In quest'ultima giornata sulle Alpi il meteo non è certamente dalla nostra parte, ma non vogliamo certamente rinunciare alla possibilità di effettuare una nuova gita prima di ripartire.
Dopo aver preso in considerazione quattro possibili salite, alcune delle quali ci avrebbero allontanato ulteriormente dalla strada del ritorno, mentre Annibale parte alla volta del Friuli, Mauro ed io decidiamo di onorare la Valle Venosta che ci ha ospitato effettuando la salita al Monte Cavallaccio nel Gruppo dell'Ortles - Cevedale. Così facendo avremmo certamente guadagnato tempo per il viaggio di ritorno.
Una volta individuato l'indicazione stradale per i "Masi di Montichiari", ci inerpichiamo lungo una stretta stradina asfaltata che alla fine ci conduce ad un parcheggio a monte degli ultimi masi, posti su ripidi e suggestivi prati a quota 1535 m.
(vista sulla Valle Venosta dai Masi di Montichiari)
Dal parcheggio, in direzione sud ovest, si risalgono i ripidi prati alle spalle di una cartello con carta turistica della zona, seguendo la segnaletica n. 14. Tenendosi alla destra della recinzione dei campi innevati, in breve ci si immette sulla strada forestale che, ancora in direzione sud ovest (sinistra), si inoltra nella stratta Valle del Cavallaccio (Gutfalltal) e sale verso la "Dolferalm" a quota 2066 m. Lasciata la malga alla nostra destra si prosegue verso il fondo dell'anfiteatro, poco più in alto, dal quale normalmente per via intuiva si raggiunge la vetta per facili ed ampi dossi.
Nel nostro caso, però, le cose sono andate in maniera ben diversa. Difatti subito dopo la malga è iniziata una dura lotta con il manto nevoso, piuttosto profondo e priva di qualunque traccia di passaggi precedenti. Non potendo valutare la pendenza dei pendii soprastanti e attraverso i quali saremmo dovuti pervenire in vetta a causa della scarsa visibilità, tenuto conto che l'abbontante manto nevoso presentava non pochi rischi di valanga (marcato 3), abbiamo puntato ad una costola che abbiamo risalito con grande fatica fino ad intersecare la cresta attarverso la quale, poi, raggiungere la vetta. Tuttavia a quota 2630 m circa, poco a ovest della croce di vetta del Munwarter (Vitea Spitze) quotato 2621 m, abbiamo "gettato la spugna" per sfinimento, oltre che per la scarsa visibilità.
In effetti avevamo impiegato quasi quattro ore per raggiungere la cresta e ne avremmo impiegato almeno una quinta per raggiungere la vetta, attraverso il filo di cresta che a tratti si presentava piuttosto affilata ed esposta.
Recuperate un po' di energie, poco dopo le 13 iniziamo la discesa tenendo ben presente la traccia di salita, potendo comunque inanellare belle curve sull'abbondante manto nevoso, come detto piuttosto profondo e ancora polveroso.
In conclusione un'altra bella gita, anche se non abbiamo raggiunto la vetta del Monte Cavallaccio.
(Il punto della cresta dalla quale abbiamo iniziato la discesa, sullo sfondo si intravede la vetta del Monte Cavallaccio)
4 commenti:
Complimenti Cavalieri alpini!
Anche se meteo e manto nevoso non sono stati sempre ottimali le vostre relazioni e foto hanno fatto sognare anche noi...
La Alpi hanno comunque un fascino straordinario. Dovremmo cominciare a pensare ad un 4000 estivo per i Cavalieri in sessione plenaria...
concordo con il pensiero di Silvio.Angelo ti dovremmo fare una targa per la tua dedizione alla causa della polvere.
L'idea di un 4.000 estivo dei Cavalieri è un mio "pallino"!! Sarebbe una iniziativa fantastica!! Contate su di me (salvo imprevisti.....).
Se abbassiamo la quota a 3.600 e con un po' di allenamento mi sento di partecipare anch'io! (salvo gli stessi imprevisti del Cavaliere Silente.....)
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