sabato 19 febbraio 2011

Piz Daint 2968 m e Munt Buffalora 2630 m

    (il Piz Daint visto dal Munt Buffalora)

Ancora una gita in Svizzera, in bassa Engadina, ancora polvere (un po' meno a dire il vero) e tanto sole. L'ottimo innevamento che avevamo rilevato nel corso della gita al Piz Dora e Piz Turettas, ci hanno fatto propendere nuovamente per questa regione della vicina Svizzera, che si è rivelata con tutta la sua bellezza non appena abbiamo superato il Passo del Forno (Ofenpass) attraverso il quale si entra nella regione dell'Engadina. 
Benché la stanchezza accumulata iniziava a farsi sentire nelle gambe, ancora prima di calzare gli sci ed iniziare la gita per il Piz Daint, dopo aver osservato il vicino Munt Buffalora non abbiamo avuto dubbi: anche oggi avremmo effettuato due salite; l'occasione era troppo "ghiotta" e la bellissima giornata di sole è stato un ulteriore stimolo.
Devo dire che la bellezza dei luoghi ed i panorami straordinari sulle Alpi, mi hanno letteralmente lasciato a "bocca aperta", al punto che insieme ad Annibale abbiamo subito iniziato a fantasticare sulle possibili altre salite con gli sci che si sarebbero potute effettuare in quella zona, ammesso che le regole del Parco dell'Engadina lo avrebbero consentito. In conclusione, qui bisogna assolutamente tornare!

Relazione:
Da Tubre in Valle Venosta, dove abbiamo stabilito la nostra base, si attraversa il confine con la Svizzera, si prosegue per la Valle Monastero fino al Passo del Forno che si supera, iniziando la discesa verso l'Engadina fino a raggiungere na grande spianata che si apre sulla nostra sinistra, dove è ubicato un ampio parcheggio sulla sinistra della strada poco prima del ristorante "Buffalora" alla nostra destra.
Dal parcheggio si supera un fossato e ci sinoltra nel piano mantenendosi leggermente a sinistra (direzione sud est), puntando direttamente al tratto finale della Val Murtarol e seguendo, ora, il corso di un torrente fino ad una biforcazione. A questo punto pieghiamo decisamente a destra (direzione sud, sud ovest) ancora lungo il torrente, per poi raggiungere un altro ampio pianoro che si attraversa puntanto direttamente al crestone nord ovest del Piz Daint, che si aggira andando attaccare il meno ripido versante ovest. Si raggiunge un colle a quota 2641 m e si prosegue sulla panoramica ed ampia cresta fino a raggiungere la base della Pala sommitale del Piz Daint, dove il terreno diviene piuttosto ripido, ed in breve si perviene in vetta. 
Dopo aver effettuato la discesa per l'itinerario di salita fino al colle a quota 2641 m, abbiamo piegato in direzione ovest fino al fondo dell'ampia valle ai piedi della montagna, iniziando la risalita puntando ad un costone a nord est del Munt Buffalora, che abbiamo superato a quota 2150 m circa (o poco di più). A questo punto in direzione sud ovest si risale il pendio punteggiato da alberi isolati, fino a raggiungere un ripiano a quota 2360 m passando alla sinistra di una evidente altura arrotondata, per poi piegare a destra fino ad una sella che si supera. Mantenendosi sul lato destro della cresta, ora evidente, in breve si perviene sulla vetta del Munt Buffalora. In discesa si segue l'itinerario di salita, attraversando il bosco rado fino "all'Alp Buffalora", per poi attraversare la piana in leggera discesa fino al parcheggio.


Per le foto della gita clicca qui o sul titolo del post.   
 

venerdì 18 febbraio 2011

Piz Dora 2951 m e Piz Turettas 2958 m

Dopo che la sera precedente avevamo valuatato le diverse possibilità, materia nella quale il nostro "Annibale" si conferma un vero "condottiero", considerate anche le buone previsioni meteo, solo durante la colazione decidiamo di fare il breve viaggio nella vicina Val Monastero in Svizzera per la salita al Piz Dora, una delle più belle classiche scialpinistiche della zona. 
Per descrivere la giornata si potrebbero utilizzare una lunga serie di aggettivi, tra i quali "fantasmagorico", oppure "magnifico" e ancora "spaziale", ecc., ecc... La verità è che oggi abbiamo semplicemente goduto di luogi bellissimi, finalmente ci siamo immersi nella nostra amata polvere dall'inizio alla fine, insomma "M.C.S."  al cubo (visto che eravamo in tre). Proprio per questa ragione, avendo trovato sulla vetta una ventina di giovani  svizzeri armati di grosse tavole da polvere, mi sono affrettato a spellare  ed iniziare la discesa prima che i citati svizzeri potessero "fregarmi" il pendio che presentava solo due tracce di discesa del giorno prima. Tutto questo sotto lo sguardo perplesso di Mauro che, invece, ha sostenuto che c'era ancora molto spazio da sfruttare nonostante il passaggio dei numerosi freerider. Evidentemente Mauro non mi conosce ancora, vero Pastarella?
Viste le ottime condizioni della neve,  non ci siamo lasciati sfuggire la possibilità di effettuare una seconda salita, con conseguente discesa in powder, concatenando la gita al vicino Piz Turettas.
Per avere la conferma di quanto scrivo, basta cliccare qui o sul titolo e guardare le foto scattate durante la gita.  


Relazione:
Da Malles in Valle Venosta (dove eravamo alloggiati) ci si dirige a Tubre, si attraversa il confine con la Svizzera, si raggiunge Monastero e si risale l'omonima Valle fino a raggiungere il piccolo paesino di Tshierv. Si parcheggia l'auto nel piccolo piazzale adiacente la chiesetta a quota 1660 m, di fronte alla quale diparte un sentiero attraverso la maestosa foresta di pini cembri seguendo l'indicazione (cartello giallo) per Funtauna Grossa. In direzione sud e seguendo la segnaletica (bianco rosso) sugli alberi, si perviene all'ampia radura dove è situato il baito di Funtauna Grossa a quota 1866 m. 
Occorre evidenziare che non bisogna lasciare la traccia segnalata, anche in discesa, per evitare di danneggiare la punta degli alberelli in crescita. 
Dalla radura, in direzione sud ovest si risale ancora il bosco, ora più ripido e rado, fino a raggiungere un valloncello nel quale è ubicato un altro piccolo baito a quota 2200 m, Era de la Bescha. Ora piegando leggermente verso sinistra, pur mantenendo la direzione sud ovest, si raggiunge una marcata costola (Cap Nair a 2434 m) che si aggira a sinistra in modo da immetersi in un valloncello esposto ad est attraverso il quale si raggiunge il pendio finale, facendo attenzione ad alcuni tratti più ripidi .
Effettuata la discesa per il medesimo vallone di salita fino a quota 2400 m circa, in corrispondenza della sella dove inizia il citato valloncello, una volta ripellato si traversa l'ampio crinale in direzione sud est, fino a raggiungere un ampio ripiano dove c'è il Lago di Chazforà. Da qui in direzione sud si risalgono i pendii soprastanti attraverso i quali si perviene ad un altra spianata, caraterizzata da dossi e vallette, che si attraversa sempre in direzione sud puntando direttamente all'evidente Piz Turettas. 
Per la salita alla vetta è opportuno puntare alla dorsale est attraverso la quale si risale in cresta, mentre nel nostro caso abbiamo seguito la traccia già esistente che taglia, da ovest ad est, tutta la parte bassa della ripida parte del Turettas; scelta quest'ultima poco saggia, a mio parere...
Per la discesa si segue l'itenerario di salita.



giovedì 17 febbraio 2011

Punta di Mezzo (Mittereck) 2908 m

Prima di mercoledì 16 febbraio, ancora qualche dubbio sulle condizioni meteo  sull'arco alpino e alcuni inconvenienti tecnici, ma alla fine la saggia decisione: si parte!!  
E' così che mercoledì sera, Mauro ed il sottoscritto, raggiungiamo Annibale (già sul posto da alcuni giorni)  a Bressanone, dove ci limitiamo a trascorrere la notte e consumare la colazione al mattino seguente, per poi metterci di nuovo in viaggio fino a raggiungere l'alta Val Venosta e la Vallelunga, sempre sotto la pioggia battente e scarsa visibilità. Ciò nonostante, dopo aver individuato la località di partenza a Kapron, calziamo gli sci ed iniziamo la lunga gita fino alla vetta del Mittereck a quota 2908 m nelle alpi Venostane. 


Relazione: 
Da Kapron a quota 1700 m, in direzione sud, attraverso una strada forestale (perfettamente battuta) si risale la stretta Valle dei Buoi fino a raggiungere la Malga del Monte dei Buoi (Ochsenberger Alm) a quota 2162 m, ubicata in un'ampia conca dove, tra l'altro si trova una chiesetta dedicata a "St. Wendelin". Sempre in direzione sud si prosegue per il fondo della valle, puntanto ad una evidente strettoia superata la quale si perviene ad un ampio anfiteatro a quota 2461 m, dove c'è un crocefisso dedicato a "San Martino". Da questo punto, per  via intuitiva, attraverso una dorsale e pendii si raggiunge la vetta del Mittereck sulla quale si trova una grossa croce in metallo ed un ometto di pietre. La discesa si effettua per l'itinerario di salita, con possibili varianti.
Normalmente dalla vetta si gode di una bella vista sul Lago di Resia, ma nel nostro caso a malapena abbiamo potuto individuare il percorso di discesa rimanendo sempre sulla traccia di salita. Peccato!

Curiosità:
Una volta tornati in prossimità della Malga del Monte dei Buoi, alcuni nostri interrogativi hanno avuto puntuale risposta: a) perchè la strada forestale era battuta; b) che voleva dire uno strano cartello con scritto "stop"; c) a cosa servivano delle grosse slitte in legno che abbiamo visto trasportate fino alla malga trainate da un quad cingolato. 
Proprio davanti al cartello di "stop" erano ferme, una dietro l'altra, le quattro grosse slitte di legno tutte cariche di bambini ed un adulto al posto del "conducente". Alla mia domanda di come si riuscisse a frenare il mezzo, immaginando la discesa sulla strada battuta, uno dei "conducendi" con italiano molto stentato risponde: "niente frenare, chi frena arriva ultimo!!". E' così che sotto i nostri sguardi perplessi vediamo le quattro slitte partire verso valle in una corsa sfrenata....
Ora capiamo la ragione per la quale i campioni di slittino si chiamano "Armin Zoeggeler".

Il resto del pomeriggio lo trascorriamo, con qualche difficoltà, a trovare un alloggio in Valle Venosta per i successivi tre giorni. Solo dopo parecchie telefonate e la visita presso due centri di informazione, troviamo sistemazione presso l'hotel Grief di Malles dove, durante la cena, inizia una fitta consultazione sulle possibili gite da effettuare l'indomani.  

Per le altre foto clicca sul titolo del post

martedì 15 febbraio 2011

Domenica 13 febbraio 2011 il Cavaliere Silente aveva organizzato tutto nei minimi dettagli

Il Cavaliere Silente aveva organizzato tutto nei minimi dettagli.
Una superclassica, il Corno Grande “via Calderone”. Aveva perfino ottenuto la benedizione e la partecipazione del Pontifex. Il quale per parte sua aveva garantito il massimo impegno sulle condizioni meteo. E insomma alla fine si era pure fatto sfuggire la promessa di un meteo perfetto.
Ma alle 7.00 di domenica il Cavaliere Silente non c’era. Improrogabili impegni fisiologici lo trattenevano a casa. Anzi era trattenuto già da parecchie ore, come testimoniato da puntuali dispacci notturni che diffondeva per sms ai Cavalieri convocati.
Doveva essere successo che il Pontifex , impegnando i suoi superpoteri sul meteo, si era distratto sulla salute dei Cavalieri.
Insomma però si parte, e siamo in quattro: Cavalier Angelo, Mascherone, Pontifex e sottoscritto. Ma la distrazione del Pontifex si avverte anche sulla Teramo Mare: il nostro bar preferito è chiuso! Niente incontro con le nostre bariste predilette, le verdi vestite, allegre, scollate, dal-pontifex-preferite, e-dai-camionisti-pure, bariste della Teramo Mare.
Ripieghiamo su un bar di Villa Vomano, immerso in densi vapori di pollaio. Poi dentro va meglio, non ci sono polli, ci sono anche paste alla crema, cornetti, cappuccini, duplo, liquirizie e insomma tutto il normale corredo da bar della Val Vomano. Si corre in apnea in auto, e si riparte sollevati alla volta di Prati di Tivo.
Veloci i preparativi sul piazzale dei Prati di Tivo.
Beh, veloci i nostri. Si sa… un Pontifex non può assemblarsi in quattro e quattrotto. Infatti per un po’ il Pontifex sparisce. Ma quando riemerge alla luce non possiamo che ammirarlo: un superbo Pontifex fasciato di rosso col baffo dorato dal primo sole.
Come ogni Pontifex degno delle Sue Funzioni il nostro Pontifex è Ispettore di Fune.
Ispettore di Fune deve essere un mestiere antico, di sicuro è arcano: a noi cavalieri Egli non ha mai rivelato cosa sia. Ma una cosa l’abbiamo compresa: non paga gli impianti di risalita.
Il Pontifex incede dunque verso l’ingresso della cabinovia, con il passo che si addice ad un Pontifex/ Alto Ispettore di Fune, e chiede che si adempia la Sua Volontà (non pagare).
Ma viene respinto.
Niente paura: succede sempre.
Poi l’Ispettore si reca da solo in zona biglietteria, non sappiamo cosa faccia, comunque baccaglia spiega infine saluta già come uno di casa torna con biglietto.
Dalla Madonnina, a poco più di 2000 metri, ci avviamo verso il Franchetti seguendo le tracce sulla neve, all'incirca lungo il percorso estivo, sentiero 3.
Il Cavalier Angelo, però si avvia di più…. unico con sci, lo rivedremo sulla sella del Calderone.
C’è un bel po’ di neve. La traccia non guasta per fare il traverso del Passo delle Scalette, che insomma... richiede sempre una certa attenzione.
Arrivati al Franchetti (quota 2430) aspettiamo il Pontifex, che per tutta la salita ha salutato, benedetto, redarguito, illuminato i viandanti.
Dal Franchetti al Ghiacciaio del Calderone la traccia dobbiamo farla noi. Si punta verso sud, fino ad entrare nella conca del ghiacciaio, quindi si piega a ovest puntando su una sua ben visibile sella. E la neve sfonda ed è crostosa. Fatica per pestarla, e fatica per tirare fuori il piede incastrato…
Meno male che il paesaggio ci ripaga di tutto…

Intercettiamo il Cavalier Angelo in attesa sul ciglio del Calderone, montiamo sulla cresta, e poi tutti sulla cima.
E che sorpresa! Sulla cima c'è un party:

Qualche inquietudine serpeggia fra i Cavalieri perchè in questi casi il Pontifex chiede puntualmente di sgomberare la scena per la sua foto di cima. Ma tutto va per il meglio...Pontifex ha dimenticato la foto con croce!

Si torna quindi al Franchetti. Io e il Mascherone arriviamo un po’ prima, e ci rendiamo subito conto che sta per accadere l’inevitabile : un incontro fra il Pontifex ed un gruppo di simpatici belgi che intendono dormire per 4 notti nel locale invernale. Consci dell’eccezionalità dell’evento (non delle 4 notti... dell’incontro Pontifex/Nordeuropei !) prepariamo la troupe, e le riprese.
Il Pontifex irrompe al Franchetti, fa una decina di domande ai belgi in un linguaggio non identificato.
Poi si concentra sui lupi, in loretese i “liupe”. E spiega a gesti il concetto:



Cominciano ad accorrere molti belgi, escono dal Franchetti, ed il Pontifex proferisce un bel sermone, anche se con intermezzi animaleschi, vantando anche la sua superiorità linguistica:


E si riparte... e i belgi attoniti stanno, affacciati alla terrazza del Franchetti, a seguire con lo sguardo il Pontifex dei "liupe".

Il rientro si svolge tranquillamente: Passo delle Scalette, l'Ispettore di Fune sale con noi nella cabinovia, si riparte con l'auto del Cavalier Angelo, e infine sosta birra in un bar a valle (il Pontifex alla barista: " Mi riconosci?". La barista: "Mbeh certo, dopo decine di volte ti riconosco sì!". Il Pontifex: " Ora mi spoglio" e con fare familiare va nel retro del bar).

"LU' SANGUE SI LAGNE MA' NZARMAGNE"

CITO QUESTO DETTO POPOLARE PER COMMENTARE I RISULTATI DEL SONDAGGIO.

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