dal passo delle Pope:in rosso salita,in verde discesa
dalle Porte Neigre:rif Preuss e Pala de Mesdì
il canalone detritico
ingresso nel canalino dei Bepo de Medil
uscita dal canalino
il c.d. "anfiteatro"
verso la sella caratterizzata da tipiche rocce
lungo la cresta (con la freccia rossa è indicata l'uscita dal canalino di Bepo de Medil)
ultima difficoltà :una paretina sopra un forcellino con rocce vulcaniche
verso la vetta
pendii finali (a sx il Gran Cront)
vetta (Panorama da sx:Catinaccio,croda di Re Laurino,Torre Winkler,torri Nord,le Pope)
Pala de Mesdì
Sentiero bellissimo e panoramico, tracciato nel 1930 dalla guida alpina e gestore del Rifugio Gardeccia, Giuseppe Desilvestro, detto Bepo de Medil .
Itinerario molto bello, ma da non sottovalutare: la presenza di neve ghiacciata all'interno del canalino (passaggio chiave) può aumentare molto le difficoltà (necessari piccozza e ramponi).
Attenzione anche all'orientamento, anche se in genere la traccia è ovunque piuttosto evidente. Informarsi al Rifugio Gardeccia sullo stato delle corde fisse.
L’itinerario parte alle spalle del Rifugio Gardeccia e attraversando il Ruf de Soal, si inerpica tra i mughi per infilarsi in un canale molto accidentato, quindi si gira a destra per un canalino stretto e selvaggio dove esiste un tratto attrezzato. Sbucati al sole si procede per roccette , che alla fine presentano due passaggini un po' delicati; si risale infine per una cresta fino alla cima chiamata Pala de Mesdì (m 2.758), dove c'è una croce in legno benedetta da don Tita Soraruf in memoria dei Caduti di tutte le guerre.
Tempo di percorrenza: ore 5.30.
Periodo consigliato: luglio - fine settembre
Dislivello: 850mt in salita e discesa.
Punto di appoggio: Rifugio Gardeccia.
Nel 1930 la guida Giuseppe De Silvestro, per molti anni gestore del rifugio Gardeccia, aprì ed attrezzò questo bellissimo itinerario che consente di raggiungere il cuore del Larsec con un percorso alternativo al classico Sentiero delle Scalette.
Negli anni gli infissi sono stati gravemente danneggiati, soprattutto per la presenza di neve e ghiaccio fino a stagione inoltrata, e non ripristinati in quanto l’itinerario non costituiva una delle mete classiche del gruppo; fino a poco tempo fa gli infissi erano diventati praticamente inservibili e solo da qualche anno le attrezzature sono state rinnovate.
L’antico “Sentiero Gardeccia” e’ ora denominato, in ricordo del suo ideatore, “Sentiero Bepo de Medil” come indicato sul cartello, posto immediatamente sul retro del rifugio Gardeccia, che indica l’inizio del percorso.
Il rifugio Gardeccia (1948mt) è raggiungibile in circa 20' coi minibus che partono da Pera di Fassa in corrispondenza della stazione a valle delle seggiovie del Vaiolet (prima corsa in piena estate alle 7.30 circa, in agosto la frequenza delle corse è ottima, ma in alcuni momenti di punta fatica a smaltire rapidamente l'afflusso di escursionisti).
ITINERARIO
sul retro del rifugio si attraversa immediatamente il devastato letto del rio Soial,quasi sempre asciutto in estate;
salendo subito decisamente verso N (a destra si stacca il sentiero del Larsec che porta al passo delle Scalette),si risale la Val Vaiolet mantenendosi sotto i selvaggi dirupi di Larsec;zigzagando tra i prati il sentiero porta a montare su di una spalla erbosa dove,da sinistra,si innesta il sentiero che proviene dai rifugi Vaiolet e Preuss).
Si perviene alla base di un torrione squadrato,che si aggira sul retro.
Traversando in piano verso destra, il sentiero raggiunge la base di un grande canalone, racchiuso tra ardite quinte rocciose, dominato in alto a sx dalla bella e liscia parete SE della Palaccia (2602 m) e a destra dalla cresta O della Pala di Mesdì.
Si risale faticosamente, a causa della ripidezza e delle ghiaie mobili, su un fondo molto accidentato di massi,rocce rotte e ghiaie, il largo canalone per circa un centinaio di metri, finchè questo diventa una stretta gola e si divide in diversi rami: trascurati i due più evidenti, che si indirizzano verso sinistra, si raggiunge sulla destra un angusto, stretto e selvaggio canalino incassato tra altissime pareti (l'imbocco non è evidentissimo), il cui fondo può presentarsi, a seconda del periodo e della stagione, detritico o ghiacciato:qui inizia il tratto attrezzato dell’itinerario.
Si imbocca il canale incontrando quasi subito il cavo metallico; si sale mantenendosi prevalentemente al centro o sulle placche di destra, facendo attenzione alla roccia a tratti piuttosto friabile; non è infrequente,soprattutto ad inizio stagione,la presenza di neve e ghiaccio che potrebbero anche richiedere l’uso di piccozza e ramponi;alcuni passaggi richiedono inoltre qualche dote di arrampicata,soprattutto dove il cavo è un po’ lasco e potrebbe muoversi eccessivamente per effetto delle trazioni di braccia.
Si raggiunge alla fine del canalino, la base di un diedrino alto 5 metri; lo si risale con bella spaccata affrontando un passaggio un po' delicato (corda e pioli, ma è richiesta una certa forza) per uscire nuovamente alla luce del sole e guadagnare il filo della cresta (fine del tratto attrezzato) toccando l'orlo di una vasta conca detritica sospesa (c.d. "Anfiteatro") che scende ripida dalla Pala di Mesdì e che in basso si interrompe bruscamente con verticali risalti.
Da qui si prende la cresta verso sinistra e tagliando sempre sul versante di Gardeccia per ghiaie e roccette, si supera un umido canalino (passo leggermente esposto) e si sale per facili serpentine,si attraversa un primo passaggio delicato ed un secondo,in corrispondenza di una zona di scure rocce vulcaniche,per oltrepassare il quale occorre chinarsi per passare sotto un soffitto; da qui un tratto di facili (ma friabili) roccette conduce ad una caratteristica insellatura , un'ampia forcella ghiaiosa tra alcuni inconfondibili gendarmi , dalla quale si vede per la prima volta la Conca del Larsec,e da dove la traccia scende decisamente verso la medesima Valle del Larsec (crocevia di cartelli).
Proseguendo invece lungo la traccia che segue la cresta, si supera un'altra forcellina con affioramenti di roccia scura vulcanica e, risalendo dall'altra parte con un passo un po' delicato (I° grado), si prosegue lungo la dorsale,qui costituita da pendii ghiaiosi la cui ripidità si attenua gradualmente,si lascia sulla sinistra un caratteristico dente roccioso e si raggiunge la cima,caratterizzata da una croce di legno che fu installata il giorno dell’inaugurazione ufficiale del percorso e benedetta da Don Tita Soraruf,uno dei massimi esponenti di sempre dell’alpinismo nel gruppo del Larsec,in memoria dei caduti di tutte le guerre (2758mt).
Dalla cima e dalla parte terminale della cresta si possono godere meravigliose viste sulla conca del Gartl,sulle Torri del Vaiolet e sul Catinaccio,oltre che spaziare su gran parte delle Dolomiti Fassane.
DISCESA
Per la discesa,si torna indietro fino alla caratteristica insellatura descritta nella salita,e da qui si prende il pendio ghiaioso sulla destra (fianco nord) che,con stretti e ripidi tornanti,porta in pochi minuti alla erbosa Conca del Larsec (l'itinerario di discesa ripercorre la via Normann-Neruda-Wagner del 1885).
Da qui due soluzioni:
1) Raggiunto il fondo della valle ,proseguendo verso sx ,si risale alla vicina Forcella delle Pope e si continua poi per l'omonimo passo.Da lì in discesa lungo il Sentiero Don Guido (proveniente dalla vetta della Scalieret) si discende alla valle di S. Lorenzo ed al Rif Vaiolet.
2) Se al contrario si prosegue verso la destra, si scende nell'ampia e verdeggiante conca erbosa posta all'imbocco della Valle del Larsec. Seguendo gli ometti di pietre, si raggiunge il bacino che raccoglie le acque del fantomatico Lago Secco, dominato dall'arditissimo sperone del Cogolo del Larsec. Si incontra qui il sentiero segnato n° 583 proveniente dal Passo di Lausa e che, seguito verso destra, porta in breve al Passo delle Scalette (2400 m, h 1,00 dalla forcella di cresta). Da qui,per l'omonimo sentiero attrezzato si discende dapprima il severo canalone detritico (qualche facile roccetta ed un breve tratto di corde metalliche,preceduto da uno strapiombino ben attrezzato con qualche gradino metallico);si raggiunge la fascia dei mughi e ,con un lungo traverso a mezza costa lungo la Val Vaiolet, si aggira a meridione il Gruppo di Larsec per ritornare al Rifugio Gardeccia (1949) (h 1,30 dal Passo delle Scalette).
CONSIDERAZIONI
Non adatto a tutti, terreno selvaggio e poco frequentato. Da fare in salita e con tempo bello e stabile. Può presentare neve nel canalino ad inizio stagione. Chiedere informazioni sulle condizioni e sul tracciato prima di partire.
Un passaggio di primo grado superiore nella salita attrezzata lungo il canalone;altri passaggi di I°
Attenzione alle rocce friabili (è una caratteristica del Larsec);
Quest’anno totale assenza di neve e ghiaccio nel canalone; l'ultimo chiodo sull'intaglio che sbuca sulla cresta risulta staccato lasciando pertanto penzolare una parte della fune metallica.
Informarsi comunque al Gardeccia sullo stato degli infissi e sulle condizioni di innevamento.
CONSIDERAZIONE FINALE
A mio pare itinerario entusiasmante!
giovedì 29 settembre 2011
mercoledì 28 settembre 2011
Risposta a Fausto in tema di zona Vaèl (Catinaccio)
Per rispondere a Fausto,poichè non è possibile inserire foto nel testo di risposta,inserisco qui due vie della parete ovest della zona Vaèl.
Ci sono anche però la via Maestri e la Moulin Rouge.
Le vie delle difficoltà che indichi tu ,invece,non esistono in assoluto!
Tanto per chiarirci meglio,queste sono le pareti della zona Ovest di Vaèl.
Ci sono anche però la via Maestri e la Moulin Rouge.
Le vie delle difficoltà che indichi tu ,invece,non esistono in assoluto!
Tanto per chiarirci meglio,queste sono le pareti della zona Ovest di Vaèl.
martedì 27 settembre 2011
TeufelsWand (Roda del Diavolo)
Roda del Diavolo (a sx) e Croz di S. Giuliana (a dx)
Roda del Diavolo dai pressi della Forcella delle Rode
Rif Pederiva e Rif Roda de Vael
Roda de Vael vista dalla vetta della Roda del Diavolo
alcuni alpinisti sull'ultimo tiro della normale del Croz di S. Giuliana
l'itinerario da me seguito,visto dalla vetta della Roda de Vael
Roda del Diavolo (TeufelsWand) dal passo di Costalunga
quota vetta (m): 2723
dislivello complessivo (m): 900
difficoltà: PD- ::
esposizione prevalente: Varie
località partenza: Passo Costalunga (Vigo di Fassa, TN)
punti appoggio: Rif Pederiva e Rif Roda de Vael
cartografia:TABACCO N. 06 - Val di Fassa 1:25000
Cima poco frequentata del Catinaccio (sottogruppo Vael). Il punto di partenza è il rifugio Roda di Vael, facilmente raggiungibile da Ciampedie per il sentiero n. 545 o dal rifugio Paolina per i sentieri n. 539 e 549.
Cima molto bella ed appartata, fuori dal carosello della ferrata del Masaré. Bellissimo colpo d’occhio sulla Roda di Vael, sulle torri del Masaré e sulla Torre Finestra.
descrizione:
Dal Rifugio Roda di Vael si sale verso la breve via ferrata che da accesso alla ferrata del Masaré ed al catino superiore tra la Torre Finestra e la stessa Roda del Diavolo (seguire indicazioni per Torre Finestra). In poco più di un’ora si sbuca (passo del Ciaval) nel catino tra il Croz di S.Giuliana a dx e la Roda del Diavolo a sx, dopo aver superato la via ferrata attrezzata con funi, scale e fittoni, che permette di risalire uno stretto camino. Successivamente si mira verso la Forcella delle Rode (posta tra la Roda di Vael e la Roda del Diavolo) ma non si scende la paretina attrezzata; viceversa qui comincia la vera e propria via normale (20 minuti dall’uscita della via ferrata).
Descrizione della salita:
Dal margine più alto del catino ci si alza per la parete Est della Roda del Diavolo seguendo i rari ometti. Si sta abbastanza vicino al lato Nord della montagna senza però rasentarlo. Vari zig-zag, stando attenti a non perdere la flebile traccia di sentiero, portano in cresta, seguendo la quale,con un tratto più esposto, si perviene velocemente alla vetta (30 minuti dall’attacco).
Difficoltà I° (con due passaggi di I+°)
Discesa:
Come per la salita.
lunedì 26 settembre 2011
ANTICIMA NORD DELLA VETTA ORIENTALE:PARETE EST (La Nebbia del Paretone)
SU QUESTA PARETE NON AVEVO MAI ARRAMPICATO TRANNE CHE SULLO SPIGOLO NORD, IN PASSATO, UN PAIO DI VOLTE NEGLI ANNI 1982 e 1986.APPROFITTANDO DEL BEL TEMPO, DELLA FORMA ACQUISITA, MA SOPRATTUTTO L'AFFIATAMENTO CON ANDREA, DECIDIAMO DI EFFETTUATE LA SALITA DELLA VIA (LA NEBBIA DEL PARETONE)APERTA NEL 1983 DALL'INDIMENTACATO TIZIANO CANTALAMESSA.ENTRAMBI NON L'AVEVAMO MAI FATTA PRIMA.SICURAMENTE E' LA PARETE MENO FREQUENTATA DEL GRAN SASSO DOPO LA NORD DEL CAMICIA, PER ECCESSO SI CONTANO 5/6 VISITE L'ANNO,VUOI PER L'AVVICINAMENTO COMPLICATO CON IL PERCORSO DELLA CENGIA DEI FIORI, LA QUALITA' DELLA ROCCIA CHE VA DA OTTIMA A MEDIOCRE,L'ISOLAMENTO MA SOPRATTUTTO IL POCO MATERIALE PRESENTE SULLE VIE.LA NOSTRA VIA HA UNO SVILUPPO DI CIRCA MT.700 DI CUI META' AUTONOMI E L'ALTRA META' IN COMUNE CON LO SPIGOLO NORD.LE DIFFICOLTA' NON SUPERANO MAI IL 5°.IL PRIMO E L'ULTIMO TIRO NON SONO BANALI E SONO SU ROCCIA OTTIMA.PARTITI ALLE 7,30 DA CIMA ALTA ALLE 4 SIAMO ARRIVATI AL RIFUGIO FRANCHETTI DOVE, PER RICORDARE IL CARO TIZIANO, ABBIAMO MANGIATO UN BUON PANINO AL FORMAGGIO, BIRRA, CAFFE' E UNA SIGARETTA, TUTTE COSE CHE LUI PREDILIGEVA.AMPIO SERVIZIO FOTOGRAFICO SUL SITO DI ANDREA DI DONATO (WWW.WILDWORLD.IT (PHOTOGALLERY (ESPLORANDO L'ANTICIMA) E GALLERIA FOTOGRAFICA DEL PONTIFEX.
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