giovedì 1 luglio 2010

PLACCHE DEL TOTEM





L'APPETITO VIEN MANGIANDO" RECITA UN FAMOSO DETTO. DOPO AVER ESORDITO CON META' VIA DEL VECCHIACCIO E META' VIA AQUILOTTI 74 HO COLTO AL VOLO L'OPPORTUNITA' DI RIPERCORRERE LA VIA DELLE PLACCHE DEL TOTEM SITUATA SULLA PARETE OVEST DELLA 2° SPALLA AL CORNO PICCOLO.ERAVAMO PARTITI, IO E ANTONIO, PER FARE LA VIA DEL VECCHIACCIO, QUESTA VOLTA PER INTERO, MA CONSIDERATO L'AFFOLLAMENTO SULLA STESSA ABBIAMO "RIPIEGATO" SULLA VICINA VIA DELLE PLACCHE DEL TOTEM.GRANDIOSA VIA, CHE HO RIPERCORSO PER LA SETTIMA VOLTA (PER IL MASCHERONE AMANTE DELLE MIE STATISTICHE!!), APERTA DAL FUORICLASSE DELL'ARRAMPICATA PIERLUIGI BINI.VIA DI 200 METRI DI DISLIVELLO CON DIFFICOLTA' DI 5 E 6 GRADO. VIA SU PLACCA APPOGGIATA E VERTICALE CHE COMPORTA UN'ARRAMPICATA DELICATA ED IN UN PAIO DI TRATTI ESTREMA.LA PARTICOLARITA' DELLA VIA E' CHE IN LOCO CI SONO SOLO TRE PROTEZIONI E LA POSSIBILITA' DI SFRUTTARE DUE CLESSIDRE E, QUINDI, E' MOLTO PSICOLOGICA E RICHIEDE ALL'ARRAMPICATORE SICUREZZA ESTREMA SUL GRADO.L'APRITORE HA UTILIZZATO UN SOLO CHIODO!!!PENSAV0 DI FARE UN PAIO DI "APPESE" PRIMA DEI TRATTI ESTREMI,INVECE NON NE HO AVUTO BISOGNO.ALLA PROSSIMA!!!

domenica 27 giugno 2010

Serra delle Ciavole, Pollino

Sabato calabrese per il sottoscritto e il Mascherone. Meta: il gruppo del Pollino. Partiamo da Sibari, diretti a Civita.
Con sorpresa ci rendiamo conto che Civita ha la particolarità di essere una sorta di enclave albanese. Espone tabelle segnaletiche bilingue, e conserva lingua e tradizioni albanesi.

Il paese è carino, un nido d’aquile come la madre patria, che fronteggia le pareti vertiginose del canyon del Raganello. E’ una delle porte naturali al Pollino.
Quando alle 7.00 facciamo irruzione nel paese il Mascherone è in stato di forte agitazione. Non finisco di parcheggiare che si slancia fuori dall’auto, si avventa su un netturbino, e gli chiede dove può trovare una pasticceria ( ancora oggi non ho capito perché). Il netturbino è un po’ stranetto, per usare un eufemismo. Ma prende molto a cuore la situazione del Mascherone. Si agita, si sbraccia, gli spiega cose di cui il Mascherone non capisce una parola. Poi leggermente rassegnato si rivolge a tutti gli altri occupanti della piazza (malgrado l’orario ce ne sono), e capiamo che sta illustrando le esigenze del Mascherone a tutti gli abitanti di Civita raggiungibili al momento .
Lasciamo la piazza in fibrillazione (la piazza non noi) e ripariamo in un bar. La barista è un’attempata e normale signora, che ci serve caffè (di cui il Mascherone non rimane soddisfatto) e brioche.
Disponendo solo di una carta scritta in topografico arcaico, ne cerchiamo una più aggiornata e leggibile. In un altro bar ne troviamo un’altra, ma è molto molto più arcaica della prima.
Ci spiegano che il percorso di avvicinamento è solo per 10 km percorribile senza un fuoristrada. Non ci preoccupiamo perché ho sempre considerato la mia FIAT Ulysse un fuoristrada.
Da Civita la strada verso il Casale Toscano (mt 1659) si snoda verso nord, nord-ovest parallelamente alle gole del Raganello. Una decina di km di asfalto, poi, dopo Colle Marcione (un passo con tanto di rifugio), sterrata.
Il mio fuoristrada arriva a quota 1400. Da lì ci incamminiamo.
Si prosegue a piedi sulla sterrata per un paio di km. Poi si comincia a salire nel bosco e a zigzagare su corsi d’acqua, che su questa montagna troviamo un po’ dappertutto. Arriviamo al sinistro Casale del Toscano. Credo che il Toscano in persona lo abbiamo incrociato un po’ più in basso. Non sembrava per niente toscano, non era tanto elegante, ed aveva in mano un’accetta con un lungo manico. Al saluto rispondeva con cenno (nessun problema, se il cenno non l’avesse fatto con l’accetta).
Dal Casale Toscano si prosegue nei boschi fino alla Grande Porta, a quota 1947, passo che immette sulla Piana del Pollino (un altopiano tutto coronato dai monti del Pollino). Decidiamo di piegare verso Serra delle Ciavole. Ci portiamo alla base della Serra piegando a sud. Quindi risaliamo a vista il fianco della serra, tutto coperto da bellissimi pini loricati. La cima (mt 2130) è all’estremità sud della serra, che raggiungiamo rimanendo sulla cresta. Questi pini, seppure secchi in gran numero, sono proprio belli e imponenti.

Molto rugosi, con una corteccia che pare una pelle di dinosauro. Oppure quasi bianchi, quando sono secchi e senza corteccia.


Ritorno per la via di salita. Sosta a Civita per panino e birra.
Troviamo un alimentare aperto, e la titolare, mentre per 7 euro ci prepara due ragguardevoli panini soppressata e pecorino, due birre, ed una focaccia, ci racconta buona parte della sua vita.


Quando usciamo ci vede da lontano il netturbino, che ormai è in borghese. Si avvicina e riattacca il discorso pasticceria. Il Mascherone si gira e comincia a parlare per finta al cellulare, e a me tocca intrattenere il netturbino di Civita.
Concludiamo questa bella uscita con un piccolo tour di Civita, cercando di sfuggire al netturbino.

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