venerdì 8 aprile 2011

Cevedale e dintorni

Inizierei il racconto con una battuta, che fa pure rima: "dal cevedale all'ospedale". Sì, perchè poche ore dopo essere rientrati a casa da una "tre giorni" sul gruppo del Cevedale, una banale, ma violenta caduta sulle scale di un parcheggio comunale, mi hanno costretto ad un breve ricovero ospedaliero e ora mi trovo convalescente con due costole fratturate.Naturalmente (e giustamente aggiungo io) in molti mi hanno preso in giro per  la rocambolesca e poco "onorevole" caduta, ma purtroppo non sono riuscito a mantenere il segreto su quanto accaduto.
Colgo l'occasione per ringrazie gli amici che mi hanno soccorso, in particolare "Pastarella?" al quale ho fatto prendere uno spavento terribile, e tutti coloro che mi sono stati vicino mostrandomi tutto il loro affetto. Grazie!!
Insomma la mia stagione scialpinistica è finita parecchio in anticipo, rispetto a quanto avevo previsto. E sono maggiormente dipiaciuto per non aver concluso la stagione con le classiche sulle montagne di casa che tanto amiamo, ma ora torniamo alla "tre giorni" sul Cevedale.
Come spesso accade, insiema a Luca partiamo da casa alle ore 22,30 di venerdì 1° aprile con destinazione Cogolo di Pejo (TN) dove arriviamo verso le 5,00 del mattino seguente. Il tempo di prepararci ed attendere un poco di luce del giorno, verso le 6,00 siamo già in cammino da località Malga Mare con destinazione Monte Cevedale. Questa volta, però, i 1800 metri di dislivello e 15,7 km di sviluppo, sommati alla notte passata alla guida ed una scarsa e poco piacevole colazione in autogrill, si sono rivelati fatali per la mia performance. Difatti, superata la quota 2900 m circa, quando ormai eravamo sotto un sole cocente, ho dovuto lottare con tutte le mie forze residue per raggiungere la vetta sulla quale, in ogni caso, siamo giunti dopo appena cinque ore di cammino.
Stanchezza e fatica indicibile a parte, è stata una gita fantastica, che ci ha permesso di godere di un magnifico sole ed una visibilità sulle alpi quasi sconfinata, come dimostrano le foto (poche a dire il vero: ero troppo stanco per fare foto) pubblicate sul mio album

Relazione:
Dal parcheggio adiacente la centrale Enel, nei pressi di Malga Mare a quota 1972 m, che si raggiunge attraverso una stretta strada asfaltata che inizia dal centro abitato di Cogolo di Pejo (indicazione turistica),  si seguono le indicazioni per il rifugio "Larcher" (cartello di legno). Si transita alla destra di Malga Mare, avanzando fin sotto ad una bastionata rocciosa, che si aggira andando verso destra sulle tracce del sentiero estivo, fino a raggiungere un pianoro a quota 2200 m. dal quale proseguiamo verso sinistra lungo un dorso. Si supera sulla sinistra un cocuzzolo e, leggermente in discesa, si raggiunge la stazione intermedia di una teleferica in località "Pian Venezia" a quota 2283 m. Ora si prosegue al centro dell'ampia valle, praticamnete pianeggiante, e la percorriamo fino alla fine transitando alcune decine di metri al di sotto del rifugio "Larcher", che ci lasciamo alla nostra destra. Al termine della valle, piegando a sinistra, si risale un ripido canale attraverso il quale si perviene sulla morena glaciale a quota 2700 m. A questo punto, traversando a sinistra (segnavia bianco rossi sulle rocce), si raggiunge il grande avvallamento tra le rocce, risalendo il quale si perviene nel grande catino glaciale a quota 3050 m. Ora la vetta del Monte Cevedale è ben visibile. Si prosegue l'ascesa piegando leggermente a destra, transitando alla sinistra di alcuni serracchi fino a raggiungere un colle ai piedi del ripido pendio di vetta, che si raggiunge lungo il margine sinistro del pendio stesso.
La discesa per l'itinerario di salita, tenendo sempre ben presente che si tratta di un ambiente glaciale, fino a raggiungere il rifugio "Larcher" (affollatissimo) dove abbiamo trascrorso le due notti successive. 
Presso il citato rifugio, in maniera del tutto casuale ed indipendente dalle nostre scelte, ci raggiunge anche "Annibale" con un gruppo di amici trentini, insieme ai quali era salito dalla Val Martello. Ecco svelato anche l'indovinello del post precedente. 
Recuperate le forze, poco prima delle 7,00 del 3 aprile u.s. siamo di nuovo in marcia sotto un magnifico cielo terso ed una temperatura poco più fresca della giornata precedente. Dopo aver fatto un breve tratto della salita insieme ad "Annibale" ed i suoi amici trentini (loro erano diretti sulla Zufallspitze), ci dirigiamo verso la nostra meta: Palon de la Mare 3703 m, seconda cima più alta del Trentino dopo il Cevedale.
Relazione:
Dal rifugio "Larcher" ci si abbassa fino al fondo della valle sottostante, al termine della quale, piegando a sinistra, si risale un ripido canale attraverso il quale si perviene sulla morena glaciale a quota 2700 m. A questo punto, traversando a sinistra (segnavia bianco rossi sulle rocce), si raggiunge il grande avvallamento tra le rocce, risalendo il quale si perviene nel grande catino glaciale a quota 3050 m. Fino a questo punto l'itenerario è in comune con quello percorso il giorno precedente per la salita al Monte Cevedale.
Da questo punto, piegando costantemente a sinistra, si entra nella Vedretta de la Mare che si risale dolcemente puntanto al Col de la Mare (poco distante alla nostra destra è visibile il bivacco Colombo a quota 3485 m). Continuando in semicurva verso sinistra, si rimonta il grande crestone nord che scende dal Palon de la Mare dove si perviene sci ai piedi, potendo godere del grandioso ed emozionante panorama sul ghiacciaio dei Forni e le montagne circostanti, come la imponente piramide del Gran Zebrù. Guardare le foto per credere.
La discesa per l'itinerario di salita.
 
Per la terza giornata, dovendo fare il viaggio di ritorno a casa, abbiamo previsto una salita più breve, che però si è rivelata molto più ostica di quanto avessimo previsto. Difatti le nostre buone intenzioni di salita a Cima delle Marmotte 3330 m, sono naufragate a quota 3100 m. circa sotto una cresta che nulla aveva a che vedere con una salita scialpinistica.
Dal rifugio "Larcher" a quota 2607 m si traversa il pendio sovrastante, seguendo il segnavia n. 104 in direzione est, fino a raggiungere un colle dal quale, prima in direzione sud-est e poi in direzione nord-est, si raggiunge località "le Pozze" a quota 2785 m circa. Da questo punto, in direzione nord, bisognerebbe raggiungere prima Cima Lagolungo e poi, attraverso la Vedretta di Careser, la Cima Marmotta. 
Evidentemente noi, seguendo alcune tracce di salita (anche di discesa) abbiamo risalito un canale piuttosto ripido, in parte occupato anche da slavine spontanee cadute nei giorni antecendenti, al termine del quale ci siamo trovati su una cresta rocciosa che adduceva ad un'altra cresta sovrastata da poco rassicuranti cornici. Non riuscendo a capire dove fossimo finiti e non potendo vedere nessuna delle cime sovrastanti, siamo stati costretti a rinunciare alla nostra meta. Tuttavia abbiamo potuto godere di una magnifica sciata, su terreno ripido e neve ancora ghiacciata, fino al "Pian Venezia" a quota 2283 m. Da questo punto in poi il rientro a Malga Mare è stato un vero incubo, a causa del manto nevoso ancora abbondante ma completamente collassato che faceva sprofondare completamente gli sci sotto la neve.
Clicca qui per le foto di quest'ultima gita.

11 commenti:

Annibale ha detto...

Mi dispiace tantissimo per l'infortunio!Non sapevo nulla.
Una vera disdetta.
Ero rimasto alla verosimile ottima conclusione della spedizione al Cevedale.
Avrai tempo per rimetterti e ,secondo me forse qualche sciata prima della fine della stagione riesci ancora a farla.
Per quanto riguarda la parte tecnica invece,relativamente alla vostra terza escursione,penso che il canale ripido della vostra salita,sia quello che abbiamo percorso io,Mauro,Nadia e Mariangela in discesa il giorno prima,provenienti dalla vedretta di Careser.In alto è 45°,poi 40°.
Se avete trovato delle tracce di discesa sono nostre.Oltretutto l'ingresso dall'alto è un pò pericoloso in quanto esposto su una fascia di rocce.Mi sembra oltretutto di riconoscerlo dalle tue foto (forse l'ultima).
Ma non è che la forcella Lagolungo sia tanto da meno di questa.L'abbiamo fatta 2-3 anni orsono e anch'essa è molto ripida in alto ed oltretutto un pò più complicata:bisogna spostarsi infatti alla fine su di un canale parallelo.
Auguri di pronta guarigione!

pastarella? ha detto...

... grazie, chiunque dell'Ordine Cavalleresco avrebbe fatto lo stesso.

Devo dire che le foto sono veramente belle.

Walter ha detto...

Come sempre grande Angelo!! ( ...e Luca).
Come i Cavalieri dei vecchi tempi ..... 1.000 km di notte e subito all'attacco dei 3.700 e rotti del Cevedale. Fai paura. Ma fai ancora più paura per la "demenza" con cui ti sei fatto male!
La prossima volta il Pastarella attrezzerà una corda fissa lungo la scalinata ed il Pontifex, vista l'esperienza, verificherà la messa in sicurezza del pericoloso passaggio.

pastarella? ha detto...

... certo, dimentichi Walter che il Pontifex è ispettore di fune ...

Unknown ha detto...

Grazie ancora a tutti.

Per Annibale:
leggendo la relazione di Mauro su The Top, una volta a casa, avevo sospettato che quelle tracce erano le vostre. Tuttavia quando ero sul posto avevo troppi dubbi sul luogo ove ci eravamo cacciati, per cui ho preferito fare dietro front, anche perché calzando i ramponi per proseguire si sprofondava fino al ginocchio. La prossima volta andrà ancora meglio di quanto non sia andata questa volta. Certo che ora mi è rimasto il "pallino" di Cima Marmotta!

Il Mascherone - Vince Odoardi ha detto...

Auguri Angelo, per una rapida guarigione che festeggieremo al più presto.
Mi prenoto, già da adesso, per il rito delle "entrate"...ma anche prima, appena te la senti, faremo una serata del Cavaliere...

Fausto2000 ha detto...

Buona convalescenza e non ho dubbi che il tuo coriaceo carattere ti rimetterai in men che non si dica !

pastarella? ha detto...

... ho già parlato con il sindaco, fino a quando non ti rimetti gli sci siamo rimasti di intesa che "cima Marmotta" resterà chiusa (per te e per me) ...

il Grande Assente ha detto...

E' crollato un mito. Lorenzo considera (a ragione) Angelo un alpinista di livello. Avevo pensato di raccontargli di un incidente su un insidioso spigolo sul Gran Sasso ma poi un Cavaliere gli ha fatto sapere la reale dinamica dell'accaduto prima che io potessi "rafforzare" il mito con racconti di difficili imprese. Se può consolarti mi sembra che anche uno storico alpinista, pur avendo scalato tutti gli 8.000, ha avuto un banale incidente domestico.....Saluti da Lampedusa!!!

Silvio ha detto...

Buona convalescenza, Angelo! Ora che il peggio è passato ci possiamo scherzare…
Beh, direi che in tono con lo stile notoriamente epico dei Cavalieri si debba ormai istituire un Annale delle Imprese dei Cavalieri.
L’incidente di Angelo ci finirebbe a pieno titolo! Così come la mia conquista di Tavola Rotonda solo al 5° o 6° tentativo. I reiterati smarrimenti del Cavaliere Medievale anche sui percorsi più innocenti (però forse dovrebbero finirci anche un po’ di smarrimenti miei…). Ci finirebbe il Mascherone che l’altro giorno, alla quindicesima uscita con destinazione Canale di Fonte Rionne sbaglia strada. Le lezioni di vita e di montagna impartite dal Pontifex ad ogni quota, latitudine e sesso. L’involontario “Armiamoci e partite!” del Cavaliere Silente alla conquista del Corno grande…

Unknown ha detto...

Splendida idea, quella degli annali. Poi a fine anno, stilata un'apposita classifica, il "migliore" dei cvalieri potrebbe pagare una birra a tutti gli altri.

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