Illustri Cavalieri, vi partecipo quest'articolo di Manuel Mazzoleni sul Calderone, il ghiacciaio della nostra regione...è un piacere leggere la sua relazione da ricollegare al post di Walter
luglio 2011 luglio 2007 luglio 2003
Il ghiaccio del Calderone in ottima ''salute''
30 luglio 2011 ore 8.44 a cura di Manuel Mazzoleni
Il ghiaccio del Calderone, il più meridionale dell'Europa intera, posto sul fondo ed il pendio settentrionale di un circo allungato posto sotto il massiccio del Corno Grande del Gran Sasso, continua a crescere. Nonostante i continui allarmarmi sullo scioglimento dei ghiacciai i dati, invece, confermano un costante aumento. Analizzando i dati fotografici e meteorologici l'Associazione “L’Aquila Caput frigoris” da oltre un decennio monitora la sua evoluzione, riscontrando appunto un costante aumento del suo spessore.
Negli ultimi anni, nonostante qualche stagione difficile (2003 e 2007 in modo particolare), il ghiacciaio continua a crescere di anno in anno. Il ghiacciaio dal punto di vista classificativo viene definito di tipo pirenaico. In base ai rilievi effettuati negli anni 1958-60 la quota della cima più alta sovrastante il ghiacciaio (Vetta Occidentale del Corno Grande) risulta di 2912 metri sul livello del mare, mentre la quota del punto più alto del ghiacciaio era di 2867 metri e quella del punto più basso 2676 metri, con una differenza di quota quindi di 191 metri.
La lunghezza massima in proiezione orizzontale era di 390 metri, la larghezza massima (trasversalmente al pendio) di 230 metri, l’inclinazione della superficie di 260 metri con massimi intorno ai 500 nella patte alta. L’alimentazione è prevalentemente diretta anche se notevoli sono gli apporti di neve trasportata dal vento o precipitata in forma di valanga dalle pendici rocciose che circondano il ghiacciaio.
Il limite effettivo delle nevi persistenti era sui 2750-2800 metri di altitudine, ma le caratteristiche esteriori del ghiacciaio variano non soltanto di anno in anno, ma anche da stagione a stagione.
A partire dal 1929 il ghiacciaio ha costituito l’oggetto di sopralluoghi sistematici i cui risultati sono stati pubblicati anno per anno sul Bollettino del Comitato Glacialogico Italiano.
Negli ultimi anni, nonostante qualche stagione difficile (2003 e 2007 in modo particolare), il ghiacciaio continua a crescere di anno in anno. Il ghiacciaio dal punto di vista classificativo viene definito di tipo pirenaico. In base ai rilievi effettuati negli anni 1958-60 la quota della cima più alta sovrastante il ghiacciaio (Vetta Occidentale del Corno Grande) risulta di 2912 metri sul livello del mare, mentre la quota del punto più alto del ghiacciaio era di 2867 metri e quella del punto più basso 2676 metri, con una differenza di quota quindi di 191 metri.
La lunghezza massima in proiezione orizzontale era di 390 metri, la larghezza massima (trasversalmente al pendio) di 230 metri, l’inclinazione della superficie di 260 metri con massimi intorno ai 500 nella patte alta. L’alimentazione è prevalentemente diretta anche se notevoli sono gli apporti di neve trasportata dal vento o precipitata in forma di valanga dalle pendici rocciose che circondano il ghiacciaio.
Il limite effettivo delle nevi persistenti era sui 2750-2800 metri di altitudine, ma le caratteristiche esteriori del ghiacciaio variano non soltanto di anno in anno, ma anche da stagione a stagione.
A partire dal 1929 il ghiacciaio ha costituito l’oggetto di sopralluoghi sistematici i cui risultati sono stati pubblicati anno per anno sul Bollettino del Comitato Glacialogico Italiano.
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