Scrivere dopo quello che è successo domenica sul Gran Sanno non è facile. Non è facile perchè io e Angelo (in realtà anche altri amici) abbiamo subito un evento analogo, ma ben più furtunoso, durante l'uscita.
Va precisato che si era deciso che domenica saremmo andati alla ricerca di neve, neve da sciare all'interno del PNL. Giornata intera, di quelle lunghe.
Durante il viaggio si decide di provare sulla Serra della Terratta (v. Ciccarello e del v. Monte). Li dovrebbe esserci neve (avevamo supposto).
Neve dalla macchina (poca, quanto basta). Si sale, la neve è abbondante. La speranza di fare una grande sciata in powder è reale. Ma così non sarà.
Appena usciti dal bosco la pendenza diminuisce notelvolmente, ci si presenta davanti una conchetta oltre la quale, mi dicono (-dopo-), si attraversa un tratto quasi in piano. Angelo, come al solito, ha l'eclusiva di battere traccia (nessuno di noi in realtà ha mai rivendicato eventuali diritti di "battitore"!). Piccola pausa per riprendere fiato quando nel silenzio si ode la voce a me familiare di Angelo che urla "...valanga!....valanga!...."
Alzo lo sguardo verso l'alto e vedo Angelo (pochi metri avanti a me) che accellerando il passo si sposta verso la destra orografica liberandomi la visuale. A questo punto il tempo assume una dimensione rallentata, (si, capita proprio così), la mia vista nota una massa informa di lastroni che scende (tipo youtube per capirci). Riesco a realizzare che da li a poco sarò investito dalla neve. Mi ritornano in mente alcune nozioni lette velocemente e con poca attenzione su riviste e manualetti scaricatti da internet che suggeriscono, in caso di previsione di travolgimento, che bisogna togliersi sci e buttare i bastoncini. Con una mossa fulminea (che per chi mi conosce sa non appartenermi) riesco a togliermi gli sci e a liberarmi dei bastoncini. Ovviamente sprofondo fino alle ginocchia e penso che devo cercare di galleggiare (?). Per fortuna la neve si ferma poco distante da me. Stop. Il tempo torna a scorrere normale.
Dopo alcuni secondi di normalità, come se nulla fosse successo o che tali eventi siano all'ordine del giorno, comprendiamo che ci è andata veramente bene, ma veramente bene.
E' verosimile ritenere che Angelo abbia rotto la tensione del lastrone che ricopriva la conchetta che è venuta giù lavorata ben bene dal vento.
In realtà una valutazione del rischio era stata fatta, avevamo previsto che l'attraversamento di quel preciso punto (si, proprio quel punto!) poteva registrare degli obbiettivi pericoli atteso il costone sulla destra bello carico. Mai avremmo previsto una valanga (a bocce ferme potremmo chiamarla anche distacco) di superfice. Per fortuna la frattura non si è propagata sul lato destro altrimenti, ......meglio non pensarci.
Avremmo voluto fare un reportage fotografico del luogo, per capire e studiare, ma un colpo fortissimo di vento ci ha suggerito di togliere le pelli e scendere a dir poco rapidamente alla macchina.
Durante la salita abbiamo incontrato tre rispettabilissimi veterano delle montagne abbruzzesi, nientechepopodimeno dei mitici Fabrizio e Achille. Anche loro sono rimasti senza parole davanti al distacco e alle circostanze spazio-temporali.
Questa è una foto della location, l'uomo sulla destra è Achille (omone altro circa 1,80 mt se non di più). Per darvi un'idea, i punti A, B,C D delimitano la linea di rottura che avrà una profondità media di 50 cm per un fronte di 20, 25 mt (io dico anche 30). La linea ondulata rossa delimita la zono dove ero io, mentre Angelo era sulla destra dopo l'albero che si intravede.
Per vedere meglio la foto andate sull'album di Angelo.