sabato 8 gennaio 2011

Monte Pore (2405 m)

Purtroppo le previsioni meteo, questa volta, si sono confermate in pieno e la giornata non si è conclusa come speravamo.
Come programmato la sveglia squilla alle 7,30 e poco dopo le 8,30 eravamo pronti a partire per la nostra gita al Monte Pore, classica e frequentata scialpinistica invernale della zona che, in condizioni di buona visbilità, offre un panorama di vetta eccezionale. Ripercorriamo nuovamente la SS48 che da Caprile porta verso il passo Falzarego fino a giungere a quota 1495 m in prossimità del crocevia con la SS 203 dove, in corrispondenza di un tornante, scorre il Rio di Grèola in località Cernado. Lasciata la nostra auto presso un piazzale distante qualche centinaio di metri, sotto la pioggia ci incamminiamo per una stradina piuttosto ripida che, in direzione nord-est, risale il fianco del pendio sovrastante seguendo il corso del citato Rio di Grèola fino a quando il sentiero spiana.
A questo punto, mentre la pioggia lascia spazio ad una nevicata molto suggestiva,  si lascia la traccia adiacente il corso del Rio e si percorre una biforcazione verso destra che, ancora ripido, ci conduce fuori dal bosco in corripsondenza di una cascina d'alpeggio a quota 1900 m. circa. Nel frattempo incrociamo uno ski alper che, con il suo marcato accento toscano, ci informa di essere tornato indietro a causa della scarsa visibilità e dopo aver perso la traccia di salita, precisando testualmente "fuori dal bosco una sciata grandiosa". Tuttavia il citato ski alper, che pure ci aveva informati di aver rilevato un certo pericolo sotto il versante nord del Pore (precisamente ha affermato: ci andrei (c)autino), ha dimenticato di dirci che avremmo dovuto fare i conti con uno "zoccolo" da guinnes dei primati, al punto che ognuno di noi camminava ad almento 10 centimetri da terra.
In ogni caso proseguiamo in direzione sud-est sulla traccia ancora ben visibile, transitando presso due costruzioni in legno; luogo dal quale possiamo individuare la dorsale attraverso la quale saremmo pervenuti sulla cresta nord-est del Monte Pore. Continuando sulla traccia di salita raggiungiamo il punto in cui il nostro amico toscano aveva fatto dietro front, quando la visibilità ormai era ridotta a pochi metri. Ciò nonostante Ufetto ed io proseguiamo sulla dorsale fino ad un colletto a quota 2209 m (GPS), dove ci fermiamo per almeno mezz'ora in attesa di una schiarita che ci permettesse di vedere dove proseguire. Tuttavia le nebbia sempre più fitta ci ha convinti che sarebbe stato meglio tornare indietro.
In discesa, anche se con qualche giramento di testa, abbiamo potuto godere di un manto nevoso soffice e perfettamente sciabile così come aveva garantito lo ski alper toscano. Ben altro esercizio è stato sciare sul sentiero (ripido e stretto) nel bosco, dove ci siamo "divertiti" nella pratica della derapata.
Anche oggi una bella e divertente gita, nonostante il mancato raggiungimento della vetta. 
Durante il viaggio di rientro a Rocca Pietore vengo raggiunto telefonicamente da Annibale, che intanto si era recato a Bolzano, con il quale prendiamo accordi per il giorno seguente: appuntamento ore 9,30 a Molina di Fiemme per una gita nel Gruppo del Lagorai.  

Malecoste per canale Nuovo Mattino


Come detto qualche giorno fa dal nostro caro Cavalier Silente..."Chi ben comincia..."
E proprio per questo con il "simpatizzante cavalier" Raimondo abbiamo deciso di dar vita ad una 2 giorni con bivacco in tenda, con l'obiettivo di "piazzarci" sotto le Malecoste per salire qualche canale il giorno dopo.
La sorpresa arrivati alla diga della provvidenza è stata quella la mattina del 07 alle ore 08:00 di trovare la strada per la Val Chiarino chiusa per frana ! Non ci siamo abbattuti e quindi abbiamo solo aggiunto 4,5 km ed 1 ora in più per raggiungere la masseria Cappelli, dove tipicamente si lascia l'auto... al ritorno la cosa è risultata sicuramente "meno gradevole" !
L'idea del bivacco in tenda in invernale è sempre entusiasmante ed il "bambinello" di circa 15 Kg. con tenda, sacco, mangiare, corda e materiale non ci scoraggia (d'altronde il normale "giornaliero"zaino Faustiano pesa poco meno !!)
La neve "vera" inizia verso quota 1800....e purtroppo non è neanche eccessiva e scarsamente sciabile. Risulterà discreta per la progressione del giorno dopo.
Dopo aver lasciato alle spalle la masseria Vaccareccia ed aver trovato una nuova costruzione (piccolo locale aperto) nei pressi dello Stazzo di Solagne, abbiamo proseguito per località Solagne fino a quota 2000 circa.
Montata la tenda in prossimità di un piccolo costone, in località "Le pozze", dopo circa 5 ore di cammino, sotto le propagini della parete occ.le delle Malecoste in un'ambiente finalmente invernale e di sicuro interesse alpinistico, mangiamo ed andiamo a dormire alla cosiddetta "ora delle galline".
La notte il vento da sud-est ci ha tenuti un pò in ansia, ma la tenda ha tenuto benissimo.
Il giorno dopo alle ore 04:00 in piedi per la colazione con thè caldo, preparativi e partenza ancora al buio alle 06:30.
Lo scenario, con l'avanzare dell'alba si è fatto sempre più interessante e spaziava dal lago di Campotosto in lontananza, al monte Corvo, alla f.tta della Falasca, alla cresta del Pizzo di Camarda, alla Sella delle Malecoste, alla parete "glaciale" di fronte a noi... con una emozionante variazione di colori !
Salendo verso la sella e costeggiando la parete, la nostra scelta di salita è caduta sul Canale del Nuovo Mattino, dato dalla guida PD e 40°, ma, anche a dato di altri che lo hanno percorso (anche con gli sci in discesa, vedasi il neo cavaliere Achille) probabilmente con pendenze a volte anche vicine ai 50° (tratto intermedio e finale per uscire in cresta).
Salita classica su neve solo a tratti veramente dura, ma buona per la progressione. Altri canali con pendenza maggiore sarebbero risultati "a rischio" per via della consistenza della neve.
La salita si è conclusa in vetta verso le 09:00 e lo scenario a 360° su tutta la zona circostante, oltre che il piacere stesso della salita ci hanno abbondantemente gratificato !
La discesa è stata effettuata per la cresta fino alla sella delle Malecoste, con attenzione subito sotto di essa (bella visione del canale Alba Blu, a Dx di quello da noi percorso), e poi giù fino alla tenda, per smontarla, recuperare il materiale e scendere alla diga, dopo non pochi problemi di stanchezza e piedi..
Non c'è che dire però: bella escursione e BUON ANNO A TUTTI !
(per le foto cliccate sul titolo)

venerdì 7 gennaio 2011

Monte Sief (2424 m)

Il meteo per questa seconda giornata in Dolomiti non prometteva niente di buono, per cui inel corso della cena presso il nostro albergo la sera precedente, su indicazione diel nostro Annibale, abbiamo deciso di effettuare una gita che ci permettesse di raggiungere la vetta anche in caso di scarsa visibilità. E' così che la scelta  è caduta sul Monte Sief  per raggiunegere il quale si segue un itinerario che per gran parte si svolge nel bosco. 
Così alle 8,30 passiamo a prenedere Annibale  e da Rocca Pietore (loc. Boscoverde) ci dirigiamo in auto verso Pieve di Livinallongo (direzione Arabba), suparata la quale ci immettiamo in una stretta e ripida stradina di montagna in direzione di Contrin. Poco prima di raggiungere il paesino, a quota 1700 m, si perviene alla sella (appena individuabile) del Col della Roda dove lasciamo l'auto nell'unico posto disponibile. Così facendo si aggirano i ripidi pendii boscosi sopra la valle scavata in profondità.
Dal Col della Roda inizia una strada forestale (indicazione "passo Incisa") che, in leggera salira, attraversa la ripida fiancata boscosa per poi continuare su un sentiero pianeggiante fino a raggiungere una radura dove sono ubicate due cascine alpestri. Superate le due costruzioni in legno, si sale brevemente sul pendio fino ad una recinzione dove un sentiero verso destra (sud-est) conduce ad una valletta prativa . Continuando a salire si raggiunge un piccolo altipiano, scarsamente ricoperto di vegetazione, dal quale si prosegue in direzione est fino a quando il terreno diviene più ripido; attraverso il bosco rado si raggiungono gli aperti  pendii della dorsale ovest, seguendo il quale si perviene alla croce di vetta a quota 2424 m. 
 Tutto intorno a noi le spesse nubi coprivano la visuale sul Sella e sulla Marmolada, mentre un'ampia apertura del cielo sulle nostre teste ci ha permesso di raggiungere senza problemi la nostra meta, potendo comunque godere di una magnifica vista sul vicino Settsass ed il vicino Col di Lana, tristemente noto per le vicende della Grande Guerra.
Naturalmente questa insperata fortuna ci ha messo di buon umore, così che pure in discesa abbiamo potuto godere di una bella neve ancora polverosa e soffice, tranne alcuni tratti sotto la vetta e nel bosco sotto la dorsale.
Al termine della gita rientriamo a Boscoverde e salutiamo Annibale, che si mette in viaggio per raggiungere Bolzano l'indomani, con l'accordo che si saremmo risentiti per una nuova gita da effettuare domenica 9 gennaio. Per il resto del pomeriggio ci dedichiamo alla doverosa visita ai Serrai di Sottoguda, dove una nutrita pattuglia di abruzzesi era impegnata a scalare, per poi partire alla volta di Cortina d'Ampezzo per un giro di shopping e vin brulè. Alle 19,35 eravamo di nuovo seduti a tavola per consumare una lauta cena e programmare la gita del giorno seguente, anche se le previsioni meteo lasciavano poche speranze.

giovedì 6 gennaio 2011

Rocchetta di Prendera (2496 m)

Chi ben comincia...
In verità avevamo terminato l'anno con una bella gita sul Monte Puzzillo e, come ricorderete, avemo iniziato quello nuovo facendo ritorno nel medesimo luogo (visto lo scarso innevamento che c'era in giro) percorrendo alcune varianti all'itenerario precedente, ma a questo punto non ci restava che fare i bagagli e partire. L'invito di Annibale, che intanto era già partito, non è caduto nel vuoto e così che la sera del 5 gennaio ci siamo messi in viaggio, Pastarella, Ufetto ed il sottoscritto, con destinazione Rocca Pietore dove, al mattino seguente, avevamo appuntamento proprio con il citato Annibale. Superato l'ostacolo viaggio notturno, piuttosto tranquillo, arriviamo a destinazione con un discreto anticipo, tanto da avere il tempo di sistemare i bagagli, cambiarci e fare una buona colazione, oltre che introdurre carburante artico ed antigelo nel serbatoio dell'auto, vista la temperatura di -16°. Come programmato alle 8,20 eravamo davanti all'albergo dove preleviamo Annibale e ci rimettiamo subito in viaggio verso Caprile, Selava di Cadore, Pescùl in direzione del passo Staulanza fino a raggiungere il parcheggio posto a quota 1663 m. in corrispondenza del 3° tornante  nella valle Fiorentina dove, ad attenderci, c'era il local di nome Roy. Il tempo delle presentazioni con il nuovo amico e predisposti i materiali, siamo in marcia lungo la strada forestale (ben innevata) che conduce al rifugio "città di Fiume".
La salita alla Rocchetta di Prendera in val Fiorentina si snoda dolcemente sui solari versanti meridionali delle Rocchette e ricalca per gran parte il tracciato dell’Alta Via n. 1; regala ambienti e scenari da favola, con vista sul Pelmo, Civetta, Antelao e Sorapis per poi affacciarsi sulla conca di Cortina d’Ampezzo con vista sul Cristallo.
 
Anche se l’itinerario presenta un notevole sviluppo, è piuttosto facile (S2, MS), fatta eccezione del canale sotto la vetta valutato S3 che deve essere percorso con neve ben assestata. Al nostro passaggio la neve non era del tutto assestata, a tratti ghiacciata e crostosa, che ha reso la progressione e la successiva discesa abbastanza delicata.
Come detto da Caprile ci si dirige verso il passo Staulanza, oltrepassando il centro abitato di Pescùl fino a giungere al tornante n. 3 a quota 1663 m dove è ubicato un ampio parcheggio e segnaletica per il Rifugio “Città di Fiume”.  Si imbocca la strada forestale CAI 467 che conduce alla Malga Fiorentina e al citato rifugio, transitando sotto le imponenti pareti settentrionali del Pelmo. Una volta giunti al rifugio  a quota 1918 m, si risale il pendio sovrastante traversando lungamente il fianco occidentale del Col della Puìna in direzione nord-ovest, puntando all’omonima Forcella su pendii aperti e facili. Da qui, sempre in direzione nord-ovest, si percorre un tratto in discesa fino alla Forcella Col Roan a quota 2075 m, per poi raggiungere la Malga Prendera. Ancora in direzione nord-ovest si prosegue sul vallone in direzione della Forcella Col Duro, che non bisogna raggiungere, piegando decisamente verso nord-est sul pendio che costituisce il canale tra il Becco di Mozzodì e la Rocchetta di Prendera, superato il quale si perviene sull'ampia cresta che in breve, in direzione est, ci conduce sulla vetta della Rocchetta di Prendera.
Una volta raggiunta la nostra meta, non abbiamo avuto neanche il tempo di goderci il panorama che ci siamo affrettati ad andare via per non rimanere esposti al vento gelido che sferzava sulla cresta, al punto che Pastarella è stato letteralmente "scaraventato" verso l'imbocco del canale e nessuno di noi si è preoccupato di fare la classico foto di vetta.
La discesa lungo il canale di salita ha richiesto parecchia attenzione ed una sciata saltata, visto che la neve crostosa non permetteva minimamente di curvare, fino al pendio più dolce alle spalle della Malga Prendera che ci ha permesso di rilassarci e divertirci con qualche serpentina.
Bellissima gita, tempo buono (freddo a parte sulla cresta), ottima compagnia e panorami grandiosi.   

mercoledì 5 gennaio 2011

Incontri tra i monti...??

Pur consapevole del rischio di "beccarmi" un nuovo aforisma (che potrebbe diventare un anatema...), Vi partecipo che, così come avevo accennato recentemente ad alcuni Cavalieri, per assecondare la mia resuscitata nota inquietudine ho inviato una mail ai Camosci d'Abruzzo per invitarli ad un incontro "sul campo". Potrebbe essere divertente e, soprattutto, credo sia una occasione irripetibile per accreditare ulteriormente il ruolo del Pontifex....Ho comunque lasciato ai Camosci la scelta del luogo, suggerendo una salita che consenta sicuro divertimento ai Cavalieri amanti delle pelli di foca.

lunedì 3 gennaio 2011

Il boscaiolo

Mentre voi cazzeggiate su e giu' per la montagna...io m'alleno a tagliar legna!



(ri)Puzzillo e monte Cornacchia

L'idea di salire al Corno Grande era piuttosto allettante, se avessi avuto la certezza (o buone garanzie) di poter percorrere l'itinerario con gli sci. Tuttavia l'esperienza che avevamo vissuto lungo la Valle Lupara al Sirente, mi aveva indotto a credere che avremmo trovato placche ghiacciate anche lungo la salita alla morena del Calderone, cosa poco salutare se si considera che alla gita avrebbero preso parte un ragazzo di quattordici anni e un neofita in materia di salita su terreni ghiacciati (non me ne voglia Nicola).
In effetti non avevo tutti i torti, perché poi leggendo la realazione di Luca Mazzoleni sul data base di "TheTop" ho potuto constatare che loro, un gruppo di scialpinisti) hanno riscontrato proprio le condizioni di neve che temevo di trovare.
 Per questa ragione mi sono permesso di suggerire al Cavaliere Silente di cambiare la destinazione della nostra prima gita del 2011, andando a ripercorrere la salita al Monte Puzzillo con l'aggiunta del Monte Cornacchia da raggiungere percorrendo la cresta che collega le due cime. Causando un "trauma" al giovane e scalpitante Lorenzo, abbiamo deciso che sarebbe stato meglio optare per quest'ultima destinazione, dove anche noi ski alper avremmo potuto divertirci un poco.

Le condizioni della neve ieri, seppure leggermente mutate rispetto al 31 dicembre, erano ancora molto buone sia nel pendio a nord della vetta del Puzzillo che nel bosco sottostante dove, addirittura, abbiamo trovato della buona "polvere" ancora vergine. In definitiva una bella gita, sopratutto per i quattro cavalieri che con ramponi ai piedi hanno prima raggiunto la vetta del Puzzillo (Lorenzo sempre in testa al gruppo) e poi attraverso la cresta la cima del monte Cornacchia, nonostante la visibilità divenuta molto scarsa dopo la prima metà della mattinata. Noi ski alper, purtroppo, abbiamo dovuto rinunciare alla ri-salita (eravamo già scesi dal Puzzillo) al Monte Cornacchia poco sotto la cresta proprio a causa della scarsissima visibilità.

 



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