venerdì 26 agosto 2011

Torre di Toblin

Rif. Locatelli,Sasso di Sesto e Torre di Toblin
Verticalità





vetta
facile via di discesa perla via del Cappellano Hosp




In automobile, con strada a pedaggio, ci portiamo da Misurina sino al Rifugio Auronzo (m 2298). Dal grande parcheggio, affollatissimo d'estate, procediamo a piedi sulla larga strada bianca che, quasi piana, si mantiene verso destra alla base delle Tre Cime. Si passa presso una piccola cappella (Cappella degli Alpini - m 2314 – 15 minuti dalla partenza), proseguendo per un ampio ed ondulato altopiano erboso (Piani di Lavaredo), che verso sud precipita nel selvaggio Vallon di Lavaredo. Poco oltre siamo al Rifugio Lavaredo (m 2344 - circa 30 minuti dalla partenza). Sulla sinistra, in ripida ma breve salita, si stacca il segnavia n° 101 che ci conduce alla ghiaiosa Forcella Lavaredo (m 2454) dove ammiriamo le strapiombanti pareti settentrionali delle Tre Cime, in quella che forse è la più celebre visione delle Dolomiti. La stradicciola procede ora in direzione del Rifugio Locatelli, già visibile di fronte a noi. Lo raggiungiamo con pochi saliscendi in ore 1,30 circa dalla partenza transitando per ghiaioni e sfasciumi. Dal rifugio abbiamo uno splendido panorama ravvicinato non solo sulle Tre Cime ma anche sul vicinissimo Monte Paterno. Dal Locatelli (m 2405) seguiamo ora il sentiero (cartello indicante la ferrata) che in salita verso nord si avvicina alla Torre di Toblin. Al bivio saliamo sulla sinistra a guadagnare la sella compresa tra il Sasso di Sesto e la Torre stessa. Aggiriamo per intero il versante sud ovest della Torre di Toblin per mezzo di una splendida cengia orizzontale, quindi giriamo a nord sino all’attacco della via (m 2510 – ore 0,30 dal rifugio Locatelli - ore 2 dalla partenza - lapide).
Questa gita si può abbinare previa buona condizione fisica alla salita del monte Paterno m.2746.

Caratteristiche della ferrata:
La salita alla Torre di Toblin è sì una breve ferrata, non deve tuttavia essere sottovalutata per via della notevole esposizione dell’intero tracciato. La via, a forte sviluppo verticale, soprattutto nel settore superiore, sale per linea diretta sino in cima. E’ caratterizzata da molte scalette (ben 17), ma deve essere affrontata solo da chi tollera con freddezza molto vuoto sotto i piedi. Tra i pregi va sottolineata la presenza di un rifugio a poca distanza (Rif. Locatelli) e la durata nel complesso bassa dell’impresa; questo rende possibile salire la vetta anche con condizioni meteorologiche incerte. La ferrata Feldkurat Hosp è una semplice via, tecnicamente priva di difficoltà, molto adatta a chi da poco si è accostato al mondo delle vie ferrate e ha bisogno d’acquistare esperienza. L’esperto la utilizzerà come spedita discesa a valle, l’inesperto ancora privo delle capacità necessarie per affrontare la ferrata Leitern, potrà usarla come più comoda via di salita alla cima della Torre di Toblin.
descrizione:
Descrizione della ferrata:
Le prime funi metalliche permettono di scavalcare un ripido salto roccioso. Si prosegue in salita per poi procedere nell’ambito di uno stretto e angusto camino verticale dove le funi cedono il passo ad una sequenza d’esposte scalette di ferro che caratterizzeranno l’intero prosieguo della via. Salendo più in alto, sempre all’interno del camino, si passa nell’unico punto tecnicamente difficile della via: una liscia parete rocciosa sulla destra, avara di appigli, attrezzata con la sola fune metallica ben tesa. Si scavalca poi il profondo spacco e si esce dal camino traversando a sinistra con pioli e funi metalliche. Col vuoto sotto i piedi raggiungiamo l’esile pulpito da cui si affrontano le ultime scalette che appaiono d’impressionante verticalità. In forte esposizione, con grande strapiombo che precipita sotto di noi, guadagniamo direttamente la sommità (m 2617 – ore 0,45 dall’attacco – ore 2,45 dalla partenza). Da notare la vista splendida e indimenticabile sia sulle Tre Cime che su Monte Paterno.

Discesa:
Si torna alla base della Torre di Toblin con la facile via ferrata Feldkurat Hosp. L’itinerario scende attraverso gli esposti ma facili gradoni che caratterizzano la parete nordest della montagna. Le funi metalliche sono praticamente continue, tecnicamente non vi è alcuna difficoltà. Giunti al termine della breve ferrata si traversa per detriti e tracce di sentiero verso sud sino a ritornare al rifugio Locatelli (m 2405 – ore 0,45 dalla sommità della Torre di Toblin). Dal rifugio Locatelli, il sentiero di rientro ricalca quello di andata, naturalmente a ritroso. (un’altra ora e mezza in tutto).

giovedì 25 agosto 2011

Giornata a Roccamorice




Oggi riunione di numerosi Cavalieri in quel di Roccamorice.
Infatti era sparsa voce che il Cavaliere Silente sarebbe tornato, dopo anni ed anni, sulle tracce lasciate da lui stesso sulle rocce della Rocca.




A questa notizia in pochi erano riusciti a resistere alla tentazione di poter riammirare le gesta del nostro Cavaliere Silente e la sua notorietà ha varcato i confini del nostro Ordine Cavalleresco a tal punto che anche parenti ed amici non hanno voluto mancare all’appuntamento.


Le ore passano, ma del Cavaliere Silente alcuna traccia.



Cala il sole e con lui tramontano le speranze di riammirare le gesta del Cavaliere Silente!


La prossima volta non mancare, ti aspettiamo tutti!

Per le foto (reportage offerto da Sassolino) andare sulle foto dell'album di Walter.



martedì 23 agosto 2011

Ciastiel dal Crìdola

salita nella val del Crìdola

Bivacco Vaccari

Giancarlo ai preparativi

nel canalone

alla finestra della Torre Bellavista

Cengia e Castello del Crìdola

Campanile Irma,Torre Both e Crìdola

Vetta

Ste sul Dente sommitale
discesa (non facile) sul ghiaione del canalone

Ciastiel dal Cridola (m 2378)
Salita su terreno faticosamente instabile e verso la conclusione poco rassicurante ,tuttavia di semplice orientamento.
Luogo speciale che profuma di mistero. Una sorta di regno del fantastico, un diroccato maniero, protetto dalle cime circostanti, che regala impensabili scorci su vette, guglie e pareti.
I primi a mettere piede dentro il Castello furono K. Koegel e la guida J. Both il16.8.1902,seguiti l'anno successivo da N. Cozzi e nel 1904 A. Eichinger e O. Uhland, poi altri a seguire.

Da Lorenzago:
Dalla Strada nazionale 52, località fienili "Borbe", segnavia 326 (mt.1058), oppure località "Campo" sentiero █340█ (m 987), prima su strada bianca poi per comodi sentieri, ci si inoltra nell'ampia valle del Cridola, che si risale superando la copiosa sorgente fino alle ghiaie delle incombenti pareti.
Si continua in direzione della "Forcella di Tacca" , poi si prende a sinistra (direzione Est) alla q.1900 circa verso la Forca del Crìdola e in breve dopo una paretina rocciosa si arriva al Bivacco Vaccari (2050 m.).
Dal Bivacco si attacca subito il ghiaione lateralmente sovrastante,lasciando indietro le grosse pietre basali per quella più fini, fin sotto la suggestiva finestra della Torre Bellavista a dx.Ci si inerpica per il canalone che si restringe e svolta verso sx sempre più arginato dalla quinta dell'incombente Torre Cridola.
A questo punto è meglio abbandonare il solco sempre più sconvolto dalla frane e colmo di detriti,per appoggiarsi alla grande bancata di rocce detritiche sul fianco sx.Mediante una cengetta si rimontano buone roccette scalinate,un pò obliquando verso sx,come d'altronde tende lo stesso canale (1° grado).
Si raggiunge così la forcella di Torre Crìdola (2330 m.) e d'improvviso appare uno stupefacente quadro delle vette di Forni con la Cima ed il Crodòn di Giaf.
Poco prima della Forcella , proprio alla base della Torre e del suo satellite Campanile Irma, si accede verso sx al logico cengione diagonale, scartando di qua e di là le curiose merlature della cresta.
Dapprima ci si tiene a sx,sul lato del Bivacco Vaccari per una cengia di 60 m..Quando la medesima si assottiglia,in prossimità di un intagio esposto,si passa dalla parte della val di Giàf (4 m. di 1° grado,aggrappandosi con fiducia al solido roccione sulla cresta).
Quindi si prosegue verso Est di nuovo a sx delle torrette,avanzando per un'ottantina di metri lungo un'ulteriore cengia macchiata d'erba,non piana ed in giù prepititosa,ma percorribile soprattutto rasente alla roccia della linea sommitale.Si giunge così al termine della cengia, dove i contrafforti del "Castello" precipitano sui ghiaioni della Cuna con pareti a piombo esaltate da spigoli e costoloni.
Poco prima che la cengia inverta direzione,doppiando la dorsale orientale,si sale decisamente per un'erta rampa friabile,montando ad un colletto ed alla spaziosa vetta,occupata da un grande ometto di sassi.
Non resta ora che raggiungere il punto sommitale,costituito da un dente turrito.
Si traversa dunque per una cengia in direzione ovest,sul versante bivacco Vaccari;
si passa davanti ad una torretta secondaria;si raggiunge un forcellino alla base della torretta sommitale .
Si sale per una fessura , preferibilmente sporgendosi nell'esposto versante sud,superando la paretina finale di 10-15 m. (II°+).

M.Amaro 13 agosto 2011 la vittoria della determinazione di un “testardo baffone” !




Devo questo post ad un amico, che lo merita e che anzi mi da l’occasione per riaffacciarmi sul Blog, da troppo tempo a “torto trascurato”…

Tra l’altro ho visto che ne avete fatte e scritte di tutti i colori… (in verità…forse più scritte, che fatte !) ed io francamente non ho trovato mai modo di inserirmi nelle schermaglie, rimanendo silenziosamente fuori…

Tornando all’escursione, questa si è svolta sulle cime della nostra beneamata maiella e precisamente compiendo la traversata classica dal Block-Haus (Rif.Pomilio mt.1.900, veramente… da qualche tempo) a F.te Di Nunzio (mt.1.250), passando per M.Focalone (mt.2.692), Cima Pomilio (mt.2.656), Tre Portoni (mt.2.612), M.Amaro (mt.2.793), e scendendo poi per “femmina morta”, toccando “grotta canosa”, e “l’errata targa dell’Altare dello Stincone” ( lo stesso in fatti è uno sperone roccioso a quota 2.413, posto alla fine del Vallone di Taranta).

Raggiunto “fondo di femmina morta” (mt.2.440) si percorre l’ampio anfiteatro di “fondo maiella” (splendido teatro sci alpinistico in condizioni di buono e sicuro innevamento !) toccando “f.te dell’orso” (mt.1.706 con un filo d’acqua) e arrivando alla fine del sentiero, incrociando una sterrata, in prossimità di “f.te di Nunzio” (mt.1.249)

La relazione è questa, ma la notizia è che si può essere colpiti dal “solito male del secolo” … in maniera anche “molto pesante”… ed avere TESTA e GAMBE per compiere questa “sgambata” che tanto sgambata non è, con i suoi oltre 1.000 metri di dislivello complessivo ed il suo notevole sviluppo chilometrico.

Il “gesto” è stato compiuto in tempi che sicuramente non verranno ricordati da record, in quanto siamo partiti dal Pomilio alle 06:45, in vetta eravamo alle 14:00 (un’oretta di pausa) e all’auto di Rita, moglie dello stoico Valerio (questo è il nome dell’amico del cavalier Fausto) alle 16:00. E’ altrettanto vero che sicuramente questa uscita dimostra quanto la tenacia e la forza di volontà possano a volte essere la vera “medicina” per la cura di questo e di tanti altri mali !

Compagni di “avventura” sono stati tra gli altri, anche Paolo e Luca, un paio di ex colleghi e amici di una vita… con i quali si è condiviso questa splendida esperienza di vita !

domenica 21 agosto 2011

20 agosto 2011 Terminillo, Vetta Sassetelli, Monte Elefante, Monte Valloni

Quattro cime dei Reatini raggiunte in una giornata memorabile, non tanto per valore alpinistico, quanto per eventi…liturgici. Partecipanti: Il Pontifex! E senza punto esclamativo i Cavalieri Velluto, Mascherone, Simona, Polveronzola, Marco e sottoscritto.

Nessuna sa qual è la “vera” strada per andare da Pescara al Terminillo. Normalmente, seguendo il consiglio di un amico, all’andata si prende una strada, poi per il ritorno se ne segue invariabilmente un’altra, perché quelli che hai incontrato, ma anche gli amici che hai in auto, ti spiegano che hai fatto il percorso sbagliato. Naturalmente variando l’ordine dei percorsi il risultato non cambia.
All’andata : Pescara/Teramo Mare/Aquila Ovest/Antrodoco/Posta/Leonessa/Terminillo.
Al ritorno: Terminillo/Rieti/N 578 per Valle del Salto/ A24-A25 fino a Pescara
In effetti la seconda sembra migliore. Ne suggerisco una terza, che con un po’ di sterrata accorcia molto: Antrodoco/Micigliano e poi sterrata di 6/7 km che porta al Rifugio Sebastiani (da verificare lo stato del fondo, ne abbiamo percorso un breve tratto ed era fattibile).

La permanenza in auto è stata lunga. Tutti sanno che il Pontifex è una sorta di Zelig. All’andata era un giornalista di un gazzettino rionale. E intervistava il Mascherone: “ Che ne pensi della situazione italiana nel contesto socio-economico della UE?”, “Ritieni che i disordini londinesi corrispondano ad uno sfondo di autentici disagi sociali oppure siano meri atti criminali?”. E il Mascherone rispondeva!

Arrivati al Rifugio Sebastiani (1820 mt) abbiamo imboccato l’evidentissimo sentiero CAI 401, segnato in bianco-rosso, a ovest del rifugio. Il sentiero risale il pendio con una serie di zig-zag per poi piegare verso nord-ovest (destra) e portarsi sulla cresta.




E’ sempre ben segnato, evidentemente molto battuto, a tratti ripido, ma sempre agevole. Sulla sommità del Terminillo due cime di pari quota (2216): la prima che si incontra è segnata da un cippo metallico, l’altra è a due passi verso nord. Dal rifugio in 50 minuti si è in cima (ma con passo veloce anche meno).




In direzione nord-est si diparte la facile cresta che dopo circa un 1.5 km ed una ventina di minuti porta alla Vetta Sassetelli (2139).



A quel tempo il compleanno del Pontifex era trascorso da pochi giorni. I Cavalieri erano scossi dalle vicende che avevano fatto sussultare la loro Guida. Erano abbacinati e confusi dalla malvagità di Coloro che si erano scagliati contro il Sommo. Tanto confusi che avevano dimenticato che i malvagi erano loro. In una parola: erano pentiti. Avevano pertanto pensato di preparare per il Pontifex un grandioso dono. Con devozione ed alacre operosità si erano messi al lavoro. In pratica un ravvedimento operoso.
E sulla Vetta Sassetelli una processione di trepidi Cavalieri aveva offerto il dono all’intrepido Pontifex. Il quale non aveva esitato un nanosecondo ad accettarlo, indossarlo, esibirlo e sbandierarlo.



Attoniti stavano i passanti sulla cima, affrettandosi a fotografare quella che immaginavano dovesse essere un raro momento liturgico di una rara-speriamo non pericolosa- setta.



Il Pontifex, istantaneamente calato nei nuovi panni, come ci fosse nato:




Pregava


Ci Benediceva
Benediceva i Passanti
Benediceva un Cane (il Cane neo-cavaliere di Polveronzola)
Poi lo redarguiva
Parlava alle formiche
Faceva una battuta al Suo Datore di Lavoro





Il Mascherone si distrae un po’ dagli eventi prodigiosi perché ammira molto il suo nuovo copricapo: Tanto che si fotografa da solo:

Si torna quindi al Rifugio per la via di salita: obiettivo il Monte Valloni e l’Elefante.

La via normale per il Monte Elefante vorrebbe che dal rifugio si prendesse la sterrata che parte verso est, a partire dal secondo tornante verso nord della strada, per arrivare in cima dopo 1500 mt di sentiero. Noi abbiamo fatto diversamente. Riprendendo la strada verso il Terminillo (a destra uscendo dal piazzale del rifugio) si incontra dopo poche centinaia di metri, sulla sinistra, la già citata sterrata per Micigliano, la si percorre per un chilometro circa, e ci si trova sotto una breve e agevole cresta che in circa 200 metri di dislivello e non più di 500 metri di percorso porta alla cima del Valloni (2004).
In 10 minuti, andando verso nord sulla larga cresta che li congiunge si è sulla cima del Monte Elefante.
Sulla cima del Valloni un bellissimo carosello di alianti, che evidentemente da sud venivano a prendere le correnti ascensionali a nord del Monte Valloni e ci volteggiavano sopra in 4, 5 e fino a 7! Il Pontifex ascende tranquillamente alla nuova cima



Tornati a valle per la birra rituale Il Pontifex entra solennemente in un bar





Ci scusiamo per la cattiva qualità dell’audio (dovuta anche al traffico impazzito per l’Apparizione, ed ai clacson . Beh…veramente uno solo) e sottotitoliamo le storiche parole del Sommo al fortunato Barista : “Sono la Massima Autorità, attenzione! Sono il Pontifex”.
Nel bar il Pontifex ha fatto la sua ordinazione



ha abbracciato donzelle ma poi si è anche concesso alle sollecitazioni di genitori rapiti dal Sacro Evento ed ha benedetto e abbracciato bambini



e infine in un rito che si ripete da sempre ha solennemente mangiato patatine fritte.


Archivio blog