Maone.
Una crepa lunga circa sei metri mi per­mette qualche aderenza sufficiente ad in­nalzarmi sino ad uno spacco, dove sosto in posizione sicura. Pochi metri facili ci danno un respiro e ci consentono di ammirare una fac­ciata rocciosa, compatta, solcata verti­calmente da una stretta crepa di 8o-1oo metri. Per aderenza, mendicando gli appi­gli, incastrando gli arti, rimanendo so­speso per permettere agli altri di ar­rampicare, raggiungo un posticino si­curo, donde, volgendo a sinistra, mi porto in un facile canalino lungo quattro metri. Spostandomi indi a destra, raggiungo, con sorpresa, un profondo spac­c0 col fondo formato da una rampa liscia. La cordata, frattanto, si snoda lungo la facciata ormai vinta e mi da l'impressione, a guardarla da questo punto, di scoiattoli in vena di allegri acrobatismi. Riunitici, riprendiamo superando qual­che sbarramento. Marsilii costruisce un ometto che stranamente gli somiglia! La rampa, sempre più sfuggente, ci fa poggiare a sinistra lungo un canalino di cinque metri e sino ad un lastrone sol­cato da un regolare canalino, inciso dalle acque di scolo. In un buco poniamo un biglietto. Un pianerottolo precede un canale di una quindicina di metri, sbarrato in alto da un masso a faccia perfettamente liscia e in lieve strapiombo. Scarsi appigli mi obbligano a condizioni di precaria sta­bilità per circa cinque metri ed indi, senza alcuna tregua, una crespa sottile con appena accennata scabrosità ci im­pone una piramide umana di quattro, in straordinaria posizione.
Una selletta ci consente riposo: siam quasi sotto alla difficile meta. A destra qualche accenno di canalino solca la ver­ticale rampa sommitale; un sasso lasciato cadere nel vuoto tocca terra dopo dieci secondi: dopo altrettanti si ode il tonfo di rimbalzo. Vorremmo tentare da questo lato, ma uno strapiombo ci consiglia a te­nere la sinistra, dove, a difficoltà maggio­ri, corrisponde però minore esposizione. Attacchiamo perciò alcuni lastroni in­clinati, dapprima lisci, indi con qualche appiglio dato da superficiali crepe, e poi sfuggenti e assolutamente compatti: sia­mo costretti a manovre delicate di sicu­rezza. Raggiunto un canalino, ci ritro­viamo contro uno strapiombo a forte esposizione che non consente via di uscita e di cui abbiamo ragione solo con altre piramidi umane di quattro. Ancora qual­che metro di canalino e poi il punto più difficile di tutta l'arrampicata: un saIto di vari metri, solcato da una fessura stret­tissima, ci è dinanzi e precede la vetta. Dopo uno sguardo molto comprensivo ognuno tace e ognuno pensa, forse, che tutto il lavoro fatto possa essere stata una fatica di Sisifo. Raccolgo le mie forze e senza parlare mi attacco alla roccia: il corpo striscia ed una mano annaspa entro la crepa. Giancola e Marsilii cer­cano di puntellarmi e di dare al corpo, con la piccozza sollevata, l'impressione di non essere per due terzi sporgente nel vuoto immane. Ma io vado su con quell a forza e con quella leggerezza caratte­ristica dei momenti supremi : un sospiro tirato a tutto fiato annuncia ai miei amici la vittoria.
Ancora un canalino a sinistra, delle cengette e poi lo spiovente delIa Spal­la che è alfine cosa nostra e che chiude degnamente le imprese accademiche suI Como Piccolo, iniziate dalla forza di un valligiano di Assergi e conchiuse dalla audacia dei valligiani di Pietracamela.
Sulla Forcella Bonacossa sostiamo a lungo nell'estasi della vittoria. La cresta O. del Como Piccolo, la cui conquista integrale era ritenuta impossi­bile, è oggi patrimonio delle nostre acqui­sizioni alpinistiche e rappresenta certo una delle massime vie di roccia. Ecco alcuni dati: circa mille metri di dislivello in tre immani salti tutti a continue diffi­coltà e richiedenti dalle sette alle otto ore di arrampicata.

Ghiacciaio del Calderone:osservazioni

La sopravvivenza di un ghiacciaio e’ legata al suo bilancio di massa, vale a dire alle variazioni di massa che si verificano in uno spazio temporale.
Certamente tutti noi sappiamo quanto e’ in sofferenza ormai da decenni il nostro Ghiacciaio del Calderone che da una superficie di circa 10 ettari alla fine dell’800 si e’ ridotto a meno della metà, con una velocità sempre maggiore di recessione.
Volevo sottoporre la vostra attenzione su queste due foto scattate esattamente dalla stessa posizione a distanza di circa un secolo.
La prima e’ una cartolina, facente parte della mia collezione, probabilmente scattata nei primi anni del secolo scorso in quanto risulta viaggiata e datata 1914. La foto e’ stata scattata senz’altro in tarda estate in quanto vi’ e’ assenza totale di residui di neve che in quell’epoca erano quasi costantemente presenti.
La seconda e’ una foto scattata da me la scorsa estate, fine luglio.


Entrambe le foto ritraggono la cima del Corno Grande – Vetta Occidentale vista dalla cresta Nord esattamente dal punto indicato nella freccia sulla foto.
La differenza tra le due e’ davvero impressionante. Mancano decine di metri di ghiaccio!


Sulla foto ho tratteggiato in rosso la linea del ghiacciaio un secolo prima ed in giallo un costone roccioso praticamente scomparso con le numerose frane succedutesi al ritiro del ghiaccio.
Si noti pure come le rocce, aldilà della risoluzione logicamente migliore della foto contemporanea, risultino enormemente più pulite da breccia, pietre e terra.
I punti indicati dalle frecce sono quelli più interessati sicuramente da grosse frane. Inoltre la stessa sella a destra della cima sembrerebbe aver perso leggermente quota.


Infine con il montaggio di queste due foto (non ne ho una intera) si può capire bene quanto e' più in basso il ghiacciaio.











Il Rifugio "Garibaldi"


Oggi voglio ricordare un evento storico per il nostro Gran Sasso e cioè l'inaugurazione del primo rifugio mai edificato sui nostri monti, l'attuale Rifugio Garibaldi.

Esso è situato, come tutti sappiamo, in Campo Pericoli, ad una quota di m.2230 e fu costruito dalla Sez. del CAI di Roma nel 1886. Fu la prima costruzione del genere ad essere realizzata sugli Appennini e ciò avvenne grazie ad un notevole impiego di uomini e mezzi.

Il brano che segue è tratto da un giornale dell'epoca: L'Illustrazione Italiana del 24 Ottobre 1886, esattamente 124 anni addietro, anch'esso facente parte dei miei archivi storici sul Gran Sasso.

Il brano fu scritto da Enrico Abbate, segretario del CAI di Roma, grande conoscitore dell'Abruzzo e del Gran Sasso, nonche' primo scalatore del Corno Piccolo sia d'estate che in inverno rispettivamente l'8 settembre 1887 e l'8 febbraio 1893.
Il brano è esattamente quanto scritto dall'Abate corredato dalle foto da lui stesso scattate.

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L’ILLUSTRAZIONE ITALIANA del 24 Ottobre 1886 – Anno XIII – N. 44

IL GRAN SASSO D'ITALIA.

Il 18·19 settembre pp. la Sezione di Roma del Club alpino italiano ha inaugurato uno splendido Rifugio nel gruppo del Gran Sasso d'Italia alla base di Monte Corno, la punta più elevata del gruppo.
Una lieta brigata di più che settanta persone, fra le quali il conte Capitelli, prefetto di Aquila, ed il signor ingegner Giorgi, rappresentante il sindaco, giungeva ad Assergi il 18 mattina, movendo da Paganica, stazione ferroviaria sulla linea Aquila-­Castellamare Adriatico. Dopo un allegro banchetto gli alpinisti salirono per una lunga via a zig zag al passo della Portella, e scesi quindi per breve tratto e risaliti per il versante a destra, in poco più di cinque ore arrivarono al Rifugio.
All'indomani della numerosa comitiva circa 55 ascesero in due ore e tre quarti la vetta più ele­vata, e ritornarono quindi ad Assergi. Con molte vetture ripartirono di poi per Aquila, ove il giorno stesso il sindaco offrì loro uno splendido pranzo, e il giorno seguente il prefetto un ballo. Tutta la popolazione di Aquila in questa occa­sione volle mostrare in qual modo venisse eser­citata la ospitalità ormai proverbiale dell' Abruzzo forte e gentile. La festa non poteva riuscire me­glio sotto ogni aspetto.
Il gruppo del Gran Sasso d'Italia, che può chiamarsi il Monte Bianco degli Appennini, giac­chè supera in altezza tutte le altre vette di que­sta catena, sorge nel mezzo d'Italia e propria­mente nell'Abruzzo di Teramo e di Aquila a circa 100 chilometri in linea retta da Roma.
Il gruppo si dirige da nord-ovest a sud-est ed è composto di varie punte: Il Monte Corno, detto anche Corno Grande, è la vetta più elevata e misura metri 2921 sul livello del mare; le al­tre punte principali sono il Pizzo di Interme­sole (2648), il Como Piccolo (2637), il Pizzo Cefalone (2532), Monte Corvo (2626), ecc.
Da Assergi non vedesi che il Pizzo Cefalone e la lunga cresta che da questo va al Monte della Portella, cresta divisa verso metà da uno stretto intaglio, il passo detto della Portella. Que­sta cresta forma lo spartiacque fra la provincia di Aquila e quella di Teramo, e il passo serve di via di comunicazione diretta fra le due pro­vincie: da Assergi infatti si sale ad esso, quindi si discende all' altipiano detto Campo Pericoli, e di qui proseguendo in linea retta per Val Maone si arriva a Pietra Camela nella provincia teramana.
Dal passo della Portella la veduta sopra tutto il gruppo è imponente.
Le vie per ascendere il Gran Sasso sono due: quella di Teramo per il versante nord e quella di Aquila per il versante sud. Da Teramo per via carrozzabile si va in due ore di vettura a Montorio al Vomano e quindi in altre due ore a Tossicia e per via mulattiera in un' ora a Isola del Gran Sasso, oppure a Pietra Camela. Da ambedue i paesi si sale ad un punto detto Ara­pietra e quindi per il colle che si stende fra il Corno Grande ed il Piccolo alla vetta più ele­vata, o meglio alle due vette, poichè Monte Corno è diviso in due cime poco distanti l'una dall'altra, la prima che guarda Teramo, la seconda più alta di soli tre o quattro metri, che guarda Aquila.
La via dal lato di Aquila sale da Assergi (paese distante un'ora e mezza circa di vettura da Aquila e due ore e mezza a piedi dalla stazione ferro­viaria di Paganica) fino al passo della Portella, poi discende verso Campo Pericoli e prima di giungervi volge a destra dirigendosi verso la base di Monte Corno; attraversata poi la Conca d'oro, ove trovasi il Rifugio, sale per un erto vallone, ed oltrepassata la Conca degli Invalidi conduce per un ripido brecciaio ad una cresta presso un piccolo ghiacciaio, donde in breve si arriva alla cima più elevata.
Il rifugio costruito dalla Sezione di Roma è in posizione bellissima. E’ tutto di pietra scal­pellata e consta di due camere: una di metri 4 per 2.15, la quale rimane aperta per uso delle guide o dei pastori che fossero sorpresi dalla tempesta. La seconda di metri 5 per 4 è rive­stita parzialmente di legname, contiene una co­modissima cucina economica e tutti gli utensili necessari per cucinare: sopra un apposito banco di legno per dormire vi sono materassi e coperte. Questa camera rimane chiusa, e la chiave trovasi presso i Sindaci di Camarda (di cui Assergi è fra­zione), di Pietra Camela e di Isola del Gran Sasso, i quali la consegneranno solo ai viaggiatori ac­compagnati da guide di fiducia dei sindaci stessi.
Il rifugio è solidamente costruito e non ha il vero tipo alpino: ha direi quasi un tipo apen­nino adatto alle differenti condizioni atmosferi­che e sopratutto topografiche: era necessario colla solidità premunirsi contro i possibili at­tentati dei pastori che abbondano in quei dintorni.
Il Rifugio serve specialmente per le ascensioni dal lato di Aquila: ma può riuscire utile anche per coloro che vengono da Teramo essendo breve la via da Pietra Camela al Rifugio medesimo. Esso inoltre serve non per le sole ascensioni della punta più elevata, ma anche per chi voglia percorrere tutto il gruppo. Non v' ha dubbio che esso viene a facilitare le ascensioni iemali e ad agevolare gli studi del gruppo, finora poco vi­sitato dagli scienziati, mentre i numerosi avanzi fossiliferi e le non meno importanti traccie del periodo glaciale meriterebbero un diligente stu­dio per rilevare, indagare ed accertare senza dubbi tutta la natura costitutiva delle roccie.
Diamo in questo numero alcune vedute per invogliare i turisti ad accorrere numerosi verso questo interessantissimo gigante degli Apennini.











Anzitutto abbiamo la veduta del Rifugìo dietro a cui s'erge Monte Corno; abbiamo poi il Pizzo di Intermesole veduto dal passo della Portella ed il Pizzo stesso veduto dalla Conca degli In­validi; Monte Corno veduto da Campo Pericoli, il Pizzo Cefalone veduto dal Rifugio, il Corno Piccolo veduto dalla Conca degli Invalidi, il ghiac­ciaio e Monte Corno ed infine la sommità più elevata del gruppo.
Dott. ENRICO ABBATE




Il Rifugio "Duca degli Abruzzi"


Nuova rievocazione storica dell’inaugurazione di un altro importantissimo rifugio presente sul nostro Gran Sasso: il Duca degli Abruzzi.
Situato a m. 2388 sulla cresta del Monte Portella fu costruito nel 1908 dalla sezione del CAI di Roma. Fu il secondo rifugio edificato sul Gran Sasso e decretò l’inizio del declino del Rifugio Garibaldi, in quanto, soprattutto in inverno, era molto più facilmente raggiungibile ed utilizzabile in quanto non sommerso dalla neve. Infatti il Garibaldi, trovandosi in una conca, veniva sempre ricoperto da metri di neve a tal punto che parecchie volte non se ne riusciva a rintracciare neanche il tetto. Anche oggi, nonostante le nevicate siano sensibilmente diminuite rispetto all’inizio secolo scorso, capita di trovarlo ricoperto di neve come si può apprezzare dalle foto del nostro Cavalier Fausto.









Rifugio Duca degli Abruzzi da una cartolina del 1912














Vi riporto integralmente l’articolo uscito sulla Rivista del CAI del 1908 narrante l’inaugurazione del Duca degli Abruzzi.


In quella pittoresca regione, di cui S.A.R. il Principe Luigi Amedeo di Savoia porta il nome, nell’Abruzzo “forte e gentile”, e proprio nel suo maggior gruppo di monti, è stato inaugurato, per cura della Sezione di Roma del C.A.I., il 28 giugno 1908, un nuovo Rifugio, che, col consenso dell’augusto Principe, fu appunto intitolato “Duca degli Abruzzi”. Da più di venti anni il Gran Sasso d’Italia aveva un rifugio situato nella così detta Conca d’Oro, a ridosso del Corno Grande, a 2200 metri di altezza, appena sufficiente per le escursioni estive e assolutamente inadatto per le invernali, rimanendo esso d’inverno completamente sepolto dalla neve e richiedendo, per accedervi, di affrontare il Passo della Portella, valico battuto dalle più fiere tormente e che già costò la vita a più di una persona. A rendere più facile l’ascensione alla maggior vetta dell’Appennino e alle altre del gruppo, fu decisa la costruzione di un nuovo rifugio, che sorge in posizione eminente a circa 2400 m., sul crestone che, partendo dal Monte Portella (m. 2388) in direzione Est, descrive un arco di cerchio e va a congiungersi con la parte meridionale del Corno Grande (m. 2914); e trovasi precisamente ad un terzo circa di questo crestone partendo dal Monte Portella, nel mezzo di un tratto pianeggiante quasi per 100 metri, limitato alle estremità da due preminenze aventi segnali di pietra. La sua posizione è tale che i venti, battendo da ogni lato, spazzano e sgombrano dalla neve la località ove sorge. Questa ubicazione richiese però un accurato studio sulla robustezza della sua costruzione. Si può raggiungerlo e tornare senza alcuna difficoltà, anche in cattive condizioni di tempo, evitando il Passo della Portella. L’ampio panorama che di lassù si gode, si estende dalle varie vette del Gruppo del Gran Sasso al vicino Gruppo del Prena, sul Campo Imperatore del Gran Sasso, sulla Maiella, sul Gruppo del Sirente e del Velino, col bellissimo altipiano di Rocca di Mezzo, sulla valle dell’Aterno con Aquila, ecc. Il sentiero di accesso abbandona a circa 2000 m. la mulattiera che dal vallone Portella va alla fonte delle Fondare, e con ampie svolte sale sino al Rifugio (ore da 3 e mezza a 4 da Assergi). In vicinanza rimane sempre della neve: acqua eccellente si può portare dalla fonte di Portella, oppure farla prendere alle Fondare, fonte distante mezz’ora circa in discesa. Il vecchio Rifugio è visibilissimo dal nuovo e ne dista in discesa mezz’ora circa. Alla cerimonia dell’inaugurazione intervennero una trentina di soci, tutti della Sezione di Roma. Partiti da Roma il giorno 27 in ferrovia, si riunirono tutti alla stazione di Paganica, donde in vettura, alle 6 del 28, proseguirono per Assergi (m. 847), ultimo paese della vallata alle falde del Gruppo del Gran Sasso: quivi giunti alle 7,30 furono festosamente accolti dalla popolazione e dalle autorità. Alle 8,30 la comitiva si incamminò per il sentiero che a zig-zag si inerpica pel ripido vallone Portella, sostando alquanto alle 10,50 alla fonte di Portella (m. 1870). Alle 11,35 lasciavano a sinistra il vecchio sentiero del Passo di Portella e alle 12,15 giungevano al nuovo rifugio, dove si era precedentemente recata la Commisione organizzatrice e con essa S.A.S.S. il Principe Carlo di Hohenzollern, cugino dell’Imperatore di Germania. Immediatamente ebbe luogo la inaugurazione. Il socio rev. Mons. Lupi benedisse la bandiera e il Rifugio.

L’on. Brunialti, Vice-Presidente, pronunciò un elevato discorso, dichiarando inaugurato il nuovo rifugio in nome di S.M. il Re, mentre la signora Maria Abbate rompeva la bottiglia di “champagne” e il tricolore veniva solennemente innalzato, salutato da 21 colpi di mortaio. Seguì il pranzo, durante il quale il Rifugio ebbe il battesimo dell’uragano e della folgore. Il Vice-Presidente comm. Cora brindò all’alpinismo e alla prosperità della nostra Sezione. Replicò il Principe di Hohenzollern, dichiarandosi onorato dell’appartenervi ed entusiasta delle nostre montagne. Alle 17, il gradito ospite tenente del Genio sig. Pedata, della Colombaia Militare di Roma, venuto espressamente, dopo genialissime parole effettuò una lanciata di piccioni viaggiatori recanti a Roma telegrammi a S.M. il Re, a S.M. la Regina Madre e a S.A.R. il Duca degli Abruzzi, telegramma quest’ultimo inoltrato a bordo della Regia Nave “Regina Elena” a mezzo della radiotelegrafia. Reduci da escursioni effettuate nei dintorni, i gitanti riunironsi alla sera nuovamente al Rifugio, ove nel frattempo era stato continuo l’arrivo di autorità e di comitive dai vicini paesi, e quivi, dopo lauta cena, assistettero a fuochi d’artificio e alla illuminazione a luce di bengala del Rifugio e delle adiacenze. Alle ore 22 riposavano nel nuovo Rifugio oltre 40 persone, mentre il rifugio vecchio rigurgitava di comitive che dovettero adattarsi anche all’aperto. Alle 12 del giorno seguente tutti i gitanti intervenuti all’inaugurazione del rifugio erano riuniti a un sontuoso pranzo di chiusura ad Assergi, al quale prese parte anche il senatore Malvano, Presidente della Sezione. Felicissimi i discorsi del dottor Giulio Giacobbe, sindaco di Camarda, di cui Assergi è frazione, e del notaio Tommaso Giacobbe, ai quali rispose il Presidente Malvano. Alle 14 fra i saluti entusiastici di quella popolazione, la comitiva lasciò l’ospitale paese, in carrozza, alla volta di Paganica, dove veniva cortesemente ricevuta dalla famiglia del marchese Alfonso Dragonetti, che offrì ai gitanti un rinfresco nella sua artistica ville. Alla stazione di Paganica si riprese il treno, che portò tutti a Roma dopo la mezzanotte.


Omaggio a Giovanni Acitelli

Giovanni Acitelli, originario di Assergi, fu una delle prime guide del Gran Sasso. Dedicò con grande passione e volontà la sua vita a questo massiccio realizzando la sistematica conquista di cime sia in estate che in inverno. Eccezionale tempra di montanaro, innamorato della terra d’origine, si elevò una spanna su tutti gli altri e fu per tanti anni maestro ai propri figli Domenico e Berardino e a molti altri alpinisti. Di lui non rimane praticamente nessuno scritto al di là di lettere che inviava periodicamente alla sezione di Roma per indicare lo stato del Rifugio Garibaldi. I primi documenti che attestano la sua attività di guida risalgono al 31 dicembre 1878 quando condusse tre alpinisti, Carlo Restelli di Roma, l’Ing. Nievo di Bergamo ed il maggiore del Genio Zucchi, sul Corno Grande.
Successivamente il suo nome è presente come guida nella primissima edizione del Gran Sasso d’Italia datata 1888 di Enrico Abbate.
Qui di seguito dalla stessa guida, un documento molto interessante: l’elenco delle guide per il Gran Sasso con la relativa tariffa.
Dò qui l'elenco delle guide a cui il Club Alpino Ita­liano, Sezione di Roma, ha rilasciato il libretto di ri­conoscimento, e la tariffa stabilita. Aggiungo inoltre quelle guide che, sebbene non mu­nite di libretto, pure sono raccomandabili.
Guide riconosciute.
Acitelli Giovanni, di Assergi
Acitelli Francesco id.
per le ascensioni estive ed invernali (l).

(1) Queste due guide ordinariamente da maggio a novembre si trovano in Assergi; durante l'inverno vengono a lavorare in Roma o nei dintorni. Coloro che desiderano servirsene in questa stagione, potranno rivolgersi alla Sezione di Roma C. A. I. (via Collegio Romano, 26), la quale darà l'indirizzo delle dette guide e gli opportuni schiarimenti

Franco Nicola, di Assergi
Rossi Domenico, di Pietracamela
Di Venanzo Pietro fu Aldobrando, di Pietracamela.
per le ascensioni estive.

Guide raccomandateSacco Francesco, di Assergi
Scarcia Camillo id.
Narducci Matteo, di Pietracamela
Paglialonga Francesco id.
Ciarelli Pietro, di Isola del Gran Sasso
Di Giacomo Luigi id.
Di Francesco Giustino id.
Flacco Giuseppe id.

TARIFFA
Da Assergi o da Pietracamela o da Isola del Gran Sasso al Rifugio e ritorno
d’estate, in un giorno L. 5 - in due giorni L. 7
d’inverno in un giorno “ 7 - in due giorno “ 10
Da Assergi o da Pietracamela o Isola del Gran Sasso a monte Corno e ritorno (con pernottamento al Rifugio)
d'estate L. 10 - d'inverno “ 16
Da Assergi o da Pietracamela o Isola del Gran Sasso a Pizzo Cefalone e ritorno
d'estate, in un giorno L. 6 - in due giorni L. 8
d'inverno, in un giorno “ 8 - in due giorni “ 12
Da Assergi o da Pietracamela o Isola del Gran Sasso a Pizzo d'Intermesole e ritorno
d'estate, in un giorno L. 6 - in due giorni L 8
d'inverno, in un giorno “ 8 - in due giorni “ 12
Da Assergi a Pizzo Cefalone o d'Intermesole con discesa a Pietracamela o Isola, o viceversa (in due giorni), compreso il ritorno della guida
d'estate L. 10 - d'inverno “ 14
Da Assergi a monte Corno con discesa a Pietracamela o Isola del Gran Sasso (in due giorni) compreso il ri­torno della guida
d'estate L. 15 - d'inverno “ 20
Per l'escursione di Pizzo Cefalone, d' Intermesole e monte Corno (con pernottamento al Rifugio)
d'estate L. 15 - d'inverno “ 20
Da Assergi o da Pietracamela o Isola al Corno Piccolo (in due giorni)
d'estate L. 12 - d'inverno “ 18
Da Assergi al Corno Piccolo con discesa a Pietracamela o Isola, o viceversa (in due giorni, compreso il ritorno della guida)
d'estate L. 16 - d'inverno “ 22
Da Assegi o Pietracamela o Isola al Corno Grande (monte Corno) e al Piccolo (in due giorni)
d'estate L. 18 - d'inverno “ 25
Per l’escursione a Pizzo Cefalone, Intermesole, Corno Grande e Piccolo (in due giorni)
d'estate L. 25 - d'inverno “ 35

N. B. Per ogni giornata in più che occorresse impie­gare si corrisponderanno alla guida L. 4 d'estate, L.6 d'inverno. La stagione invernale si intende durare dal 1° no­vembre a tutto maggio; la estiva dal 1° giugno a tutto ottobre.

I muli costano in generale L. 5 al giorno, compresa la persona che li guida.



NORME PRESCRITTE ALLE GUIDE DELL’APPENNINO CENTRALE RICONOSCIUTE ED APPROVATE DALLA SEZIONE DEL CLUB ALPINO IN ROMA
1. Ogni guida riconosciuta è obbligata a dar visione del suo libretto al viaggiatore, il quale nello spazio in bianco potrà, a servizio terminato, dichiarare se fu, o no, soddisfatto dell'opera della guida.
2. I viaggiatori, oltre alle note che sono pregati di apporre nello spazio bianco del libretto, potranno sempre dirigere i loro reclami alla presidenza della Sezione di Roma, qualora taluna delle guide venisse meno al suo ufficio o trasgredisse in qualche modo i proprii doveri.
3. Ogni guida deve provvedersi a sue spese degli strumenti necessari alle guide.
4. A richiesta della presidenza, ogni guida dovrà pre­sentare il libretto. E’ rigorosamente vietato, sotto pena di perdere la qualità di guida del Club Alpino, di darlo ad imprestito.
5. Alla guide sarà vietato di richiedere dal viaggia­tore un prezzo maggiore di quello portato dalla annessa tariffa. Potrà solo accettare mancie, quando vengano offerte.
6. Le guide riconosciute dalla Sezione si incariche­ranno di procurare i portatori e i conduttori di muli alle persone che ne faranno ricerca. Il prezzo pei por­tatori e per il nolo dei muli si stabilirà d'accordo coi viaggiatori.
7. Il carico che una guida è obbligata a portare nelle corse ordinarie non dovrà superare gli otto chilogrammi; gli oggetti da portarsi, però, dalla guida non dovranno essere di grande volume, nè tali da impedirle di com­piere i doveri spettanti al servizio che essa deve pre­stare.
8. Nelle escursioni si intende che il vitto per le guide ed i portatori debba sempre essere a carico dei viag­giatori.
9. Nel caso che alcuna delle guide si rendesse in­degna della fiducia del Club, sarà alla medesima riti­rato il libretto, e sarà dato avviso del fatto nelle pub­blicazioni sociali.
10. Le guide avranno cura della pulizia e conserva­zione dei Ricoveri Alpini di spettanza della Società, e, quando vi riscontrino guasti o dispersioni di oggetti, ne avvertiranno la Direzione.

Il Segretario Il Presidente
ENRICO ABBATE GIACOMO MALVANO

Le prime ascensioni di Giovanni Acitelli:
- 08.09.1887 Corno Piccolo, prima ascensione e traversata da N a S del Corno Piccolo con Enrico Abbate
- 18.08.1892 Corno Grande, Vetta Centrale per parete NO, prima salita con Orlando Gualerzi

- 26.08.1892 Corno Grande, Vetta Occidentale per parete S via diretta (la direttissima) con O.Gualerzi, I.C.Gavini e V.Rebaudi
-08.02.1893 Corno Piccolo prima invernale con E.Abbate, I.C.Gavini e O.Gualerzi
- 01.08.1894 Monte Infornace (prima ascensione), Monte Prena (seconda ascensione), Monte Camicia (prima ascensione) per cresta Ovest e Vado di Ferruccio
- 23.03.1895 Corno Grande, Vetta Orientale per il versante NO, traversata da N (ghiacciaio) a S della Vetta Occidentale, prima invernale con O.Gualerzi e E.Scifoni
- 20.02.1899 Monte Infornace e Monte Prena per la cresta Infornace-Prena, prima invernale con M.Rava, M.Ferraguti,P.Donini e L.Castrati
- 13.07.1899 Corno Grande, Vetta Centrale per versante SE prima salita con Pier Luigi Donini
- 06.03.1911 Corno Grande, Vetta Occidentale per parete S (attuale canale Bissolati) prima salita e prima invernale con L.Bissolati e G.Lorenzini.

Morì nel gennaio 1929 e venne così ricordato nel Bollettino della Sez CAI di L'Aquila del febbraio 1929:

Verso la fine di settembre dell’anno 1928 lo abbiamo ancora incontrato al Rifugio Duca degli Abruzzi (m.2300) questo vecchio gagliardo e robusto che, affezionato e legato al suo Gran Sasso da vincoli indissolubili, non riteneva essere giunto il momento per concedersi un ben meritato riposo.
Aveva cominciato da bambino a conoscere ed amare la montagna e, per una serie lunghissima ininterrotta di anni, ne aveva percorso tutti i sentieri, ascese tutte le roccie, conosciute tutte le vie aspre.
A 73 anni, dopo che in circa 60 anni aveva compiuto almeno 2000 ascensioni alle varie vette del Gran Sasso, ancora seguitava a fare la guida ed era in grado di dare dei punti a moltissimi. La bufera invernale lo ha schiantato di colpo ed egli è spirato nel suo letto di Assergi e la sua salma dorme ora nel piccolo cimitero vegliato dal Gran Sasso imponente.
Alla memoria di questo apostolo della montagna, di questa guida che ha formato varie generazioni di alpinisti, che ha aperto numerose vie nuove nel Gruppo, che ha saputo guidare le innumerevoli cordate e comitive in modo così magistrale che sotto la sua direzione nessun incidente si è mai verificato, va il mesto e riconoscente pensiero degli alpinisti di tutta Italia e particolarmente quello delle sezioni di Aquila e di Roma che più frequentemente lo seguirono o l’incontrarono nella diurna lotta per la montagna.
Ai funerali svoltisi ad Assergi domenica 27 intervenne una rappresentanza della nostra sezione; il nostro Consigliere Colonnello Moscardi pronunciò commosse parole di saluto, anche a nome della sezione del C.A.I. di Roma.
Bollettino Mensile
Aquila, 1 febbraio 1929 - Anno VII


Gli Aquilotti di Pietracamela

La prima volta che sentii parlare degli Aquilotti di Pietracamela fu quando, agli inizi degli anni 80, partecipai ad un bellissimo corso di alpinismo organizzato da varie sezioni abruzzesi del CAI che si svolse ai Prati di Tivo.

Eravamo alloggiati nell’allora camping Jarkun, lungo la strada che va ai Prati Alti.

Si respirava aria di vero alpinismo: considerate che tra gli istruttori del corso vi erano personaggi quali Domenico Alessandri, Dario Nibid ed altri ancora di cui purtroppo non ricordo il nome, tutte eccellenze dell'alpinismo abruzzese. La sera, dopo un’intera giornata passata ad arrampicare, ci riunivamo nella sala più grande dello stabile dello Jarkun e questi personaggi ci rievocavano, con l’aiuto di diapositive, loro imprese sul Gran Sasso ed oltre. Fu così che Nibid ci narrò le gesta dei famigerati ragazzi di Pietracamela: gli Aquilotti. In foto da sinistra in piedi: Massimo Trinetti, Antonio Giancola, Ernesto Sivitilli e Armando Trentini; seduti da sinistra: Igino Panza e Bruno Marsili.


Pietracamela è un paese arroccato sulle pendici del Gran Sasso il cui nome originario era “La preta” a cui, nel tempo, venne aggiunta Camela in quanto, i viandanti che transitavano, comparavano la dorsale dell’Intermesoli alle gobbe di un cammello (come si può apprezzare dalla foto) e di lì si arrivò a Pietracamela. Fino al 1925, l’alpinismo in questo paesino sperduto dell’interno abruzzese, era riservato a pochi isolati montanari che fungevano da guide e portatori con l’unico scopo di procurarsi un minimo guadagno da accostare alle scarse risorse che offriva la vita nei paesi dell’entroterra. Ma proprio intorno all’anno 1925, per opera di Ernesto Sivitilli, si formò un gruppo di giovani alpinisti che prese il nome di Aquilotti del Gran Sasso. Fu l’inizio di una lunga ed instancabile attività che durò per più di cinquanta anni attraverso grandi nomi dell’alpinismo abruzzese:
oltre al Sivitilli fondatore si affiancarono altri nomi tra cui:
Trinetti Marino (Tenaccio)
Marsili Bruno (Don Berardo)
Trentini Armando (Papurino)
Trincetti Osvaldo (Popone)
Panza Gino (Tarallo)
Giancola Antonio (Sciarabaglio)
Franchi Venturino (Chiuchiu)
Panza Antonio (Pallino)
Giardetti Berardino (Kid)
Tizzoni Terigi (Terison)
Giancola Angelantonio (Gingitto)
Successivamente subentrarono D’Angelo Lino (Bill), Narducci Clorino (Piitto), De Luca Enrico, Nibid Dario e D’Angelo Diego.
Qui di seguito l’elenco delle prime ascensioni degli Aquilotti sul Gran Sasso:
1) Estate 1925 E. SIVITILLI, G.PANZA, B. MARSILII, A. TRENTINI.
Corno Piccolo parete Sud-Ovest (via della Piccola Parete).
2) 26 settembre 1926 M. TRINETTI.
Variante al canalone della parete settentrionale del Corno Piccolo.
3) 27 luglio 1927 E.SIVITILLLI, O TRINETTI, I.PANZA, A.TRENTINI, M. TRINETTI,
B. MARSILII.
Primo canalone della parete meridionale con discesa per il primo camino della parete orientale.
4) 2 agosto 1927 E. SIVITILLI, A. TRENTINI.
Prima cresta del Calderone di Rio D’Arno.
5) 3 agosto 1927 E. SIVITILLI, A. TRENTINI.
Seconda cresta del Calderone di Rio D’Arno.
6) 10 agosto 1927 E. SIVITILLI, A. TRENTINI, O. TRINETTI, I. PANZA, M. TRINETTI.
Primo camino della parete orientale.
7) 14 agosto 1927 E. SIVITILLI, A. TRENTINI.
Pizzo Intermesolil parete Est (Canalone Jacobucci).
8) 27 luglio 1928 E. SIVITILLI, O. TRINETTI, I. PANZA.
Costolone divisorio dei due camini della parete orientale del Corno Piccolo.
9) 10 agosto 1928 E. SIVITILLI, A. GIANCOLA, M. SERTORELLI, I. PANZA,
M. TRINETTI , A. PANZA, A. TRENTINI, M. CAMBI.
Prima inversa della cresta Sud-Sud-Est.
10) 12 agosto 1928 E. SIVITILLI e compagni.
Vetta centrale parete Nord-Ovest (Camino Sivitilli).
11) 9 ottobre 1928 B. MARSILII, A. TRENTINI, P.E. CICHETTI.
Monte Vettore (via Marsilii).
12) 4 agosto 1929 A. GIANCOLA, A. PANZA, V. FRANCHI, A. TRENTINI.
Parete orientale del Corno Piccolo (variante a Sud della vetta).
13) 11 settembre 1929 E. SIVITLLLI, O. TRINETTI.
Cresta Ovest Terza spalla del Corno Piccolo.
14) 13 settembre 1929 A. TRENTINI, B. MARSILII.
Prima ascensione al Torrione Cichetti.
15) 25 luglio 1930 B.MARSILII, A. PANZA.
Parete Nord-Est del Torrione Cambi.
16) 13 agosto 1930 E. SIVITILLI, A. GIANCOLA, A.PANZA, V. FRANCHI.
Vetta orientale parete Est (variante diretta al canale Iannetta).
17) 18 agosto 1930 E. SIVITILLI, A. GIANCOLA.
Parete Nord-Est di Pizzo intermesoli.
18) 19 agosto 1930 E. SIVITILLI, A. GIANCOLA, A. TRENTINI.
Vetta orientale parete Sud-Est (via Sivitilli).
19) Estate 1930 E. SIVITILLI, B. MARSILII ed altri.
Corno Piccolo parete Sud-Ovest della Seconda Spalla.
20) 9 luglio 1931 A. GIANCOLA.
Punta Sivitilli parete Sud.
21) Estate 1931 B. MARSILII, B. GIARDETTI.
Vetta centrale parete Nord-Ovest (via direttissima).
22) 29 luglio 1932 B. MARSILII, D. D’ARMI.
Punta dei due (via del camino).
23) 28 agosto 1932 E. SIVITILLI, A. GIANCOLA, F. FANTONI-MODENA.
Parete Nord-Ovest della prima Spalla (via Fantoni-Modena).
24) agosto 1932 C. GILBERTI (C.A.A.I. Udine), B. MARSILII, D. D’ARMI, DE ANTONI.
Dolomiti Pesarine Le lame m. 2104 prima ascensione da Nord.
25) agosto 1932 E. TOMMASI, D. D’ARMI, B. MARSILII.
Clap Piccolo prima ascensione per la cresta Sud.
26) agosto 1932 C. GILBERTI (C.A.A.I. Udine), B. MARSILII.
Croda Livia prima ascensione diretta da Est.
27) 27 giugno 1933 A. GIANCOLA, E. TOMMASI, D. D’ARMI.
Corno Grande vetta occidentale spigolo Sud-Sud-Est.
28) 15 luglio 1933 A. GIANCOLA, V. FRANCHI.
Corno Piccolo parete Est (via della Crepa).
29) 23 luglio 1933 B. MARSILII e compagni.
Vetta orientale parete Nord-Ovest (via della Parete).
30) 27 settembre 1933 B. MARSILII, G. GIZZONI.
Parete Est di Pizzo Intermesoli (costolone centrale).
31) 24 luglio 1934 A. GIANCOLA, A. PANZA, V. FRANCHI.
Corno Piccolo parete Nord-Ovest della prima Spalla (via della virgola).
32) 29 luglio 1934 A. GIANCOLA, D. D’ARMI, N. FEDERICI.
Vetta orientale parete Nord-Ovest (via dello sdrucciolo).
33) 2 agosto 1934 A. GIANCOLA, N. FEDERICI, D. D’ARMI.
Pizzo Intermesoli parete Est (Spaccatura D’Armi).
34) 2 agosto 1934 V. FRANCHI, E. SIVITILLI, S. PIETROSTEFANI, M. DE MARCHIS.
Pizzo Intermesoli par. Est (canalone Direttissimo)
35) 3 agosto 1934 A. GIANCOLA, D. D’ARMI.
Vetta Centrale parete Nord-Ovest (via dei Pulpiti).
36) 4 agosto 1934 V. FRANCHI, D. D’ARMI.
Monte Corvo parete Est (via Diretta).
37) 9 settembre 1934 A. PANZA, B. MARSILII.
Corno Piccolo parete Est (via del Camino a Nord della Vetta).
38) ottobre 1934 A. PANZA, B. MARSILII.
Monte Camicia Parete Nord.
39) 15 agosto 1936 A. PANZA, B. MARSILII.
Monte Camicia (variante diretta sulla parete Nord).
40) 23 agosto 1944 B. MARSILII.
Campanile Livia parete Sud-Est.
41) 4 ottobre 1944 B. MARSILII, A. BAFILE.
Campanile Livia (Camino Sud-Ovest).
42) 4 settembre 1949 A. PANZA, L. MUZII, G. FORTI.
Corno Piccolo parete Nord (via Panza, Muzii, Forti).
43) 7 ottobre 1958 L. D’ANGELO, F. CRAVINO, S. JOVANE
Corno Piccolo parete Est (via del Monolito).
44) 15 marzo 1957 L. D’ANGELO, S. JOVANE, L. MARIO.
Prima invernale (via delle Spalle).
45) 11 agosto 1957 L. D’ANGELO, C. NARDUCCI, B. MARSILII.
Vetta orientale spigolo Nord-Ovest (via Aurelio Spera).
46) 25 agosto 1957 L. D’ANGELO, C. NARDUCCI.
Variante sulla parete Ovest della prima Spalla.
47) 15 febbraio 1958 L. D’ANGELO, C. NARDUCCI, B. MARSILII.
Prima invernale parete Est di Corno Piccolo.
48) 11 agoSto 1958 L. D’ANGELO, C. NARDUCCI.
Vetta orientale parete Est (via del Terzo Pilastro).
49) 29 luglio 1961 L. D’ANGELO, C. NARDUCCI.
Campanile Livia parete Sud (via D’Angelo, Narducci).
50) Estate 1964 B. MARSILII, F. CRAVINO, CAMILLERI.
Swat Kokistan prima ascensione Picco Pier Luigi Salviucci m. 5400.
51) Estate 1965 B. MARSILII, P. GUI.
Hindu Kush prima ascensione Teramo Zoom m. 6100.
52) Estate 1971 F. CRAVINO, B. MARSILII, P. SEGRE.
Pamir prima ascensione Picco Marco Polo m. 6174.
53) 12 settembre 1972 E. DE LUCA, D. NIBID, D. D’ANGELO.
Corno Piccolo parete Sud-Ovest della seconda Spalla (via Aquilotti ’72).
54) 17 settembre 1973 L. D’ANGELO, E. DE LUCA, D. NIBID.
Corno Piccolo parete Est del Monolito (via Aquilotti del Gran Sasso).
55) 1 settembre 1974 D. NIBID, E. DE LUCA, L, D’ANGELO.
Corno Piccolo parete Nord-Ovest della seconda Spalla (via Diretta).
56) 2 agosto 1975 D. NIBID, E. DE LUCA, D. D’ANGELO.
Corno Piccolo parete Est. Via del “Cinquantenario” degli Aquilotti del Gran Sasso.
57) 10 settembre 1975 E. DE LUCA, L. D’ANGELO.
Corno Piccolo parete S.O. 2^ Spalla.
58) 19 settembre 1975 E. DE LUCA, L. D’ANGELO.
Parete Nord del Monte Camicia. Variante nella parte superiore.


Storia dello sci-alpinismo in 23 minuti.

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