venerdì 23 dicembre 2011

La Neve dov'è

Caro Pier è un piacere risentirti. Purtroppo questa è la situazione attuale.












Alcuni Cavalieri sulla seggiovia.........................

Ohhhhhhhh

MA LA NEVE DOV'E' IN QUEL DELL'ABBRUZZO??????

giovedì 22 dicembre 2011

AGGIORNAMENTO CULTURALE.

CONSULTATE IL SITO WWW.APPENNINO.TV - LINK:MOUNTAIN TUBE (VIDEO DENTE DEL LUPO).RIGUARDA LA SALITA INVERNALE EFFETTUATA L'INVERNO SCORSO CON LA G.A.DI DONATO ANDREA ALLA CRESTA NORD-EST DI MONTE CAMICIA.PURTROPPO, PER LE CONDIZIONI NON FAVOREVOLI, NON SIAMO SALITI SUL DENTE DEL LUPO E CI SIAMO FERMATI SULLA SUA ANTICIMA.

martedì 20 dicembre 2011

AUGURI DAL PONTIFEX

In occasione delle festività del Santo Natale, il Pontifex, per stemperare i toni della polemica accesasi, mi ha commissionato un augurio particolare a tutti i Cavalieri.
Cliccate sul TITOLO del post.

mercoledì 14 dicembre 2011

L'INCORONAZIONE


IN OCCASIONE DELLA CENA SOCIALE DEL "CLUB DEI 2000" SI E' SVOLTA LA CERIMONIA UFFICIALE (QUELLA RELIGIOSA GIA' EFFETTUATA DAL PONTIFEX IN OCCASIONE DELLA SALITA DI PUNTA DI COLLE D'ACQUAVIVA QUALE ULTIMO 2000)DELL'INCORONAZIONE DEL CAVALIER SILVIO QUALE "RE DEI 2000" PER AVER RAGGIUNTO LE VETTE DI TUTTI I DUEMILA DELL'APPENNINO.SERATA SOBRIA ED ALLEGRA DURANTE LA QUALE "I MALATI DEI 2000" HANNO AVUTO LA POSSIBILITA' DI SCAMBIARSI IDEE, PUNTI DI VISTA E PROGETTI.COMUNQUE LA VERA STAR DELLA SERATA E' STATO IL PONTIFEX CHE OLTRE AD AVER TENUTO UNA CONFERENZA SULLA SALITA DEL DENTE DEL LUPO HA RITIRATO IL PREMIO PER AVER SALITO PIU' DI CENTO VETTE DI DUEMILA METRI.IL NOSTRO ORDINE E' ORGOGLIOSO DI AVERE UN PERSONAGGIO DI TALE CARATURA E PRESTIGIO CHE PERO' DEVE RASSEGNARSI, FIN QUANTO IL PONTIFEX LO VORRA', A RICOPRIRE CARICHE ISTITUZIONALI SEMPRE DEGNE DELLA SUA LEVATURA,MA AL DI SOTTO DEL SOMMO.ONORI AL CAVALIER SILVIO.

martedì 13 dicembre 2011

da De Contra alllo Stazzo di Caramanico


il sito archeologico della V. Giumentina


Piano dei Valli (sullo sfondo Morrone)


la falesia di Roccamorice


la tabella del Parco



Pianagrande (panorama di Focalone,C. Pomilio,M.Rotondo e Pescofalcone)


Pianagrande (panorama del BlockHaus)


Stazzo di Caramanico (Rif. Di Marco)


autoscatto


panorama di Focalone e C. Pomilio


dislivello complessivo (m): 1000
lunghezza (km): 35
difficoltà: OC :: BC+ :: - ::
esposizione prevalente: Nord
località partenza: De Contra (Caramanico Terme, PE)

note:
Distanza 35 Km misti
Tempo di percorrenza 4 h
Difficoltà ****
Dislivello in salita 1.000 mt.
Dislivello in discesa 1.000 mt.

Tipologia
Percorso che, con una piccola deviazione, consente di visitare uno degli eremi più belli d'Abruzzo, quello di San Bartolomeo Majella, incastonato nella roccia come una costruzione di un presepe.
Lungo il percorso si domina un ampio panorama verso Maiella, Morrone e Gran Sasso.
Il percorso è piuttosto difficile.

descrizione:

Descrizione
Dalla fontana nel centro di Decontra, frazione di Caramanico Terme, riempite le borracce, si parte verso sinistra per la strada asfaltata.
Poco prima di un gruppo di case di pietra, sulla sinistra si imbocca una strada bianca.
Dopo poche decine di metri si trova un incrocio con quattro strade.
Si sale a dx lungo l’ ampia dorsale della regione Pratedonica e si percorrono circa 9 Km, con tratti duri, sovrastando la valle dell'Orfento.
Si arriva ad un piccolo parcheggio con un cartello del Parco della Maiella:una sbarra ostruisce il passaggio ai mezzi meccanici.
Proseguendo la pendenza diminuisce e si raggiunge la Pianagrande dove si apre un ampio panorama a dx verso la valle dell'Orfento,e davanti verso il BlockHaus.
Sulla destra si scorge un sentiero che porta verso l'Eremo di San Giovanni, tuttavia si sconsiglia di scendere con le bici.
Alla fine di un breve rettilineo si trova un'area pic-nic (sulla sinistra c’è un sentierino che porta verso un fontanile : fonte Centiata).
Si prosegue lungo la sterrata principale che taglia a mezza costa il Colle ad Arco, e dopo alcuni tornanti si arriva allo stazzo di Caramanico (Rif. CAI Marcello Di Marco).
Si torna indietro lungo lo stesso percorso.
Si prosegue sempre dritto lungo l’ampia dorsale di Pratedonica fino ad un piccolo gruppo di case dove a dx c’è un bivio con indicazioni Eremo di S. Bartolomeo.
Si prosegue verso destra lungo il sentiero che si trasforma in un tappeto erboso.
Proseguendo lungo la traccia ondulata si compie un piccolo dislivello in discesa.
Al bivio si va a sx,tralasciando a dx la traccia contraddistinta dalla lettera S.
Proseguendo dritto dalla direzione di provenienza inizia una discesa che porta verso la Valle Giumentina.
Dopo un po’ si incontra la deviazione opzionale a dx per la sterrata che conduce in prossimità della gola da cui si può ammirare l'eremo di San Bartolomeo,raggiungibile però soltanto a piedi.
Tornati alla sterrata principale si continua la discesa che porta verso la Valle Giumentina.
Raggiunto il fondo della piana (Piano dei Valli su IGM) si segue la strada bianca girando a sx verso De Contra.
Dopo poco inizia una breve risalita che riporta al quadrivio iniziale, dopodiché si continua diritto per ritrovarsi al punto di partenza nel centro della frazione De Contra di Caramanico.

domenica 11 dicembre 2011

.... test di pubblicazione

a seguito della segnalazione di Annibale di problemi nella pubblicazione del suo post inerente l'escursione Pomilio-monte Rotondo, cliccate il link per il suo profilo FaceBook dove potete trovare la relazione.

lunedì 21 novembre 2011

... BBR concetto rivoluzionario.

BBR è il soprannome di un tecnico francese della Salom che ha dato il nome, avendolo progettato, a un nuovo sci che al posto del classico profilo a X ha l'innovativa forma a V. Dimensioni generose sulla pala e coda proporzionalmente più piccola ma comunque meno larga del centro scri. Appunto, una forma a V.
Ispirato al surf, al kite surfing e a tutti gli sport di scivolamento sulla neve e sull'acqua offrirebbe una grande stabilità ed elevati doti di conduzioni sul duro e notevole galleggiamento su neve fresca attese le misure generose (almeno così dice la pubblicità).

Il look scelto dalla Salom tende ad ingannare l'occhio che vi vede sempre una forma ad X, ma le misure dicono il contrario.

Uno sci che per adesso è stato prodotto solo per lo sci alpino, ma se le prestazioni sono come pubblicizzate presto entrerà nella necessaria dotazione di uno ski-alper.

Per maggiori informazioni qui, qui, qui e qui.

M.TE PESCOFALCONE MT.2.657






MENTRE "IL RE DEI 2000" E' IMPEGNATO IN UN TOUR MONDIALE, DA RADIO BLOG PARE CHE ATTUALMENTE SI TROVA IN UN PAESE AFRICANO, PER TENERE CONFERENZE CON IL PRECIPUO SCOPO DI DIFFONDERE "IL DUEMILISMO" COME SPORT MIRATO ESCLUSIVAMENTE ALLA CONQUISTA DI MONTAGNE CON ALTEZZA COMPRESA TRA I 2000 E 3000 METRI, ALCUNI CAVALIERI SI SONO ORGANIZZATI PER EFFETTUARE UNA ESCURSIONE SULLA MAIELLA E, PRECISAMENTE, SUL MONTE PESCOFALCONE SALENDO LA CLASSICA RAVA DEL FERRO.INTENZIONALMENTE NON AVEVO MAI PERCORSO LA RAVA DEL FERRO IN ASSENZA DI NEVE E NON ME NE RAMMARICO VISTO LE PIETRAIE CHE CI SONO.PURTROPPO NELLA PARTE ALTA DELLA RAVA ABBIAMO TROVATO UN PO' DI NEVE DURA CHE ALL'ANDATA CI HA COSTRETTI A FARE DEI BEI GIRI ALLUNGANDO IL PERCORSO,MA IN DISCESA ABBIAMO AVUTO DELLE DIFFICOLTA' PERCHE' SENZA RAMPONI.COMUNQUE, IL MASCHERONE CI HA MAGISTRALMENTE GUIDATI IN SICUREZZA BATTENDO LA TRACCIA FACILITANDOCI LA PROGRESSIONE SPECIALMENTE A SIMONA E FRANCESCA CHE CALZAVANO SCARPE MORBIDE DI QUELLE CHE DANNO LA SENSAZIONE DI SCIVOLARE SEMPRE.E PENSARE CHE NEGLI ALTRI GRUPPI MONTUOSI NON C'E' UNO "SGRIZZO" DI NEVE!!!!MAGNIFICA ESCURSIONE SIA SOTTO IL PROFILO METEREOLOGICO CHE PAESAGGISTICO E PER UNA PIU' AMPIA DOCUMENTAZIONE DELLA GITA VISIONARE GLI ALBUM DEL PONTIFEX E DEL MASCHERONE.

martedì 15 novembre 2011

MANTE' QUAND TE CA QUAND' NIN' TE SI MANTE' DA ES!!!

SOLEVA RIPETERMI MIA MADRE IN TEMPI DI VACCHE GRASSE!!!NON CI FU DETTO PIU' "AZZECCATO" PER IL MOMENTO CHE VIVIAMO.

mercoledì 9 novembre 2011

Morti i dispersi sul Monte Bianco dopo cinque giorni nella bufera

I due alpinisti erano bloccati sulla via di discesa dalle Grandes Jorasses, in territorio italiano. Mercoledì scorso avevano affrontato il Linceul sulla parete nord ed erano stati costretti a un bivacco, poi la cima e venerdì scorso l'ultima telefonata. Da allora nessuna notizia. Oggi il recupero
COURMAYEUR - Sono stati individuati a 4.050 metri i cadaveri dei due alpinisti dispersi da sette giorni sulle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco, Olivier Sourzac e Charlotte De Metz. Li ha individuati l'equipaggio di un elicottero del Peloton d'haute montagne di Chamonix, che ha avvertito gli uomini del Soccorso alpino valdostano, essendo i due in territorio italiano. Dalla Francia è però arrivata la conferma: per loro non c'è più nulla da fare. E la notizia del decesso è stata poi comunicata direttamente dal medico rianimatore dell'ospedale di Aosta, Andrea Ortu, dopo aver ispezionato i corpi dei due alpinisti sul luogo del ritrovamento, a 4.050 metri, nella zona compresa tra le rocce lungo la via di discesa della Walker e il ghiacciaio sospeso della Whymper. "Sono morti": le parole del responsabile italiano delle ricerche, la guida di Courmayeur Oscar Taiola, hanno tolto le ultime speranze a chi ancora si aggrappava all'idea che ci fosse un'ultima possibilità, per loro.I piloti dell'elicottero francese che sono riusciti a salire oltre i quattromila metri hanno riferito per primi che erano immobili. Sono stati individuati grazie alla giacca rossa indossata da uno dei due, che spiccava sulla neve, poco dopo le 11.30. Le guide alpine e il personale medico del Soccorso alpino valdostano, dopo un primo sopralluogo, sono tornati all'aereoporto di Aosta per organizzare meglio il recupero. I due corpi saranno poi trasferiti nella camera mortuaria del cimitero di Courmayeur.Era da venerdì scorso che i volontari, sia francesi, sia italiani, tentavano di salire verso la cima, ma la cappa di nubi e il vento lo avevano finora impedito. Le condizioni meteo questa mattina sono migliorate e hanno permesso ai soccorritori francesi di avvistare i due alpinisti a 4.050 metri, cioè la quota che era stata comunicata dalla guida nel corso della sua ultima telefonata. Olivier Sourzac, 47 anni, guida di Sallanches, della Compagnie des guides du Mont Blanc di Chamonix, e Charlotte De Metz, alpinista quarantaquattrenne di Fontainbleau, nei pressi di Parigi, erano saliti martedì scorso al refuge de Leschaux, sul versante francese della montagna, con l'intenzione di affrontare il Linceul sulla parete nord, il pendio di ghiaccio che scende tra lo sperone Walker e la cresta des Hirondelles. Una via valutata "molto difficile" quando era stata aperta nel 1968 da René Desmaison e Robert Flematti, in nove giorni di lotta con la montagna, una gradazione poi riveduta quando le nuove tecniche di salita sul ghiaccio avevano cominciato a diffondersi. Nel 1977, Jean-Marc Boivin, da solo, ce l'aveva fatta in appena due ore e mezzo. Sourzac e De Metz contavano di uscire in cresta in giornata, ma erano stati costretti a un bivacco nel tratto finale, mercoledì notte. Giovedì erano riusciti a raggiungere il filo di roccia al confine tra Francia e Italia. Da lì, se il tempo lo avesse permesso, si sarebbero potuti buttare verso il rifugio Boccalatte, lungo la via normale che sale da sud ovest. Quattro ore in condizioni normali, se nel frattempo non fosse caduto quasi un metro di neve, a rendere impossibile il cammino e a rischiare a ogni passo di essere trascinati dalla valanga. I contattitelefonici con loro si erano interrotti venerdì sera, quando la batteria del cellulare di Sourzac si era esaurita. Nell'ultima conversazione telefonica la guida aveva detto di esser riuscito a scavare una buca nella neve sotto un cornicione di ghiaccio. Si sono dovuti fermare, i due alpinisti, hanno scavato con le piccozze una "truna", una buca nella neve non diversa da quella che può prepararsi un orso in letargo. E' l'unica maniera per sopravvivere, la temperatura si mantiene attorno allo zero ma non scende oltre. Nella zona la temperatura in questi giorni era scesa era intorno a -10 gradi a 4mila metri,con raffiche di vento fino a 45 km/h; e in pieno vento la temperatura precipita a -20 gradi circa; e di notte scende anche fino a -30 gradi. Ma evidentemente non è stato sufficiente, la mancanza di cibo, forse anche di equipaggiamento, il freddo, tutto questo ha avuto la meglio. Probabilmente quando ieri hanno sentito i rotori dell'elicottero che si avvicinava, si sono trascinati fuori dal loro rifugio, hanno provato a farsi vedere attraverso la nebbia, sperando che i piloti individuassero almeno la giacca di piumino rossa. Hanno sfruttato le ultime forse per salvarsi, poi sono rimasti lì, dove stamattina, con la prima vera finestra di bel tempo, sono stati visti dai soccorritori francesi. Troppo tardi.Un epilogo tragico ma che ormai ci si aspettava. E' vero che in passato ci sono stati episodi di sopravvivenza che la scienza mai avrebbe previsto. Nell'agosto 1966 due tedeschi vennero salvati dopo essere rimasti bloccati per una settimana sulla parete ovest dei Drus. E nel gennaio 2006 una guida alpina francese fu portata a valle, viva, dopo quattro giorni sullo sperone Croz delle Grandes Jorasses, a 3.900 metri di altitudine, con temperature che erano scese a -20°. Nel caso di Sourzac e De Metz c'è purtropo da tener conto anche della tempesta perfetta che si è scatenata sulle loro teste, in anticipo probabilmente su quanto loro avevano previsto. E inoltre, lo aveva riferito la guida nella sua ultima telefonata, la donna già era prostrata all'uscita dalla via sulla parete nord.Una vicenda analoga, il maltempo che investe in anticipo la montagna, le ricerche su versanti diversi da parte dei soccorritori - ambientata sulla Civetta, nelle Dolomiti - è raccontata nel recentissimo romanzo dello scrittore e storico dell'alpinismo Enrico Camanni, "Il ragazzo che era in lui" (Vivalda). Ma in questo caso i protagonisti del libro si salvano e tornano a valle sulle loro gambe. Sourzac e De Metz no.
(dalla repubblica.it)

Dispersi da sette giorni sul Monte Bianco.Oggi giornata decisiva


Nessuna traccia dei due francesi dispersi da sette giorni a 4.000 metri sulle Grandes Jorasses al Monte Bianco, senza cibo, con il cellulare scarico e temperature che, con il vento, raggiungono 35 gradi sotto zero. Per la prima volta dall'inizio della ricerche l'elicottero del soccorso alpino valdostano e' riuscito a raggiungere la cima Walker (4.208 metri) grazie a una 'finestra' di condizioni meteo favorevoli di una ventina di minuti, chiusa pero' dai venti a 40 Km/h. Ma cio' che l'Agusta 139 ha sorvolato e' un deserto bianco dalle pendenze di 50 gradi. Con la sola piccola oasi delle sacche con viveri e tende lasciate ieri dai gendarmi francesi. Tra domani e giovedi' potrebbero essere decisive le schiarite da Ovest. Anche gli amici di Olivier Sourzac intendono provarci: in 12, divisi in piu' rifugi, attendono che il meteo migliori per partire a piedi. Poco prima delle 14 dall'aeroporto Corrado Gex e' decollato l'elicottero del Soccorso alpino valdostano. A bordo il pilota Giancarlo Farinetti, il tecnico Alberto Boglietti e le due guide alpine Dario Brocherel e Marco Gaspard.
E' gia un segno del miglioramento delle condizioni meteo: il modello che domenica si e' alzato per due volte sfiorando i 3.500 metri, il B412, viaggiava molto piu' leggero; a bordo oltre al pilota soltanto una guida. Si dirige verso la Val Ferret, scruta la situazione e inizia un vorticoso 'slalom verticale' tra quattro differenti strati di nubi. Giunge a sorvolare la Walker: ''La cima spuntava dalle nubi'' spiega il pilota Farinetti. Sorvola e osserva la zona a est della cima, scruta la parte piu' alta del seracco delle Grande Jorasses e in parte anche il Colle des Hirondelles. Tutto e' coperto da almeno 50 centimetri di neve fresca. Il vento ne ha soffiata parecchia ma le tracce dei gendarmi calati ieri dal Peloton de gendarmerie d'haute montagne di Chamonix sono ancora visibili. Poco sotto le sacche di viveri e di materiale tecnico che hanno lasciato, nella speranza che i loro connazionali possano trovarle.
Nessuna traccia che indichi invece l'eventuale bivacco di Olivier Sourzac, 47enne guida di alta montagna di Passy, e della sua cliente Charlotte De Metz, scalatrice 44enne di Fontainebleau iscritta al Club Alpin Francais. Il forte vento discendente a 25 nodi costringe presto l'elicottero a fare ritorno all'eliporto di Courmayeur: troppo pericoloso continuare a sorvolare in quelle condizioni. Verso le 15 il cielo sembra aprirsi nuovamente ma quello sprazzo di azzurro sopra la Val Ferret verra' presto inghiottito dalla coltre di nubi incombente.
Alle 16.40 l'equipaggio torna a bordo dell'Agusta per dirigersi al Corrado Gex, mentre dall'altra parte del massiccio del Monte Bianco i francesi, aiutati da una discreta visibilita' compiono il loro secondo e ultimo tentativo della giornata. Ma oltralpe il vento e'ancora piu' forte che sul versante sud delle cime. Tutto e' rimandato. ''Secondo quanto ci e' stato riferito dall'ufficio
meteorologico regionale da domani ci saranno schiarite da Ovest, presumibilmente tra domani e giovedi' dovremmo risolvere la questione'' osserva fiducioso Alessandro Cortinovis, direttore del Soccorso alpino valdostano. Intanto, motivati dalle prossime schiarite, questa mattina dodici amici di Olivier Sourzac, coordinati dal fratello Bruno, hanno raggiunto alcuni rifugi da cui sarebbe possibile raggiungere la Walker, tra cui il Boccalatte e il Gervasutti. Con il miglioramento delle condizioni meteorologiche, l'idea per loro sarebbe di raggiungere a piedi la zona rocciosa a est dell'itinerario



Ecco la cronaca in diretta dell'ennesima giornata di angoscia risalente a lunedì 7 novembre

Ore 11. Un elicottero del "Peloton della Gendarmerie di Alta Montagna di Chamonixha raggiunto la vetta delle Grandes Jorasses "verricellando" due guide- gendarmi per cercare i due dispersi: le due guide sono cioè state legate con una fune al verricello dell'elicottero e depositate appena oltre la vetta della Walker per cercare i due alpinisti francesi di cui non si hanno più notizie da giovedì. Sono la guida Olivier Sourzac e la cliente Charlotte De Metz, ormai da 5 giorni bloccati a 4.000 metri sotto le Grandes Jorasses (massiccio del Monte Bianco).
Ore 11,15. Contatto radio delle due guide gendarmi dalle Jorasses a Chamonix: «Non riusciamo a trovarli».Ore 11,30. Un altro elicottero francese parte da Chamonix, per trasportare sulla vetta delle Jorasses altre due guide.
Ore 11,40. I primi due soccorritori gettano la spugna. Via radio chiedono di essere recuperati. Per loro è impossibile proseguire. Sono scesi per circa 200 metri sul versante italiano ancora avvolto dalle nubi, e hanno trovato una condizione di estremo pericolo per l'abbondante nevicata: «C'è oltre un metro di neve fresca, venite a prenderci».
Ore 11,50. Ancora nessuna traccia dei dispersi. Sul versante italiano è pronta una nuova squadra del soccorso alpino composta da tre guide più tre finanzieri di Entreves. Si attende una schiarita per far arrivare l'elicottero dall'aeroporto di Aosta.
Ore 12,05. La prima squadra di soccorritori francesi, composta da una guida gendarme e da un medico rianimatore, è atterrata a Chamonix. Il secondo elicottero non è riuscito a raggiungere la vetta. E' stato fermato in volo da una chiamata radio e fatto rientrare. La guida gendarme via radio ha detto: «C'est n'est pas la peine de continuer». Non si si sa che cosa intendesse: o «è troppo pericoloso continuare la ricerca», oppure «Li abbiamo trovati, sono morti».Ore 12,17. Via radio i francesi non hanno più comunicato nulla ai colleghi italiani. Ancora non c'è certezza, ma probabilmente quindi la frase detta dai primi soccorritori, quel «ce n'est pas la peine de continuer» può far presumere che abbiano interrotto le ricerche per il pericolo di valanghe e non perché i due alpinisti sono stati trovati morti
Ore 12,20. Sul versante italiano le condizioni meteo non migliorano. Non c'è possibilità di volo. Sul versante francese le nubi hanno di nuovo in parte coperto le Jorasses. In questo momento l'operazione di soccorso è interrotta
Ore 12,31. Ricomincia a piovere a Courmayeur. Le Grandes Jorasses sono di nuovo avvolte da una coltre di nubi e anche sul versante francese le ricerche non sono riprese. Le speranze di trovar vivi i due alpinisti si assottigliano. Si spera almeno per Olivier, che venerdì aveva detto di stare bene. La sua cliente Charlotte invece era stremata.

Ore 14. Per il dottor Enrico Visetti, primario deil reparto di rianimazione dell'ospedale di Aosta e medico di montagna, «Non è possibile dire con certezza se i due dispersi siano vivi o morti, perché la casistica medica rispetto alla sopravvivenza in almiente di alta quota e a basse temperature non consente di fare previsioni. Ci sono stati casi in cui sono state trovate vive persone anche dopo una settimana». Diverso il caso di sopravvivenza sotto le valanghe, che è molto ridotta. «Ma per il freddo in alta quota, non è detto che cinque giorni siano troppi per sopravvivere. Anche l'ipotesi che siano senza viveri non può far ipotizzare la morte con sicurezza, perché anche in questo caso si può sopravvivere a lungo, mangiando un po' di neve. Tutti gli sforzi che i soccorritori stanno compiendo partono dalla speranza che i dispersi siano ancora vivi».

Ore 15 E' in corso un nuovo sorvolo da parte dei francesi, il terzo. Il primo sorvolo che aveva depositato due guide e un medico sul versante italiano delle Jaurasses non aveva prodotto esiti perché non s'è trovata nessuna traccia dei dispersi. Il comandante del Peloton de la Gendarmerie, Jean Baptiste Estachy, ha spiegato: «E' stata sorvolata la parete da 3900 a 4200 metri di quota, arrivando fino alla vetta, ma non sono state viste tracce dei due alpinisti». Estachy ha specificato che c'è un continuo pericolo di valanghe, molte delle quali si sono già staccate spontaneamente: «Tutta la parete è segnata da caduta di valanghe».

Ore 16.40 Le ricerche sono state interrotte con l'arrivo del buio. L'ultimo volo in elicottero fatto dai francesi non ha dato risultati

Ore 17.30 Domani sul versante italiano è ancora previsto maltempo. I meteorologi prevedono qualche schiarita sul lato francese, ma per gli elicotteri sarà difficile alzarsi in volo. Il giorno decisivo, a questo punto, sarà mercoledì 09.

domenica 6 novembre 2011

Un giro “propedeutico”: 30.10.11 Canale Bonacossa e C.no Piccolo


La mancanza di “imprese simpatiche” era già arrivata al limite e quando il sommo Pontifex venerdì mi ha precettato per un’uscita domenicale sono stato ben lieto di ascoltare cosa mi proponesse, in quanto con lui le attività risultano sempre interessanti data un “minimo di valenza alpinistica” che assumono…

Domenica mattina partenza da Cima Alta (Prati di Tivo) alle ore 08:15 e via verso la “Nord del Piccolo”: obiettivo canale Bonacossa e cima del C.no Piccolo (si era anche accennato a salire sul Campanile Livia…).

Raggiunto l’imbocco dello stesso ed effettuati i preparativi minimi per eventuali “situazioni particolari” (casco, imbrago con qualche cordino e annessi…) abbiamo iniziato l’ascesa in un ambiente molto motivante. Il canale l’avevo già salito in condizioni invernali, con Gabriele, Raimondo e Maria, provenendo dal “Tesoro Nascosto”, ma devo dire che anche su Roccia è molto interessante !


Il canale ha uno sviluppo di circa mt.200 con passi di II e III (questa volta affrontati “elegantemente” non con i “Fitz Roy”, ma con i “Nepal Top”), e porta alla forcella Bonacossa. Noi in realtà siamo prima arrivati sulla cima della Seconda Spalla a mt. 2.385 (…un altro 2000 !!! anche se non dichiarato…) e poi con un traverso a Sx abbiamo guadaganato la forcella.

L’itinerario che sale per camini, diedri e qualche placca e da definirsi “propedeutico” per un avvicinamento all’arrampicata in ambiente.

Dalla forcella, abbiamo percorso la cengia sottostante la parete sud della prima spalla, nota per l’accesso a diverse vie che percorrono le sue esposte placche, fino ad arrivare sotto la “normale” al C.no Piccolo che abbiamo percorso per arrivare in cima verso le 13:00.

La discesa è inizialmente stata intrapresa per la “Danesi” fino al famoso “buco”, ma scorgendo le difficoltà che stavano incontrando 4 ragazzi marchigiani incontrati poco prima in vetta, nell’attraversare alcuni traversi infidi su neve dura, abbiamo ripercorso i nostri passi per scendere dalla “Normale” e poi proseguire per la “Ventricini”.

C’è da dire infatti che all’andata non avevamo incontrato quasi nessuna traccia di neve, ma che poi sull’altro versante alcuni punti presentavano qualche insidioso tratto innevato duro, da percorrere quanto meno con piccozza e ramponi.

Note a later è non di poco conto è che (guardare le foto per credere) ci hanno accompagnato delle condizioni meteo quasi perfette : sole , mite e senza vento, al di sopra di un mare di nuvole e nebbia !


Un po’ di “acido lattico” per il sottoscritto nel percorrere l’ultimo tratto dalla “Madonnina” in giù, nella nebbia e con le frontali (alle 18:00 all’auto) , non ha minimamente scalfito la bella uscita che in un momento di relativa tranquillità, può ridare nuovo slancio e linfa a Cavalieri in attesa di polvere… “Gobbe, colline e montarozzi” a parte !

mercoledì 26 ottobre 2011

Scappatina a Roccamorice

In questi momenti di stanca autunnale alcuni Cavalieri si rifugiano a Roccamorice.
Così tra uno scroscio d'acqua e un po' di sole il Cavalier Fausto, Contadino ed il sottoscritto (mancava Marco il Vicentino in quanto anche lui sta ristrutturando casa) hanno trascorso un paio d'ore di arrampicata goliardica.






Si sono ormai perse le tracce del Cavalier Angelo che pare abbia lasciato in loco un cane in sua rappresentanza.












Inoltre finalmente siamo riusciti a capire la motivazione per cui il Cavalier Fausto riesce ad avere elevate prestazioni in arrampicata senza, a suo dire, alcun tipo di allenamento: arrampica totalmente nudo anche quando la temperatura esterna è decisamente rigida, manca il sole ed è notevolmente ventilato.








Si allontana ogni qualvolta deve affrontare una via, si nasconde dietro la sua auto e .... trangugia una poltiglia di non chiara definizione. Finalmente l'abbiamo "tanato" E' DOPATO!!


Per le foto della giornata potete cliccare sul titolo.

giovedì 13 ottobre 2011

la Banca (25 Settembre 2011)


inizio


alla Forcella della Banca di Valfredda


la Banca



vetta (sullo sfondo parete Sud Marmolada)



discesa sui ghiaioni


Sasso di Valfredda,Formenton e Sasso Vernale


conca di Fuchiade (cima Uomo)

Il Monte La Banca si erge come una muraglia a chiudere la testata della bella e isolata valletta compresa fra la Forca Rossa ad E e la forcella presso il modesto picco del M. Saline ad W. La salita è agevolata dalla larga cengia detritica detta Banca, che corre da W verso E sotto la Cima Formenton e raggiunge la Forc. della Banca di Valfredda. La salita non presenta particolari difficoltà, ma richiede esperienza su terreno friabile e poco segnato, con qualche passaggio a tratti aereo. Dalla cima si gode un ampio panorama sulle Cime d'Auta a sud-est il M. Fop e la parete S della Marmolada a nord e la catena dell'Agner e Pale di S. Martino a sud.
Note:
Salita di grande soddisfazione per gli amanti dei percorsi un po' da ricercare ed in luoghi appartati e silenziosi. L'avvicinamento è un po' lungo ma non faticoso, mentre più faticosa è la risalita del ghiaione, del resto non molto lungo. La traversata della Banca, dei pendii rocciosi e del canalone che la precedono richiedono piede fermo dato il terreno friabile, ma non presentano difficoltà. Consigliabile il caschetto per le possibili cadute di sassi dai dirupi sovrastanti la Banca. Ad inizio stagione la cengia è resa più difficoltosa dalla presenza di neve ed è esposta al pericolo di slavine già dalla tarda mattinata data l'esposizione a sud. Attenzione anche sulla cresta dopo il Passo della Banca per possibili cornici verso N e sul ripido pendio (45°) che dalla forcella sotto la parete NW sale al crestone sommitale, facilmente ghiacciato ad inizio stagione.



descrizione:
Accesso:
Si può accedere per tre diversi itinerari: dal parcheggio presso il ponte per la strada che sale al Rif. Fociade e poi il sentiero n. 670; dalla Baita Flora Alpina per i casoni di Valfredda per il sentiero n. 694 che poi prosegue per la Forca Rossa; l'accesso più rapido e panoramico si ha dal parcheggio presso il ponte, seguendo la strada per Baita Flora Alpina ed abbandonandola presso uno spiazzo con fontanile (cartello per Valfredda) e prendendo una strada sterrata a sinistra. Si abbandona la strada sterrata presso una sorta di pista da sci sulla sinistra, da rimontare completamente fino ad uscire su dei prati. Si prosegue a destra raggiungendo la larga dorsale erbosa e seguendo i paletti di recinzione, immettendosi così sul sentiero n. 670 proveniente dal Rif. Fociade. Si prosegue fino ad un paletto con cartelli per Forca Rossa e La Banca, e quindi dritti per prato passando nei pressi di due abbeveratoi. Restare sulla traccia al centro della valle, risalendo per prato e dossi con massi, fino a raccordarsi con il sentiero proveniente dalla Forca Rossa, presso un cartello che indica a sinistra per il P.so Cirelle.

Descrizione della salita:
Una decina di metri a sinistra del cartello seguire a destra un piatto canale erboso che risale un pendio in direzione di due grossi massi, il cui accesso è indicato da due ometti di sassi. Seguire i vari ometti fino a raggiungere le ghiaie terminali del ghiaione che si ha di fronte e che scende dai piedi della parete E del Sasso di Valfredda. Eventualmente dal cartello segnaletico si può proseguire verso sinistra in direzione dello stesso ghiaione e del sentiero che lo traversa in direzione del M. Saline, fino ad incontrare la traccia che lo risale verso destra. Sul ghiaione inizia una marcata traccia che lo risale a zig-zag e taglia poi verso destra la parte centrale fino ad una costola di ripide e fini ghiaie, in direzione di un grosso macigno al centro del ghiaione (tracce ed ometti). Si aggira il macigno, rimontandolo e proseguendo a zig-zag per traccia sulla sinistra (oppure si può traversare ad una costola di ghiaie e zolle d'erba sulla destra), spostandosi poi a destra verso un masso con segnavia rosso. Si risale verso destra seguendo gli ometti e la traccia non sempre evidente, passando sotto la bella e liscia parete E della Torre Formenton e sotto i dirupi della Cima Formenton, fino ad aggirare un crinale su un piccolo pulpito con ometto. Da qui inizia la cengia di ghiaie e roccette che attraversa varie rientranze e canaloni in lieve ascesa, stretta in qualche punto ma non esposta (attenzione alla caduta di sassi dai dirupi sovrastanti, rischioso con neve). La traccia con qualche segnavia rosso e ometto di sassi porta ad attraversare dei pendii di ghiaia e qualche placca rocciosa lungo il largo cengione inclinato della Banca, fino ad attraversare un ghiaione al cui termine si raggiunge più comodamente lo stretto intaglio del Passo della Banca di Valfredda, sebbene con percorso un po' sospeso ed inclinato. Dalla forcella proseguire dritti verso E per traccia lungo la cresta rocciosa, rimanendo sulla destra della stessa ed in alcuni punti sul filo con alcuni tratti piuttosto sottili e su terreno friabile, ma senza particolari difficoltà (neve ad inizio stagione). Si raggiunge una piccola elevazione al termine del tratto orizzontale di cresta e si scende a sinistra per ghiaie e roccette, seguendo la traccia fino alla forcella sottostante alla base del ghiaioso versante NW che scende dalla cima. Si risale a destra direttamente per ghiaie e detriti senza traccia obbligata, seguendo la cresta verso sinistra, con pendenza che man mano diminuisce fino a raggiungere le ghiaie del crestone sommitale. Lo si segue verso destra, aggirando un l'imbocco di un canale, ed in breve si raggiunge facilmente l'ometto sulla piatta e spaziosa cima.

Discesa:
Come per la salita.

lunedì 10 ottobre 2011

... Neve news

Non sono riuscito a desistere ....



Salendo da Farindola (x Campo Imperatore) la strada inizia ad essere bianca a circa 1500mt. Questa mattina vi erano anche dei piccoli tratti lastricati di ghiaccio vivo.

L'ANAS ha subito impigato gli spazzaneve pulendo da Castel del Monte a Vado di Sole e fino ai parcheggi di fonte Vetica. Come al solito la strada per Campo imperatore non è stata pulita, ma la sbarra era aperta.

La temperatura era di 2 gradi ma la percezione, causa un forte vento, era notevolmente più bassa.

L'innevamento, ovviamente scarsi per qualsiasi velleità (ci siamo capiti...), rende sempre questi posti bellissini.

Da alcuni punti si intusce l'innevamante sulla Majella dove macchia Tonda è già ricoperta:

e la piana del Voltigno non è da meno:

Lo scenario era l'ideale per una passeggiata in MTB......

altre foto qui.

martedì 4 ottobre 2011

1° Ottobre 2011 Punta di Colle d'Acquaviva

Ringrazio il bravissimo Regista-Cavalier Walter per il simpatico video.
E vengo all’uscita.
La prima parte di salita l’abbiamo fatta sulla fantasticafuturisticaelettronica gabbiovia delle Grotte del Cavallone:



Avevamo fatto varie telefonate per annunciare l’arrivo alla gabbiovia alle ore 9 del giorno 1 ottobre 2011 del Pontifex –Ispettore di Fune con uno stuolo di seguaci. Tanto è rimasto impressionato il Sindaco (risponde lui al telefono delle info!) che l'impianto ha aperto alle 10.00…
Beh noi in cambio invece che 10 eravamo 6, l’Ispettore di Fune non ha fatto biglietto, ed abbiamo provato a pagare per 4…


Ecco la zona della nostra cima: in rosso i sentieri segnati, in azzurro le deviazioni dei Cavalieri:


Non era cosa da Cavalieri andare prima verso nord-ovest per 1 km sul sentiero 10B VAR , poi tornare per 1 km a est sul sentiero 10 B. Allora abbiamo percorso un breve tratto del sentiero che porta alle Grotte, e poi a vista abbiamo puntato verso nord/nord-est, dritti verso la cresta, per prati ripidi e pietraie (1). La puntata non era sbagliata. E siamo arrivati in fretta sul ciglio del Vallone, a quota 1700 circa (al ritorno poi abbiamo trovato un’altra scorciatoia (2) tagliando ancora prima della quota 1700, e volando in discesa per bellissime e strette vene di pietraia, che ci hanno deposto direttamente sul sentiero delle Grotte).
Quindi abbiamo iniziato a risalire il ciglio del Vallone in direzione nord-ovest, sul costone che delimita la Valle d’Acquaviva . Saliti a quota 2100 ci siamo resi conto che avevamo esagerato col salire. E siamo scesi alla nostra quota 2004, Punta di Colle d’Acquaviva, che in verità è una micro sporgenza sul vertiginoso ciglio del Vallone di Taranta.


Ben più interessante, e poco lontano, un “promontorio roccioso” sporgente sul Vallone, all'incirca circolare, con un raggio di una ventina di metri, congiunto alla "terraferma" da uno stretto “istmo” di roccia. Traversato con un pò di attenzione l'istmo ci siamo insediati sul promontorio, dove il catering di fiducia dell’Ordine dei CdP aveva allestito il più straordinario picnic di tutti i tempi:

E lì il video del Cavalier Walter rappresenta perfettamente il nobile discorso del Pontifex. Aulico, sempre misurato, e magniloquente com’è nel suo stile... solo si è lasciato andare ad invettive contro gli assenti (i quali erano pienamente giustificati!!). Vabbè, magari lo destituiamo di nuovo, tanto poi si reinsedia da solo…

Tutti hanno bevuto di gusto: Il Cavalier Velluto era un po’ deluso per non essere riuscito a bere il tappo:

E’ stato molto toccante per me il discorso del Pontifex, da Lui diligentemente letto su tre pizzini che aveva avvoltolato nella tasca, scritti di suo pugno... proprio pizzini autografi in lettere maiuscole!
Il Cavalier Fausto che non partecipa a cerimonie se non “in ambiente” si è inserito a fondo nell’ambiente: Vestito il Pontifex ora si cercano divise consone ai Cavalieri. Che so, qualcosa che ne esalti i tratti virili:

E magari accessori che facciano la differenza, come questa “ventiquattrore” in pura pietra calcarea:
Il Cavalier Velluto nel post di qualche giorno fa era entrato in fase REM…ma le fatiche e le emozioni di questa giornata lo hanno portato ben oltre:
Beh, concludendo…una giornata straordinaria! Ed un grande grazie a tutti i Cavalieri, assenti e presenti! Grazie a tutti per questa bella giornata, grazie per la targa, ma grazie a tutti, assenti e presenti, per aver condiviso tanta montagna, tante cime, alcune non proprio meritevoli, tanta auto, fino all’Emilia e alla Calabria. Grazie

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