mercoledì 1 febbraio 2012

Tiziano Cantalamessa

Non mi sono sentito di intervenire sul primo post di Gabriele, ma dopo questo ulteriore post non riesco a farne a meno.
Premetto che sono felice del riconoscimento a Andrea Di Donato. Al di là della grande simpatia, e delle acclarate ed eccezionali doti alpinistiche, lo abbiamo conosciuto come guida saggia, equilibrata e prudente.
Ora vengo a Tiziano.
Non è facile fare breccia nella muraglia di memorie che dimenticano, di ritratti che ritraggono solo il bello e il buono, e solo ciò che il tempo ha decantato e angelicato…insomma nella muraglia che ogni vivo erige a mausoleo per ogni proprio morto.
E poi Tiziano di certo non era privo di doti umane, e di eccezionali doti alpinistiche.

Io però di Tiziano ho fisse in testa tre scene.


Scena prima. Io, il Grande Assente, suo cognato e un altro amico stiamo partecipando ad un corso di alpinismo invernale condotto da Tiziano. Il tempo non è buono. Nevischio, vento…Come in tutte le uscite del suo corso Tiziano ed il suo assistente formano le coppie di cordata facendo abbinamenti “random” fra allievi . Tutti gli allievi al corso di Tiziano, e sono sempre troppi, su gran parte della parete si trovano soli, senza alcuna guida, e senza nessuna esperienza. Ai passaggi più delicati grovigli di corde e cordate, e panico. E’ un flash…credo fossimo al Corvo. Ma era ogni volta così.


Scena seconda. Zona Vettore, dobbiamo attaccare la Nord della Cima di Lago (Vettore). Molta neve fresca. Nella roulette degli abbinamenti sono capitato con un tipo grasso e grosso, che sprofonda nella neve 30 cm più di me. Le condizioni della neve sembrano proibitive anche a noi dilettanti. Traversando i pendi in 15… sudiamo a freddo. Quella parete non l’affrontiamo perché Tiziano riconosce che le condizioni della neve non lo permettono. Ma quello che ho impresso di quella giornata è che in testa Tiziano non è in cordata con allievi ma con suoi amici esperti… come sempre.


Scena terza. E’ il 26 aprile del 1998. Sono passate da poco le 14. Maurizio e Stefano Di Emidio (41 e 38 anni) e Massimo Cricchi (42 anni) stanno precipitando lungo il Paretone, travolti da una slavina. Li troveranno letteralmente a pezzi gli uomini del Soccorso Alpino. Il rischio valanghe era “marcato 3”: accumuli di neve fresca si erano depositati su strati ghiacciati; Maurizio, Stefano e Massimo erano in parete alle due di pomeriggio, la temperatura era di 20 gradi. Formavano una cordata autonoma e stavano partecipando al corso avanzato di Alpinismo Invernale di Tiziano Cantalamessa. Tiziano e altri li precedevano sul Paretone. Io, col Grande Assente e gli altri amici, ne avevamo abbastanza già del corso base (beh…in verità il Grande Assente partecipò anche alla prima uscita del corso avanzato), ma quei ragazzi li avevamo visti fra gli allievi di Tiziano.

5 commenti:

Il Pier ha detto...

Non conosco Tiziano e le sue capacità alpinistiche,ma ti posso assicurare che anche da queste parti ce una grande quantità di persone che viene acclamata come bravissimi ma poi nella realtà sono una manica d'incoscenti.......

pastarella? ha detto...

chi non risica non rosica ...

in queste attività la tragedia è sempre al seguito, come la nostra ombra, la grande differenza la fa la percezione del contesto ...

il fatto di essere performante non significa necessariamente di essere "saggio" o capace di insegnare, anzi spesso chi sa di essere "forte" è avaro ... è la vita.

Il Pier ha detto...

sante parole....

Fausto2000 ha detto...

Giudizi ed espressioni oltre che i fatti reali narrati, contribuiscono a smussare miti, a rendere più umane e vere le persone, con i loro pregi e difetti.
Non da meno risultano, soprattutto, contributo utile a cercare di non ripetere errori e atteggiamenti che per coloro che frequentano la montagna, spesso possono risultare decisivi in negativo !

Silvio ha detto...

“Il fatto di essere performante non significa necessariamente di essere "saggio" o capace di insegnare”…il problema però è tutto qui. Un conto è fare Alpinismo, un altro è essere Guide. Una Guida è un professionista che, conducendo clienti su percorsi in cui si mette in gioco anche la sopravvivenza, non può non attenersi ad una deontologia severissima. Ed in verità tutte le guide che ho conosciuto vi si attenevano. Eccetto una.

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