venerdì 23 luglio 2010

Una sorpresa

Ieri mattina ho avuto una bellissima sorpresa.

Mi sono svegliata presto perché volevo fare una passeggiata in montagna ma le previsioni davano brutto tempo e pioggia nel pomeriggio e non avevo nessuna voglia di trovarmi in montagna da sola, bagnata fradicia e magari anche in mezzo ai fulmini. Il Cervino era immerso nelle nubi.

Pensando di fare una breve escursione, contrariamente alle mie abitudini, sono partita con poco da mangiare. Sono salita al Lago Verde (Grünsee) dove mi sono fermata per più di un’ora a dare da mangiare alle trote. Non me ne intendo molto ma credo che a 2300 metri non ci possano essere molti altri pesci. Sono ripartita verso le 11 e il tempo non stava di certo migliorando. Dopo un saluto ai girini (che, come ho constatato, non apprezzano il pane) mi sono avviata alla ricerca di un altro laghetto che non avevo mai visto, nonostante l’anno scorso mi sia girata i dintorni di Zermatt in lungo e in largo.

Sono arrivata davanti ad un torrente e per proseguire mi è toccato togliere scarpe e calze. Acqua gelida, direttamente dal ghiacciaio! Però meglio così che rischiare di cadere passando sui sassi e fare un bagno completo.

Strada facendo ho avuto la possibilità di fotografare una piccola ma stupenda farfalla.

Il sentiero su cui camminavo si snodava in un paesaggio sassoso e grigio, in parte anche per la mancanza del sole, nascosto dalle nuvole dietro di me. Devo ammettere che non ero molto a mio agio perché quella zona non è frequentata e io ero da sola. Ho cominciato a pensare: “E se arriva un temporale e mi succede qualcosa?”. Però ho proseguito fino al laghetto e poi mi sono inerpicata sul sentiero che saliva piuttosto ripido sulla parete alla mia destra, in mezzo alle rocce. Volevo vedere il panorama da sopra e speravo che ne sarebbe valsa la pena.

Arrivata in cima sono rimasta a bocca aperta. Mi si apriva davanti una radura verdissima, solcata da un torrente, e nel bel mezzo c’era un camoscio intento a brucare. In effetti il luogo era ideale e una volta aguzzato lo sguardo ne ho visti parecchi. Non avrei mai pensato di trovare una conca così verde in un paesaggio così brullo e arido, tanto più che qui ci sono sassi e rocce dappertutto.

Sono rimasta ferma per parecchi minuti, incantata nella contemplazione del paesaggio e dei camosci. Sembrava un angolo di paradiso.

La pioggia non è arrivata che nel tardo pomeriggio e io sono tornata a casa affamata ma asciutta.

giovedì 22 luglio 2010

via Adelelmo Brancadoro.

"... i Cavalieri mi chiedono che fine hai fatto..." così mi sono rivolto al Cavalier Angelo nei giorni addietro e grazie ad una guarnizione difettosa della sua MTB il Cavalier Angelo mi ha convocato per una uscitina infrasettimanale. La Brancadoro.A pensarci bene l'ultima volta chè l'ho percorsa avevo qualche capello in più e la facemmo in discesa. Altri tempi! C'era, ed era in spledita forma, anche un certo cavalier Guido (prima che dovessimo ricorrere alla trasmissione rai "chi l'ha visto?", - per i nuovi del blog digitare nel campo cerca il nome della trasmissione rai).


"... facile via che si svolge a destra della classica via dei Laghetti..." così inizia la descrizione della via sulla guida del CAI Gran Sasso d'Italia (Grazzini/Abbate). Tutta questa facilità, in due punti ben precisi, a me personalmente mi è sfuggita!

Al contrario di quanto puntualmente riportato dal Pontifex per la via dei Laghetti (vedasi precedente post) la Brancadoro avrebbe bisogno di una rinfrescata nei bolli. Infatti, in diverse occasioni questi sono scoloriti e di difficile individuazione.
Abbiamo preferito lasciare l'auto nei pressi della vecchia miniera di lignite per incamminarci verso la selletta del Monte Vetìcole/Monte Prena e quindi all'attacco della nostra via . In pratica abbiamo seguito, in parte, le impronte dei "Pontifex Boys" (vedasi precedente post).

Dalla selletta, ove si trova una targa a ricordo di A. Brancadoro, dovrebbe avere inizio la segnaletica (scolorita, in giallo). Si prosegue sotto il crestone SudEst risalendo divertenti e stancanti balzi. Si percorre poi uno stretto canalino che si risale per accedere al sommitale crestone fino a raggiungere un passaggio che meriterebbe la posa di una piccola corda fissa. In realtà Angelo mi dice che in passato vi era un corrimano in acciaio di cui oggigiorno non si ha più traccia. Il passaggio è stato da me effettuato non proprio in stile alpinistico..... ma proseguiamo.
Si raggiunge ora un "gendarme" che, senza farsi tentare, deve essere superato a destra relativamente facilmente e con un po di esposizione!. Superato quest'ultimo divertente punto si accede ad un brecciaio e brevemente in vetta. Per la discesa abbiamo optato per la normale.
Bella uscita, paesaggio lunare, tanto caldo e un po di adrenalina nei due passaggi appena descritti.

Per visionare altre foto, click qui.

10.7.2010 - VIA DEI LAGHETTI AL MONTE PRENA (MT.2.561) PASSANDO PER LA CIMA DEL MONTE VETICOSO(MT.2.044)





BELLISSIMO ANELLO CHE UNISCE IL PIACERE DELLA SALITA DI UN 2000, IL MONTE VETICOSO DI MT.2.044, COMPLETAMENTE SU ERBA E CON MODESTO DISLIVELLO CIRCA 3OO MT, CON UNA SIMPATICA E DIVERTENTE ARRAMPICATA PER RAGGIUNGERE LA CIMA DEL MONTE PRENA PER LA CLASSICA VIA DEI LAGHETTI CHE PRESENTA DIVERSI PASSAGGI E TRATTI DI 2° E 3° GRADO SU ROCCIA.ERANO ORMAI DECENNI CHE NON PERCORREVO LA PREDETTA VIA E, CON L'OCCASIONE, PER CURARE LA CRISI D'ASTINENZA DEL NOTO CACCIATORE DEI 2000, HO ABBINATO LA SALITA DEL MONTE VETICOSO CHE, COME RECITA UN NOTO DETTO DEL SOTTOSCRITTO, E' STATO PER MOLTO TEMPO "A TORTO TRASCURATO" PERCHE'LA SUA ASCENSIONE E' MOLTO PIACEVOLE E, SOPRATUTTO, DALLA CIMA SI VEDONO DEI PARTICOLARI SCORCI PANORAMICI SUI VERSANTI SUD DEI MONTI PRENA E CAMICIA.DOPO AVER FATTO UN AVVICINAMENTO DA "CAMEL TROPHI" CON LA FIAT 16 DEL CAVALIER SILVIO LUNGO LA STRADA STERRATA, ORMAI AL LIMITE DELLA PRATICABILITA', CHE CONDUCE ALLA VECCHIA MINIERA DI BAUXITE, ABBIAMO PARCHEGGIATO L'AUTO ALL'IMBOCCO DEL SENTIERO DELLA VIA NORMALE AL MONTE PRENA.PER RAGGIUNGERE LA CIMA DEL MONTE VETICOSO BISOGNA SCENDERE SUL LETTO DEL FIUME DI GHIAIA (LA FORNACA) ED ATTRAVERSARLO FINO AD IMBOCCARE UN SENTIERO, BEN VISIBILE DALLA MACCHINA, CHE SI SEGUE FINO A QUANDO SI PERDE SU PENDII ERBOSI E, POI, PER VIA INTUITIVA SI RAGGIUNGE LA CIMA DEL MONTE VETICOSO MT.2.O44 EVIDENZIATO DA UN GROSSO OMETTO DI PIETRA.DALLA CIMA, SEGUENDO SEMPRE LA CRESTA, SI SCENDE ALLA SELLA DALLA QUALE PARTE LA VIA BRANCADORO E, SCENDENDO ANCORA VERSO OVEST, LUNGO UNA EVIDENTE TRACCIA DI SENTIERO CON QUALCHE SEGNALE ROSSO-GIALLO, SI VA AD INTERCETTARE LA PISTA SITUATA SUL LETTO DEL FIUME DI GHIAIA (LA CANALA)DOVE C'E' IL SENTIERO CHE CONDUCE ALL'ATTACCO DELLA VIA DEI LAGHETTI.INUTILE DESCRIVERE LA VIA DEI LAGHETTI PERCHE' E' TALMENTE SEGNATA ED EVIDENTE CHE E' IMPOSSIBILE PERDERSI.L'UNICA RACCOMANDAZIONE CHE MI SENTO DI FARE E' QUELLA DI PERCORRERE LA VIA IN CONDIZIONI DI TEMPO SICURO PERCHE' UN EVENTUALE TEMPORALE POTREBBE CREARE NON POCHI PROBLEMI SIA ALLA PROGRESSIONE CHE ALL'INCOLUMITA' PERSONALE. SULLA CIMA DEL MONTE PRENA ABBIAMO FATTO UN PIACEVOLE INCONTRO CON UN GRUPPO DI UNA TRENTINA DI ESCURSIONISTI DELL'ASSOCIAZIONE "CENTOMILAPASSI" CHE STAVA PERCORRENDO IL "SENTIERO DEL CENTENARIO" E CON LO STESSO ABBIAMO PERCORSO, PER LA DISCESA,IL TRATTO DELLA VIA NORMALE FINO A VADO FERRUCCIO DA DOVE NOI ABBIAMO PROSEGUITO FINO ALLA MACCHINA E LORO VERSO IL CAMICIA.IL PONTIFEX, IL CAVALIER SILVIO, IL CAVALIER POLO E ROBERTO "IL SEGRETARIO" I GITANTI.

domenica 18 luglio 2010

17 luglio 2010 Vetta Orientale del Corno Grande per la Via Ricci

Dopo la Via dei Laghetti, ieri un’altra super-classica: la Via Ricci.
Siamo in 6 (Gabriele,Roberto, Fausto e figlio Federico, Pastarella e sottoscritto) e sbrighiamo con impegno i preliminari: incontro alle 6 a Pescara Nord, sosta al bar di S. Nicolò sulla Teramo Mare, importunamento delle bariste da parte del Pontifex, dimenticanza carburante da parte del Cavalier Silvio che torna un po’ indietro a Montorio…

Si parte dai Prati Alti. Aggiriamo a destra l’ Albergo Diruto, giusto per addolcire la salita. Incontriamo amici vari alla Madonnina, quindi imbocchiamo il sentiero per il Rifugio Franchetti.

A meta strada fra Madonnina e Franchetti incontriamo il Cavalier Walter con figlio, il cavalierino Ludovico. Il sunnominato cavalierino, sta esprimendo qualche sommessa protesta per la durezza del cammino. Cerco di intervenire con le buone: lo fotografo, e lo minaccio di farlo finire sul blog. Beh…non so se questo ha contribuito...ma Ludovico arriva al Franchetti: bravo!

Sosta al Franchetti. Ci prepariamo quindi e imbocchiamo il sentiero dietro al Franchetti che porta alla “Ricci”. Fausto si prepara miscelando polverine e pozioni.


Il Pontifex a 30 metri dal “Franchetti” avvista (beh…in realtà passiamo a 1 metro dalla signora) una signora assorta in meditazioni, seduta sulla pietraia: “Signora, si è smarrita?”. Naturalmente il resto della compagnia fischietta, e assume svariate posture volte a sottolineare che la vicinanza al Pontifex è puramente casuale.

Si inizia la via. Con i Cavalieri l’avevamo fatta varie volte slegati. Ma in effetti forse è bene attrezzarsi con kit da ferrata, come questa volta.
Federico, il figlio di Fausto, cammina veloce, e si destreggia bene sulla Ricci, dove procede di conserva col padre, che lo ha legato con una grossa corda da 60 metri! Infine li vedrò arrivare in cima, il padre un po’ disfatto ed il figlio soddisfatto. Beh…Federico è ora un Cavaliere a tutti gli effetti. Invece dovremmo aprire una procedura d’infrazione a carico del Cavalier Fausto, reo di aver dimenticato una corda adeguata…


La via Ricci è un gran bella via, su ambiente selvaggio, su cui si aprono squarci bellissimi sia lato Calderone che sul versante opposto.

Sulla cima dove sto stravaccato da un po’ ad aspettare, mi raggiunge un signore in t-shirt rossa e pantaloncini corti. Comincia a parlare, ha un forte accento straniero. Molto simpatico, viene da New York, vive a Roma da anni, dove era più bello vivere prima…
Temo molto l’arrivo del Pontifex.
E il Pontifex arriva. E’ molto rallegrato dalla presenza del “Mmericano”. A più riprese raggruppa tutti “Dai, facciamo le foto col “mmericano”. All’americano, che in realtà è piuttosto italiano, visto che i genitori sono campani, dice “ Beh, però co’ stà faccia mi pari più nù sioux che nù mmericano”.
P.s. Se i nostri simpatici amici della Vetta Orientale leggeranno per caso il blog, e mi autorizzeranno, pubblicherò qualche foto della cima.

Ad un certo punto il Pontifex avvista una tavoletta di cioccolato in mano ad uno dei due compagni del simpatico “americano”, che nel frattempo sono arrivati:
“E’ cioccolata quella? Dammela un po’…”
“Ahh…gradisce un pezzo di cioccolata?”
“ Mbè certo!” (risposta sottintesa: Ma che c…di domande fai?)


Il Pontifex estrae dallo zaino il suo pranzo. Suscita molto interesse un suo nuovo materiale, che viene debitamente offerto a tutti i presenti, e che i più coraggiosi accettano di assaggiare. Molto probabilmente si tratta di materiale edile, qualcuno suggerisce che sia stato comprato alla Vemac. La discussione si sviluppa. Una delle ipotesi più accreditate è che si tratti di pannelli da controsoffitto. In effetti Federico sposa appieno questa tesi, e chiede a Gabriele “del controsoffitto”. Forse però ha ragione il nostro americano che sostiene che questo materiale, seppur biasimevole-aggiungo io, è da utilizzare come base per tartine e simili. Ma è molto pericoloso se ingerito da solo!


Scendendo dal Franchetti sul sentiero mi capita quello che a noi dovrebbe capitare spesso, essendo un preciso obbligo istituzionale del Cavaliere: salvare una donzella!
Ella si è bloccata sul tratto di sentiero protetto da corrimano. E il compagno pare non disporre di mezzi per prestarle soccorso. Mi chiede aiuto. Io la vesto della mia imbracatura, gli consegno il mio kit da ferrata. Procedo all’indietro sul tratto periglioso, aziono per lei il kit da ferrata, e passo passo la…salvo! Finita l’operazione sono veramente un Cavaliere soddisfatto.

Archivio blog